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Interviews

Il piacere di piacersi: intervista all’attrice, modella, pornostar e culturista Valentine Demy

Valentine Demy, all’anagrafe Marisa Parra, pisana, con un passato da modella e culturista; attrice erotica per Tinto Brass e Aristide Massaccesi; dal 1994 pornostar affermata all’interno del circuito italiano a luci rosse

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«Ho sempre fatto quello che ho voluto, anche se non è stato facile. Sì, in famiglia, soprattutto agli inizi, si è creato imbarazzo per la professione che ho scelto, ma non rinnego nulla e non riuscirei a vedermi da nessun’altra parte». Pensiero risoluto, fisico imponente, idee cristalline e  l’immancabile caschetto corvino (cifra imprescindibile della sua icona): sono queste le peculiarità che contraddistinguono la figura di Valentine Demy. All’anagrafe Marisa Parra, pisana, con un passato da modella e culturista; attrice erotica per Tinto Brass e Aristide Massaccesi; dal 1994 pornostar affermata all’interno del circuito italiano a luci rosse – forse una delle poche rimaste attive della sua generazione, almeno per il momento –  Valentine Demy non nasconde l’età (54 anni) e, soprattutto, il desiderio di continuare a intrattenere il pubblico con spettacoli dal vivo: «Il porno rappresenta sia lavoro, che divertimento. È una passione e mi ha appagata in tutto. In questo periodo sto diradando le esibizioni e non nego la nostalgia del palco. Ma finché continuano a contattarmi, io ci sono».

Valentine, partiamo dalle tue origini professionali.

Ho iniziato con l’eros attraverso servizi fotografici su Playmen, poi ho girato diversi film softcore con Tinto Brass, Aristide Massaccesi, Andrea Bianchi, Sergio Bergonzelli, Beppe Cino. Dopodiché mi sono presa una pausa di tre anni dal set, dedicandomi al bodybuilding.

Come è avvenuto il passaggio dalle riviste di settore al cinema?

All’epoca lavoravo per l’agenzia di Alberto Tarallo e siccome collaborava con Playmen, feci un provino perché dovevi avere le giuste caratteristiche per i servizi fotografici: non ti prendevano a caso, ora fanno i ritocchi, all’epoca no. Non si cercava la perfezione, ma la fotogenia. Da qui, mi notarono i primi registi con i quali ho lavorato.

Chi scelse il tuo nome d’arte?

Sempre Tarallo… Perché il mio primo servizio su Playmen fu dedicato a Valentina, il personaggio di Guido Crepax e così mi fecero il famoso caschetto, che tutt’ora mantengo. Poi, Tarallo mi disse che occorreva anche un cognome e dato che ricordavo un po’ Rosa Fumetto, un po’ le ragazze del Crazy Horse di Parigi, scelse Demy.

Quindi il cognome non vuole essere un omaggio cinefilo al regista Jacques.

No no, fu proprio scelto a caso.

Nel 1988 vieni diretta da Aristide Massaccesi in Dirty Love – Amore sporco.

Inizialmente dovevo solo fare un film con lui, poi, mi fece rimanere un intero mese in America, dove si sono svolte le riprese, e ne ho girato un secondo (Pomeriggio caldo, ndr) perché ci siamo trovati benissimo. Aristide era un grande professionista, veloce nei tempi, non rompeva le scatole… Una persona squisita, anche al di fuori del set. Dopo queste due esperienze softcore, avrei dovuto girare con lui un video porno, ma non è stato possibile per via della sua scomparsa…

Nello stesso anno partecipi, invece, a Snack Bar Budapest di Tinto Brass.

Sì, con Giancarlo Giannini. E qualche anno dopo, nel 1991, mi ha richiamata per Paprika con Debora Caprioglio, dove ho scelto l’unico ruolo in cui mi sentivo un po’ più attrice, quello di Beba, la ragazza che muore di tubercolosi. Poi, con Brass non ho più lavorato perché a lui piacciono le donne naturali. Io, tra la palestra e qualche intervento, mi sono un po’ “costruita”…

Brass e Massaccesi rappresentano, in un certo senso, due facce della stessa medaglia. Quali sono le analogie e le differenze che hai riscontrato tra loro?

