Esilarante, frizzante, ma anche dolce fino a diventare in alcuni punti persino commovente, The disaster artist, il nuovo lavoro di James Franco presentato in anteprima al Torino Film Festival nella sezione After Hours e, a testimoniarne il pregio e l’ottima riuscita, sonoramente applaudito sia alla proiezione stampa che a quella per il pubblico.
Il brillante, malizioso e ormai ultracollaudato attore-regista statunitense, questa volta si diverte palesemente e diverte amabilmente lo spettatore, ispirandosi all’omonimo libro scritto da Greg Sestero e mettendo in scena la storia di Tommy Wiseau, che, nei primi anni duemila, dopo aver fallito qualsiasi tentativo di ottenere un minimo riconoscimento come attore, ha scelto di dilapidare gran parte del suo patrimonio (sembra abbia speso addirittura intorno ai sei milioni di dollari) per produrre, scrivere, dirigere e interpretare il suo film, dando alla luce un prodotto tragicomico, esasperato sino al ridicolo, dal titolo The room, che è stato definito uno dei film più brutti della storia, peraltro divenuto più tardi un cult.
Avvalendosi per quanto riguarda il cast, del fratello Dave (coprotagonista sia nel film che in quello di Wiseau in esso rappresentato), dello storico collaboratore Seth Rogen, sempre in parte anche se marginale, e di un cospicuo insieme di comparse d’eccezione che comprende Sharon Stone, Jane Fonda, Melanie Griffith, Brian Cranston, Franco confeziona un prodotto davvero divertentissimo e piacevole da guardare, che, al di là dell’ottimo contributo apportato dagli altri attori, vede ancora una volta la sua verve e il suo estro come talento e merito principale dell’efficacia del film. Lo scanzonato autore riesce abilmente a costruire, attraverso una messa in scena particolarmente accurata, un personaggio estremamente credibile nel suo essere assurdo e a renderlo contemporaneamente umano e autentico, impresa non facile date le prerogative stravaganti e ridicole dell’uomo che racconta. Sembra veramente un ruolo confezionato su misura per lui, che regala decisamente una delle sue migliori interpretazioni, quello di questo individuo grottesco fin dall’aspetto fisico e dal look appariscente, che comunica insieme alle sue movenze, parole e risate, un’euforia e un entusiasmo incontrollati ed enfatizzati sino all’eccesso, tanto da suscitare empatia e imbarazzo nei confronti delle sue stravaganze, sino a condividerne la fragilità, l’ingenuità e il romanticismo. Wiseau in fin dei conti è un sognatore ingenuo e infantile che, oltre a far sorridere, trasmette ora tenerezza, ora compassione nelle sue convinzioni assolutamente prive di critica.
Ben delineata e caratterizzata, inoltre, così da produrre anche dei momenti toccanti, la dinamica relazionale che si sviluppa tra Wiseau e il suo amico Greg, il quale nonostante sia cosciente dell’assurdità della maggior parte delle sue idee e pretese, rimane al suo fianco e lo incoraggia con affetto nei pochi momenti di lucidità in cui si rende conto di non avere alcun talento, di non poter piacere a nessuno e di essere “una barzelletta”, accompagnandolo nelle sue peripezie sino alla fine (pare che ancora lavorino insieme). Aspetto che contribuisce a rendere il regista ancora più eccentrico è il mistero mai risolto sulla sua reale identità, provenienza ed età, che ancora oggi rimangono sconosciute.
Nel saluto in forma di video registrato, inviato a Torino per sostituirlo, data l’impossibilità ad essere presente personalmente, James Franco palesa il suo essersi appassionato alla storia di Wiseau, dichiarando di aver fatto questo film perché sarebbe stato folle non farlo, nonostante esso sia comunque un film folle. Non stupirebbe affatto che questa commedia riuscitissima si portasse a casa più di una nomination agli Oscar e, nel caso, sarebbero assolutamente meritate. L’uscita nelle sale italiane è prevista per Gennaio 2018.