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Film da Vedere

La pazza della porta accanto di Antonietta De Lillo, un intenso ritratto della poetessa Alda Merini

La pazza della porta accanto di Antonietta De Lillo regala un intenso ritratto della poetessa Alda Merini, toccando corde molto profonde ed emozionando senza sosta

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Chi scrive, prima ancora di tentare di produrre qualche considerazione pertinente, non per piaggeria sente vivo il bisogno di ringraziare Antonietta De Lillo per la sua preziosa testimonianza, laddove il ritratto che La pazza della porta accanto, documentario-intervista presentato al 31° Torino Film Festival, fa di una delle letterate più insigni del novecento italiano, Alda Merini, tocca corde molto profonde, emoziona senza sosta, nella misura in cui restituisce il profilo umano di una donna (ancorché sublime poetessa) la quale, a seguito di un vissuto drammatico, intenso, sconvolgente, sviluppò una portentosa anima che, coadiuvata da un immenso talento, ha prodotto nel corso del tempo tanta bellezza (che forse non meritavamo).

Ciò che immediatamente salta all’occhio dell’incontro filmato dalla regista de Il resto di niente è la disarmante semplicità, giustapposta a una profondità d’animo assoluta, della poetessa, la quale, come i veri grandi, non si lascia andare ad alcuna auto celebrazione, piuttosto si limita a riferire le esperienze a partire da cui si è sviluppata quella vena creativa che le ha consentito di partorire versi pregnanti, diretti, che arrivano senza fronzoli, quantunque levigati accuratamente.

“I poeti sono inconoscibili”: così Merini fredda, in un certo senso, l’entusiasmo di De Lillo, la quale, mossa dall’autentico desiderio di conoscere più da vicino la scrittrice, ha subito compreso la necessità di farsi da parte, di svanire quasi; la regista non solo non compare mai durante i 51 minuti di visione, ma non ne sentiamo neanche la voce: dedita fino in fondo a perseguire lo scopo del suo film, ovvero testimoniare, si relega in un fuori campo assoluto da cui emerge solo come riflesso dello sguardo dell’intervistata. Ma ciò che costituisce il fulcro della vivace riflessione di Merini è l’aver tessuto una sorta di rapporto tra delirio e poesia: si badi bene che non si vuole tracciare un’improbabile e scontata liaison tra malattia mentale e ispirazione poetica, solo sottolineare quanto un poeta, qualunque poeta, non possa, in un certo senso, che ‘delirare l’infinito’, non riuscendo a sopportare i pensanti ceppi dei limiti temporali, che mortificano continuamente l’espressione dello spirito. In questo senso la scrittrice accenna un bilancio della propria vita, in cui la sofferenza dell’internamento ha costituito, per l’appunto, una pausa, una sospensione mortifera, un dolore così grande da impedire perfino lo sgorgare di un pianto liberatorio. L’ispirazione è come un soffio di vento improvviso che porta in volo alcune parole, le quali danzano per poi successivamente depositarsi nel pallido incarnato della pagina immacolata. Ecco il mistero, il segreto, che non può esser svelato: il poeta stesso è in ostaggio di un significante che viene a visitarlo, di cui non può disporre, ma da cui, semmai, viene posseduto, quasi ‘ventriloquiato’, e ciò che rimane è un canto, che, sommessamente, declama sparuti versi, che galleggiano nell’aria in cerca di orecchie che sappiano intenderli.

Antonietta De Lillo, che col suo film mette in scena un incontro avvenuto nel lontano 1995, interviene solo per intervallare il flusso orale di Merini con alcune sequenze di esterni in cui, velate da battiti di palpebre fuggenti, vengono mostrate rassicuranti scene di vita quotidiana della città di residenza della poetessa. Un’allusione, forse, la sua, a recuperare, non senza difficoltà, la capacita di cogliere il respiro naturale dello scorrere degli eventi, di quella realtà che troppo spesso non concede sconti, semplice e terribile al tempo stesso, e con cui, comunque, non possiamo evitare di relazionarci, pena quella morte psichica che, assai più terrificante e dolorosa di quella naturale, ci condurrebbe in un abisso da cui sarebbe impossibile pensare di fare ritorno (e a cui, per nostra fortuna, Alda Merini è riuscita a scampare).

Pubblicato da Marechiaro Film e distribuito da CG Entertainment, La pazza della porta accanto è disponibile in dvd in formato 1.78:1 con audio Dolby Digital 2.0 e sottotitoli per non udenti opzionabili. Nei contenuti speciali il trailer.

Trova La pazza della porta accanto su CG Entertainment

  • Anno: 2013
  • Durata: 51'
  • Distribuzione: CG Entertainment
  • Genere: Documentario
  • Nazionalita: Italia
  • Regia: Antonietta De Lillo

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