L’interesse per gli ambiti educativi anticonvenzionali, per i ragazzi difficili e per le loro storie è, ancora una volta, al centro della tensione cinematografica di Laurent Cantet, regista francese reso noto al grande pubblico dal film La classe (Palma d’Oro nel 2008), che raccontava le peripezie di un insegnante alle prese con una classe difficile di scuola media. Il nuovo film, L’atelier/The workshop, presentato in anteprima nella sezione Un Certain Regard, continua una linea ideale legata all’educazione non-formale dei ragazzi, qui all’esterno delle mura scolastiche con il pretesto di un workshop.
Durante l’estate del 2016, infatti, nella località La Ciotat della Francia meridionale, un gruppo di ragazzi francesi, di origini multietniche, aderisce per motivi diversi all’atelier di scrittura con una scrittrice affermata di nome Olivia (nel ruolo Marina Foïs, fra le cui migliori interpretazioni ricordiamo quella della poliziotta in Polisse), una donna simpatica e vitale, in grado di dialogare con i giovani, che propone di inventare tutti insieme la trama di un romanzo ‘giallo’, a partire dalle proprie idee e dal proprio territorio, o inventando personaggi ispirandosi alle proprie famiglie, nonni, genitori. Gli stimoli dell’atelier e la ventata di aria fresca rappresentata da Olivia, con la quale gli alunni – superata un’iniziale diffidenza – instaurano a poco a poco una relazione di reciproco scambio, critica e costruttiva insieme, si rivelano una fucina di discussioni molto più ampie di quelle relative al solo laboratorio. Tutti tranne Antoine, un ragazzo intelligente e solitario, cresciuto in un ambiente culturalmente degradato con un’ideologia di estrema destra e razzista: quando parla, Antoine è sempre provocatorio, critico, non cerca mediazioni. A poco a poco gli altri ragazzi lo allontanano e la scrittrice, che gli ha teso la mano, finisce per trovarsi in una brutta situazione, sfiorando la tragedia. Il workshop rappresenta un’occasione unica, per molti di questi ragazzi, di raccontarsi, di riflettere sul passato della cittadina e sui tempi in cui gli operai lavoravano al cantiere navale oggi fermo da oltre 25 anni. Lo scopo di questo particolare atelier non è quello di formare nuovi scrittori ma soprattutto quello di creare empatia fra generazioni diverse, cercare di esplorare e condividere i linguaggi e le culture dei giovani, imparare un metodo per lavorare in comune tentando di mediare le proprie idee con quelle degli altri. Anche quando tutto sembra perduto, anche quando alcuni giovani sembrano affetti da un pericoloso nichilismo. E la pellicola centra il suo bersaglio, proponendo un’analisi lucida su questi temi a giovani e meno giovani. La sceneggiatura del film è stata scritta da Cantet in collaborazione con Robin Campillo (co-sceneggiatore anche di La classe).
Elisabetta Colla