Il mondo poetico di questo grande artista giapponese della meta del XVIII° secolo si coniuga nella realizzazione di immagini eleganti e raffinate che si concentrano in una serie di temi specifici che sono simboli e icone del suo tempo. La caratteristica principale del suo linguaggio, fatto di linee sinuose e larghe campiture di colore, persegue il superamento della semplicità della natura per arrivare a una sublimazione della stessa in forme che divengono archetipi universali di bellezza.
La ricerca della perfezione formale avviene soprattutto nelle figure femminili che sono parte integrante della grande produzione giapponese. Le donne di Hokusai, di Keisai Eisen e gli altri suoi allievi, sono essenzialmente gheishe e donne delle case di piacere. La postura spesso contorta e inarcata di queste fanciulle dai volti marcatamente allungati e dagli occhi a mandorla, favorisce la messa in evidenza dell’abito, una serie di kimono ricchi di colore e fantasie decorative. Sullo sfondo del quadro compaiono, come francobolli, delle scenette che suggeriscono luoghi e immagini, come cartoline illustrate e memorie del luogo in cui l’opera è stata collocata.
L’importanza della moda ai tempi di Hokusai è evidenziata da queste immagini che sono citazioni di stoffe e costumi tutte da copiare e suggestioni d’eleganza tutte da vivere.
Scene di natura, di fonti, di paesaggio sono un’altra ricca fonte di ispirazione tipica della cultura giapponese. Tra tutti da ricordare la magnifica e notissima onda con i riccioli di schiuma che si ergono come un cavallo rampante e che divengono un pretesto decorativo che ha influenzato la pittura successiva e in particolare l’Art Nouveau. Da non dimenticare inoltre, una grande sezione dedicata al Monte Fujiyama, semplice e assoluto nelle sue nevi perenni e talvolta avvolto in nebbie colorate. Una montagna importante e fortemente simbolica per il mondo giapponese alle falde della quale avvenivano particolari incontri rituali riportati anche dall’artista.
Molte di queste opere sono delle incisioni e xilografie riprodotte in più esemplari, ma una sezione è dedicata ai dipinti originali e che si caratterizzano per una particolare delicatezza cromatica e tinte essenzialmente tonali.
La pagina pittorica dedicata all’erotismo è particolarmente interessante per la limpidezza delle scene narrate e una certa purezza e nel contempo crudezza d’immagine anche nel raccontare particolari molto spinti come l’amplesso di una giovane donna con un polipo. Proprio gli animali è dedicata una piccola sezione nella quale spicca l ‘immagine colorata di un gallo di grande potenza espressiva e ricchezza cromatica.
La figura emblematica di questo artista che si colloca nella metà del Settecento ci fa capire anche l’interesse della cultura occidentale per il mondo giapponese e per la sua cultura varia e molteplici nei soggetti, tanto che molti mobili, parati e oggettistica ispirati alle cosiddette chinoiserie furono molto apprezzati e variamente riprodotti.

La mostra dell’Ara Pacis di Roma mette in evidenza una realtà culturale ricca e complessa che è quella del Giappone tra la metà del Settecento e L’Ottocento.
Esposta la produzione del Maestro e quella di alcuni tra gli artisti che hanno seguito le sue orme dando vita a nuove linee, forme ed equilibri di colore all’interno dei classici filoni dell’ukiyoe (immagini del Mondo Fluttuante). Tra i suoi allievi ci sono Hokuba, Hokkei (1790-1850), Hokumei (1786-1868) che segnano la generazione successiva di artisti, insieme a Keisai Eisen (1790-1848), artista da lui influenzato, che ha determinato gli sviluppi delle immagini delle bellezze femminili e paesaggio degli anni 1810-1830.
L’opera di Katsushika Hokusai (1760-1849) ci consegna dunque un mondo ricco e vivace, pieno di cultura e ironia, tra di essi scene e personaggi curiosi come i Manga che arriveranno, in versione moderna, fino ai nostri giorni.
La Mostra, promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali con il supporto dell’Ambasciata Giapponese e organizzata da MondoMostre Skira e Zètema Progetto Cultura e curata da Rossella Menegazzo, si compone di circa 200 opere (con una rotazione per motivi conservativi legati alla fragilità delle xilografie policrome) provenienti dal Chiba City Museum of Art e da Uragami Mitsuru Collection e Kawasaki Isagono Sato Museum, oltre che dal Museo d’Arte Orientale Edoardo Chiossone di Genova.
Fino al 14 gennaio 2018.