È ora disponibile su RaiPlay l’intera stagione della fiction La strada di casa per la regia di Riccardo Donna, terminata lo scorso giovedì, in anticipo rispetto alla scansione settimanale, forse per lasciare spazio, ahinoi, ai palinsesti natalizi. Il titolo non brilla per originalità. La strada verso casa è anche il sottotitolo del film (Lion) di Garth Davis che abbiamo visto lo scorso anno. Di cinque anni fa è il film di Samuele Rossi, con lo stesso titolo. Dell’anno scorso anche la serie animata di RaiGulp, Bu-Bum – La strada verso casa. D’altra parte, quasi tutte le narrazioni, in fondo, in modo più o meno simbolico, rappresentano un ritorno a se stessi, dopo avventure reali o dell’anima, immaginarie, immaginate.
Qui il protagonista, Fausto Morra (Alessio Boni), si risveglia dopo un coma di cinque anni, in seguito ad un incidente, e scopre, drammaticamente, entro la seconda puntata, di non essere stato insostituibile nella vita dei suoi famigliari. Solo l’amante, Veronica, (Christiane Filangieri) gli è rimasta fedele nell’attesa. La moglie Gloria e l’amico Michele (Lucrezia Lante Della Rovere e Thomas Trabacchi) si sono innamorati tra loro; il figlio primogenito Lorenzo (Eugenio Franceschini) si è sostituito nell’azienda agricola del padre trasformandola in una grande coltivazione biologica: il bestiame di prima non c’è più, venduto, mentre Gloria, senza la presenza del marito, si è finalmente laureata e gestisce un locale raffinato per eventi nella cascina di famiglia. La figlia di mezzo, Milena (Benedetta Cimatti), la preferita, è fidanzata con uno straniero (di colore, per di più) e sta organizzando il suo trasferimento addirittura in Canada. L’ultima figlia, Viola, era una bambina cinque anni prima ed ora è una studentessa furba e distratta. È l’unica libera da rancori nei confronti di Fausto e forse lui riesce, solo con lei, a cominciare una relazione genitoriale nuova. Con lei e con Martino, il figlio più piccolo che non conosce, nato dall’ultima notte d’amore con la moglie.
Di tutti i tradimenti, però, il più intollerabile è quello della coscienza, che ha cancellato proprio gli ultimi giorni prima dell’incidente, ma che provoca lampi di memoria simili ad incubi. La pioggia battente, un cadavere sul terreno, una vanga, una buca scavata da Fausto stesso. E sangue. Ogni tanto a queste immagini, sempre le stesse, si aggiunge un dettaglio per lui, e per noi, un po’ come ne Le regole del delitto perfetto, la serie tv targata Netflix, in cui si ripetono ossessivamente le scene passate connesse a un omicidio. Qui i personaggi però sono cinque, e la ricostruzione del seppellimento viene rievocata a più voci; Fausto deve fare i conti con fantasmi che compaiono a lui solo, che vengono mostrati a noi, piano piano, per tenere desta l’attenzione.
L’intreccio psicologico della fiction è in effetti alquanto serrato, e forse questo è il motivo del suo successo, dei cinque milioni e mezzo di spettatori a episodio. Ma c’è anche il fascino di Alessio Boni, che per la seconda volta recita il ruolo del padre autoritario, dopo la precedente fiction Di padre in figlia, andata in onda la primavera scorsa. Ne La strada di casa però Boni è un personaggio più tormentato, vittima di un senso di colpa terribile perché gli eventi scatenanti sono avvolti nella nebbia, perché è forte la rimozione ma non abbastanza.
Ernesto Baldoni (Sergio Rubini), prima amico di Fausto, è diventato il suo persecutore. Ha speso gli ultimi cinque anni indagando sull’assassinio che Fausto avrebbe commesso e che noi sappiamo impossibile, aspettando, dall’inizio alla fine, che la situazione si ribalti e che la verità finalmente trionfi. Purtroppo, qui Rubini parte bene ma scivola, come spesso succede, nel ruolo di macchietta che gli hanno o si è cucito addosso, con il quale fa spesso la spalla ad altri attori. Michele (Thomas Trabacchi), amico e collaboratore di Fausto, è colui che prende il suo posto, nel letto della moglie e nel cuore dei figli come padre sostitutivo. Ci piace Trabacchi, che abbiamo visto recentemente in Nico, 1988 e spesso in tv, nella serie Non uccidere, per esempio. Chissà perché non è quasi mai protagonista di niente! Chissà perché è quasi sempre secondo a qualcun altro! Francesca Comencini lo ha valorizzato recentemente in Amori che non sanno stare al mondo, finalmente!
Come tutti, Michele ha una relazione difficile con Fausto, che non si affida a nessuno, neppure alla psichiatra (Magdalena Grochowska); le confidenze sono sempre trattenute, e si interrompono bruscamente quando si arriva vicini al nucleo del trauma. Ma così dev’essere per aggiungere mistero e mantenere alta la tensione. Proprio per questo, avremmo preferito uno svelamento più graduale e una conclusione meno banalmente scenografica. La narrazione, costruita sull’ambiguità dei rapporti tra le persone e con se stessi, meritava di chiudersi senza scontri tra buoni e cattivi, inseguimenti, derive poliziesche. Il fascino della fiction consiste infatti proprio nei personaggi e nelle situazioni che, come nella vita, non contemplano innocenza.
Insomma, La strada di casa appassiona gli amanti delle serie italiane, che sono decisamente migliorate rispetto al passato. Peccato, scivolare così proprio verso la fine!