Stephen King è l’autore del brivido per eccellenza, quello, insomma, che inventa storie talmente surreali e suggestive da divenire ben presto parte dell’immaginario collettivo. Le emozioni che fuoriescono dalle sue parole immortalate su carta sono state il trampolino di lancio per numerosi registi che si sono cimentati con acrobatiche trasposizioni cinematografiche e televisive. IT, naturalmente, non è solo una di queste, ma una di quelle meglio riuscite che ha cambiato inesorabilmente il modo di concepire il rapporto tra gli umani e la cosa, sebbene non quella carpenteriana, non proprio.
Nella miniserie televisiva del 1990, infatti, Tim Cury prestava volto e corpo a un’entità malefica e mutaforma che riusciva a percepire le paure delle proprie prede per assumerne l’aspetto e poi cibarsene. E così, da quel momento, IT venne associato a Pennywise, un clown ballerino e perverso che offriva alle vittime palloncini rossi per intrappolarli nella sua morsa omicida. I prescelti erano ovviamente i bambini, creature dalla carne tenera e dal cuore puro che non riuscivano a resistere ai trucchi del predatore. E il suo gioco ha continuato incessantemente finché un gruppo di ragazzini del posto, davanti alla consapevolezza del rischio che l’intera popolazione stava correndo, ha deciso di combatterlo e sconfiggerlo. Forse.
Il libro originale, però, offre molto più di questo semplice scheletro. Parla del senso di amicizia, delle difficoltà di adattamento, delle insicurezze adolescenziali, di problemi familiari e di altre questioni difficilmente etichettabili. Perché King è un autore poliglotta, eclettico e camaleontico che indaga questioni importanti sotto una superficie apparentemente calma. Proprio per questo, Andres Muschietti – già noto al pubblico di genere per aver diretto il riuscito prodotto orrorifico La madre – attua un’operazione di adattamento differente da quella precedente. Prende l’opera originale, seleziona chirurgicamente gli eventi chiave e li rimescola in modo nuovo e inusuale. Esplora i meccanismi di comunicazione della generazione degli anni ’50, fatta di walkie-talkie, radioline e pattini a rotelle ma anche di corse in bicicletta, bagni nel fiume e irruzioni in case abbandonate.
Alla soglia dell’età adulta, la banda di Muschietti si ritrova a dover fronteggiare non soltanto le prime cotte ma anche quella cosa indefinita, IT, che corrisponde alla malvagità del mondo, alla sua indifferenza, alla sua esplosiva perversione. E quindi, nessun bambino è mai davvero pronto ad accettare di averla dentro le mura di casa, nei propri sogni, nelle proprie, inconsapevoli, azioni quotidiane. Ma il nuovo Pennywise, interpretato da un ipnotico Bill Skarsgard, non è Freddie Krueger: la notte si limita a minacciare i ragazzi ma preferisce attaccarli in pieno giorno, attirandoli verso l’ignoto. Abile intrattenitore e giocoliere, Muschetti plasma la sua creatura come un vero e proprio romanzo di formazione, pieno di effetti speciali, colpi di scena e pugni nello stomaco. Il nuovo IT, quindi, è più di una pellicola dell’orrore, è un vero e proprio inno alla vita e alla lotta per salvaguardare tutto quello che, ancora, c’è di buono nel mondo.