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Il vangelo secondo Mattei di Antonio Andrisani e Pascal Zullino: forse è giunto il momento di ‘seppellire’ Pier Paolo Pasolini

Il film di Andrisani e Zullino non è ‘solo’ uno sberleffo iconoclasta (che comunque non sarebbe poco), ma in esso vi è ‘un’idea di cinema’ che va assolutamente colta. E in un panorama asfittico come il nostro, in cui, invece, domina la logorata logica del ‘cinema di idee’, ciò rappresenta una preziosissima ventata di aria fresca

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Dunque: Pasolini e il petrolio (manco a dirlo); Enrico Mattei; Matera, la città dei sassi e dei cristi (poveri?); lo splendido, suggestivo cameo di Enrique Irazoqui (il Cristo del ’64); Flavio Bucci, un fuoriclasse che può fare quello che vuole, anche stare in silenzio per novanta minuti davanti alla macchina da presa: sarebbe comunque un momento di grande cinema, incommensurabile rispetto all’acquiescenza della produzione italiana contemporanea; e infine, il che non guasta, una pennellata qua e là di grottesco, che ricorda – non è una critica, ma un’osservazione – un po’ (soprattutto per la sequenza d’apertura) il tono pungente dei Ciprì e Maresco degli anni ’90.

Antonio Andrisani e Pascal Zullino scelgono di auto sgambettarsi continuamente (e per ciò meritano un plauso aggiuntivo), denunciando, testimoniando, portando all’attenzione la situazione di una Storia che si ripete, in una sorta di esecrabile eterno ritorno duro a cessare. Al tempo stesso, però, si sottopongono deliberatamente ed eroicamente al supplizio di un’ironia (quasi impietosa) che mina continuamente la narrazione, deformandola, e impedendo che il loro Il Vangelo secondo Mattei diventi un altro retorico documento, destinato a rimpinguare la folta schiera di operette (pur utili) da archiviare nella rimessa del piagnisteo di sinistra. Il vangelo è un film che non esita a sparigliare le carte in tavola, evitando, così, di farsi ghettizzare in un genere: anzi, piuttosto arditamente, preferisce fagocitare tutti quei caratteri che avrebbero potuto fornirgli una precisa connotazione, grazie a un’iperbolica rielaborazione dei cliché che gli consente di svincolarsi dai prevedibili giudizi di qualche critico-scrivano, il quale, probabilmente, non aspettava altro che esprimere il proprio parere non richiesto.

Quando Mimmo Calopresti mostra il palloncino riempito con l’ossigeno dei polmoni di Pasolini, che poi distrattamente, gaiamente e ‘oltraggiosamente’ fa scoppiare, assistiamo alla dissacrazione di un insopportabile reliquario, che davvero merita un’ovazione. Come spesso afferma il collega filosofo Stefano Valente, dobbiamo, finalmente, “trovare il modo di seppellire Pasolini”, nel senso che è forse giunto il momento di approcciarsi al passato, come lo stesso regista e poeta aveva chiaramente affermato nell’illuminante saggio Empirismo Eretico, a partire dalla morte. Il cinema è montaggio, e il montaggio si dà solo in quanto modalità di espressione di ciò che è stato definitivamente consegnato alla Storia; se così non fosse, dovremmo, sempre seguendo le indicazioni di quel testo, produrci in un infinito, e in definitiva assolutamente non significativo, piano sequenza, che è, evidentemente, anche la sciagurata tendenza della nostra contemporaneità, la quale, nell’illusione di poter compiere una mappatura paranoica di tutto l’esistente, non esita a registrare ossessivamente qualunque cosa capiti nello spettro del visibile: il risultato è un esponenziale e inutile aumento dei dati da elaborare. Si tratta, invece, di trasfigurare l’ordine simbolico affinché affiorino nuove ed entusiasmanti figure dell’Essere.

Ora tutto ciò, che costituisce certamente una riflessione autonoma dello scrivente, è presente ne Il vangelo secondo Mattei in forma spettrale, ovvero come fuori campo ‘assoluto’ che, però, insiste e che, senza dubbio, attraversa lo spettatore, il quale, un po’ frastornato dalle varie trovate dei due registi, non può mancare di sentire il bisogno di riposizionarsi all’interno di un immaginario stantio, che necessita di una viva riforma. Ma dobbiamo assolutamente evitare di cadere nell’errore di credere che il film di Andrisani e Zullino sia ‘solo’ uno sberleffo iconoclasta (che comunque non sarebbe poco), ma cogliere ‘l’idea di cinema’ che lo informa. E in un panorama asfittico come il nostro, in cui, invece, domina la logorata e avvilente logica del ‘cinema di idee’, questo nuovo Vangelo è una boccata di aria fresca che, sebbene non ci meriteremmo, è quanto mai gradita.

Il vangelo secondo Mattei è un film indipendente che, con una distribuzione non convenzionale, circolerà (speriamo a lungo) nelle sale del nostro paese in cerca di un pubblico che sappia apprezzarlo. Informatevi, allora, trovatelo e, se riuscite, godetevelo.

  • Anno: 2017
  • Durata: 90'
  • Distribuzione: Moovioole
  • Genere: Commedia
  • Nazionalita: Italia
  • Regia: Antonio Andrisani, Pascal Zullino
  • Data di uscita: 26-October-2017

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