Il muro di gomma di Marco Risi, film del 1991 che si sviluppa proprio sull’inchiesta sulla strage di Ustica, del giornalista Andrea Purgatori, tra gli sceneggiatori del film, inseme a Sandro Petraglia e Stefano Rulli, cerca di fare luce su una faccenda che ancora mostra molti lati oscuri.
Ustica, 27 giugno 1980
“Ci sono voluti dieci anni, dieci anni di bugie, dieci anni di perché senza risposta. Perché chi sapeva è stato zitto? Perché chi poteva scoprire non si è mosso? Perché questa verità era così inconfessabile da richiedere il silenzio, l’omertà, l’occultamento delle prove? C’era la guerra quella notte del 27 giugno 1980: c’erano 69 adulti e 12 bambini che tornavano a casa, che andavano in vacanza, che leggevano il giornale, o giocavano con una bambola.”
Sono le parole del giornalista Rocco Ferrante (Corso Salani) alla fine del processo in cui vengono interrogati i militari dell’Aeronautica, nel 1990, sulla strage di Ustica, del volo Itavia IH870, che nel tragitto da Bologna a Palermo venne abbattuto nei pressi di Ustica dal missile sganciato da un aereo libico durante un’esercitazione.
Era il 27 giugno del 1980.
L’aereo libico fu ritrovato nella Sila, in Calabria, il 18 luglio dello stesso anno, facendo sembrare così i due incidenti apparentemente non collegati tra loro.
La strage di Ustica, un’indagine che dura dieci anni
L’indagine di Rocco inizia proprio la notte del 27 giugno e prosegue per i dieci anni successivi.
Passa anche per la BBC, che era riuscita ad ottenere i tracciati radar dell’incidente, per i periti che avevano condotto le indagini, per i dottori che avevano fatto le autopsie.
Passa dai parenti delle vittime ai militari dell’Aeronautica fino a scoprire che questi, dal grado più basso a quello più alto,avevano inquinato e depistato le indagini.
Un vizio tutto italiano
Chi sapeva ha taciuto, e lo ha fatto perché pressato, minacciato o semplicemente perché non voleva perdere il posto di lavoro e i privilegi che ne conseguono: è un vizio tutto italiano, probabilmente tutto il mondo è paese, ma le parole di uno degli ufficiali dell’Aeronautica alla conferenza stampa indetta appena dopo l’incidente sottolineano il tema di fondo del film.
“Io sono un padre di famiglia. Su quell’aereo ci potevano essere i miei figli. Vi pare che non vi direi la verità se la sapessi?”
Lui la verità la conosce, ma si nasconde dietro il branco, la famiglia o la casta di appartenenza o tutte e due.
Il muro di gomma non è un film sulla strage di Ustica, è un film su un paese che non cambierà mai, che crede fermamente che chiudersi dentro i confini di un gruppo di appartenenza sia la soluzione migliore per tutti.
A costo della verità.
Il muro di gomma, una riflessione sul mondo dell’informazione
A distanza di 26 anni dalla sua uscita la pellicola di Marco Risi ci permette di fare alcune considerazioni sul ruolo dell’informazione.
Emerge l’italico vizio di voler nascondere i segreti più atroci per coprire chi è più in alto, e mantenere status quo e privilegi.
Emerge anche un mondo dell’informazione ancora ben lontano dal sensazionalismo e dall’uso spasmodico dell’immagine, come accade oggi. E teniamo anche conto che il film è stato ricostruito dieci anni dopo i fatti di Ustica.
La lettura dei nomi delle vittime a inizio film, pronunciati in modo freddo e distaccato, anticipano il distacco a cui il direttore del giornale di Rocco fa appello per cercare di raccontare la vicenda in modo chiaro e obiettivo.
Lo stesso Rocco detta il suo articolo per telefono, trafitto dal dolore per la conclusione di un processo e di un’inchiesta che hanno stravolto la sua vita, ma ancora di più quella del paese in cui vive.
Aggiungi soltanto…Perché?
E lo fa stando attento alla forma, alle parole e alla punteggiatura, desideroso fino all’ultimo di rendere la verità il più chiara e lucida possibile.
Quelli che sapevano hanno deciso che i cittadini, la gente, noi non dovevamo sapere: hanno manomesso le registrazioni, cancellato i tracciati radar, bruciato i registri, hanno inventato esercitazioni che non sono mai avvenute, intimidito i giudici, colpevolizzato i periti. E poi, hanno fatto la cosa più grave di tutte: hanno costretto i deboli a partecipare alla menzogna, trasformando l’onestà in viltà, la difesa disperata del piccolo privilegio del posto di lavoro in mediocrità, in bassezza. Ora, finalmente, mentre fuori da questo palazzo, dove lo Stato interroga lo Stato, piove, a molti sembra di vedere un po’ di sole. Aspetta. Queste ultime tre righe non mi piacciono. Aggiungi soltanto… Perché?”
Il muro di gomma è disponibile su Infinity.