Il colore dei soldi, un film del 1986 diretto da Martin Scorsese, tratto dall’omonimo romanzo di Walter Tevis. Il film prosegue, alla reale distanza di 25 anni, la storia cinematografica de Lo spaccone, “Eddy lo svelto”, un abile giocatore di biliardo americano che conobbe tragicamente lo squallore e i rischi del gioco. Il titolo si riferisce sia al colore dei dollari sia del tavolo da biliardo, il verde.
La trama de Il colore dei soldi
Eddie Felson ha da tempo appeso la stecca al chiodo, ma gli è rimasto l’occhio clinico e una sera, attorno a un biliardo, vede in azione un ragazzo che potrebbe rinverdire la sua gloria. Il giovane però è rozzo e Eddie si improvvisa maestro, non solo nell’arte di mandare le biglie in buca, ma anche nell’arte, più difficile, di stare al mondo e far quattrini con la propria bravura. I due, aiutati anche dalla ragazza del giovane, mettono in piedi un bel business girando di tavolo in tavolo e impallinando polli danarosi.
La recensione
Il colore dei soldi non è all’altezza de Lo spaccone, che era stato un capolavoro assoluto degli anni sessanta. Se infatti il primo film era un tragico ritratto della provincia americana e di un uomo disposto a tutto pur di realizzare il proprio sogno, Il colore dei soldi utilizza invece i toni della commedia e del road movie per mettere in immagini una educazione alla vita. Scorsese qui è evidentemente limitato da una sceneggiatura un po’ povera e troppo ripetitiva, ma si riscatta con il suo solito virtuosismo tecnico espresso meravigliosamente nelle scene delle partite al biliardo, dirette e montate magnificamente. Di certo, però, non è uno dei suoi migliori film, soprattutto perché evidentemente diretto su commissione.
Gli attori sono tutti e tre bravissimi: i giovani Tom Cruise e Mary Elizabeth Mastrantonio reggono benissimo la carica del vecchio leone Paul Newman, che ritrova la grinta dei vecchi tempi. Newman vince anche il suo primo Oscar, un Oscar che ha il sapore del contentino e che lo stesso Newman non ritira per protesta in seguito alle tante nomination avute negli anni senza mai ottenerne il riconoscimento meritato.