Mistero a Crooked House del regista francese Gilles Paquet-Brenner è tratto dal romanzo È un problema della celeberrima romanziera Agata Christie e già dalla fonte letteraria viene definito il perimetro del contenuto della pellicola: una classica trama con l’investigatore privato che si aggira in un ambiente chiuso per trovare l’assassino.
Siamo nell’Inghilterra alla fine degli cinquanta, dove in una ricca famiglia dell’alta borghesia viene trovato avvelenato il vecchio patriarca di origine greca Aristides Leonides. La nipote Sophia (Stefanie Martini) ingaggia un investigatore privato Charles Hayward (Max Irons) con cui ha avuto una storia sentimentale quando i due erano a il Cairo e il ragazzo faceva parte del corpo diplomatico. Si scopre che Charles è figlio di un famoso poliziotto di Scotland Yard, morto nell’adempimento del suo dovere, e che si è dimesso proprio dopo che Sophia è tornata in famiglia lasciandolo senza spiegazioni. Charles, su suggerimento dell’ispettore capo della polizia Taverner (Terence Stamp), amico del padre, lo invita a indagare in modo discreto.
Mistero a Crooked House mette in scena le dinamiche familiari pieni di odi e rancori tra i vari componenti della famiglia: i due fratelli e le loro mogli, la zia Lady Edith (Glenn Close), il fratello minore e la sorellina di Sophia, la tata, il tutore dei ragazzi e la seconda moglie di Leonides, prima sospettata dell’omicidio. In un svolgimento lineare la pellicola avanza in modo lineare e divisa in due parti: nella prima abbiamo la presentazione dei vari personaggi, nella seconda – quando interviene direttamente la polizia – le varie ipotesi investigative che terminano con la risoluzione dell’enigma in modo alquanto improvviso.
Co-sceneggiato dal premio Oscar Julian Fellowes per Gosford Park di Robert Altman (insieme al regista), la trama è abbastanza scontata e piena di cliché (e anche di poco interesse), mentre la raffigurazione dell’ambiente sociale e la relativa contrapposizione tra i componenti della classe ricca e quella povera, pur essendo la parte più interessante della pellicola, non va mai fino in fondo come nell’opera più famosa di Altman. Se la ricostruzione d’epoca si avvale di scenografie e costumi di un certo fascino, così come la fotografia che gioca sulle luci e le ombre, in particolare sui primi piani dei vari personaggi, come a voler sottolineare visivamente le ambiguità in cui s’immergono i protagonisti, la regia di Gilles Paquet-Brenner è alquanto piatta, quasi da film televisivo da seconda serata.
Alla fine Mistero a Crooked House è un giallo dal sapore vintage, un cinema anni Ottanta fuori tempo massimo, con un cast di attori di fama alla fine della carriera (Terence Stamp e Glenn Close) che affiancano un gruppo di giovani attori alle loro prime esperienze. Una pellicola che non scuote e non riesce a stupire con una chiusura brusca, quasi un “taglio” netto della visione per lo spettatore, che depotenzia il momento clou dell’intera storia.