The Imitation Game è un film del 2014 diretto da Morten Tyldum, con protagonista Benedict Cumberbatch nei panni del matematico e crittoanalista Alan Turing.
La pellicola è l’adattamento cinematografico della biografia Alan Turing. Una biografia (Alan Turing: The Enigma), pubblicata dopo l’uscita del film anche col titolo Alan Turing. Storia di un enigma, scritta da Andrew Hodges nel 1983. Lo script del film, inserito nel 2011 nella Black List delle migliori sceneggiature non prodotte a Hollywood, è stato comprato dalla The Weinstein Company per 7 milioni di dollari allo European Film Market del Festival internazionale del cinema di Berlino. Il film prende il nome dal test di Turing, cioè un criterio per determinare se una macchina sia in grado di pensare, che fu pubblicato da Turing nell’articolo Computing machinery and intelligence, apparso nel 1950 sulla rivista Mind. Nell’articolo Turing prende spunto da un gioco, chiamato “gioco dell’imitazione“. Nel film Alan parla di questo gioco al poliziotto che, in commissariato, lo sta interrogando in quanto accusato di omosessualità.
La trama di The Imitation game
Durante i giorni più oscuri della seconda guerra mondiale, il matematico inglese ed esperto di logica Alan Turing presta il suo aiuto nel decifrare il codice segreto nazista Enigma. In una disperata lotta contro il tempo, Turing opera con la sua squadra di collaboratori a Bletchey Park, il centro top secret di criptoanalisi del Regno Unito, e il suo contributo sarà essenziale per accelerare la fine del conflitto e salvare migliaia di vite.
La recensione di Taxi Drivers (Domiziana Ferrari)
La complessità di Enigma ha sedotto il cinema solo in tempi recenti, prima con U-571 (2000) di Jonathan Mostow, dove l’esercito americano tentava di recuperare il marchingegno da un sommergibile tedesco, poi nel più analitico Enigma del 2001 di Michael Apted, che snocciolava i segreti di Bletchley Park, dove un gruppo di scienziati stava lavorando alla risoluzione del codice della macchina nazista. All’ombra di tutti gli altri componenti del team c’era Alan Turing, che aveva nel film la sua prima, seppur debole, menzione cinematografica. Ci pensa adesso The imitation game a rispolverare la figura di un genio eroico, che col suo contribuito riuscì ad abbreviare la guerra di quasi due anni e a salvare la vita di milioni di persone, nonché a dar vita all’antesignano dei nostri più moderni computer.
Turing è la rappresentazione in carne e ossa di quel “gioco imitativo”, di quell’enigma che tutto il film porta avanti: accanto alla clandestinità di una ricerca fatti di sacrifici e segretezza c’è quella di Turing stesso, costretto a farsi martire di una società ottusa e ristretta, che non sa decifrare e risolvere come i suoi cruciverba da sei minuti. Gettato in pasto al perbenismo con l’accusa di omosessualità, Turing sceglie prima la castrazione chimica anziché che il carcere, poi la più dolorosa delle soluzioni, suicidandosi a soli 41 anni, colpevole di non essere riuscito a domare quella fragilità, controparte ingombrante del suo talentuoso genio.
Rifiutando la linearità classica, The Imitation Game alterna fluidamente passato e presente, costruendo un racconto pulito e preciso. Niente virtuosismi per la macchina da presa, che serve l’inquadratura alla bravura di Benedict Cumberbatch, magistrale interprete di un protagonista goffo e timoroso nelle relazioni con gli altri, ma spiazzante nella passionalità viva e piena del suo lavoro.
Il film è ora disponibile su Netflix.