Be’, i film di Massaccesi erano più legati all’ottica della storiellina; Brass, invece, riunisce qualcosa di un po’ più autoriale, nel senso che mette sempre nel mezzo rievocazioni storiche, come il periodo del fascismo. Ho sempre definito l’erotismo di Brass come “molto spinto”, perché io che venivo dall’erotico, certe scene che ho girato con lui rasentavano quasi la pornografia; mentre l’erotismo di Massaccesi era più suggerito, nascosto, simulato.

Recentemente, in un’intervista sul Corriere della Sera, Brass ha dichiarato che diverse attrici hanno rinnegato i film realizzati con lui.

Io sicuramente no, anche perché dopo di lui mi sono dedicata al porno (ride, ndr).

Infatti, poco prima delle luci rosse, hai affiancato alcuni sex symbol degli anni Ottanta in diversi film erotici, come Eva Grimaldi e Pamela Prati. Loro hanno continuato con la strada televisiva, tu con quella pornografica.

Di carattere sono molto spontanea. Quello che faccio al momento, lo faccio perché lo voglio. E, ai tempi, non volevo scendere a compromessi, lasciando perdere certi ambienti. Come mi diceva Tarallo, avrei avuto le doti recitative giuste. Ma, siccome quel mondo lì – purtroppo – è tutto basato sul compromesso, non me la sono sentita. Sì, mi sono dedicata al porno, ma l’ho deciso io!

Perché questa scelta?

Ormai l’erotico non andava più e, sono sincera, il primissimo film porno – che ho girato con mio marito (il culturista Roberto Bellagamba, ndr) – l’ho fatto per soldi. Dopo, una volta entrata nel giro, ho continuato da sola.

Efe Bal, qualche mese fa, ha detto ai microfoni de La zanzara su Radio24 che Rocco Siffredi dovrebbe ritirarsi per questioni anagrafiche. Cosa ne pensi?

Sono d’accordo fino a un certo punto. Ognuno ha i suoi gusti, per esempio ci sono gli amanti del genere milf o daddy… Finché riesci a trasmettere erotismo, e Rocco ne trasmette ancora tanto, perché ritirarsi?

Da diverso tempo il mondo delle luci rosse si è avvicinato a quello della televisione, Moana Pozzi ne fu l’archetipo: da Selen a La fattoria, in cui rinnegò il suo passato, fino a Siffredi e Malena all’Isola dei famosi. Lo faresti un reality show?

Qualcosa in televisione sono riuscita a fare, ma non a quei livelli lì, purtroppo. Certo, se dovessi prendere parte a un programma di quel genere non rinnegherei niente. A volte, però, ti obbligano a ritrattare sul tuo lavoro, come è successo anche a Eva Henger con Paperissima. Pensa che La vita in diretta doveva dedicarmi un servizio riprendendo la mia giornata tipo. La redazione prese accordi con me, ma non si informarono bene sul mio personaggio perché credevano fossi una lap dancer e, parlando con un’autrice, venne fuori il mio lavoro di pornostar. La troupe, una volta saputo ciò, andò via. Il porno, in realtà, non è del tutto sdoganato nella televisione italiana.

Nel 2014 hai vinto il titolo di Miss Nonna Sexy.

Mi hanno iscritta i miei nipoti, io non ci volevo andare (ride, ndr)…

Possiedi una buona dose di autoironia.

Sono molto autoironica, anche sulla mia stessa estetica, non nascondo nulla. Chi mi vuole mi prende così (ride, ndr).

Oggi lo status di pornostar è cambiato.

Non è più come prima. Attualmente, qualche attrice potrebbe riuscire a spiccare un po’ più di altre, ma rimane una meteora. Noi, inteso come Moana, Cicciolina – che sono state le prime a emergere nel mondo a luci rosse italiano – e io in minor parte, eravamo poche e quindi facilmente individuabili.

E, tutt’ora, stai continuando con spettacoli dal vivo.

Sono vicina al ritiro, ma finché ho il culo sodo e mi chiamano (ride, ndr)…

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