Sinossi
Tra New Orleans e la Sicilia, tra passato e presente, il Jazz è protagonista di un viaggio tra le note musicali, così nuove e fresche da sembrare “altro” rispetto alla musica sino a quel tempo ascoltata. L’indiscusso protagonista è Nick La Rocca, che con la sua Original Dixieland Jass Band, ha inciso il primo disco Jazz della storia. Figlio di siciliani emigrati da Salaparuta – in provincia di Trapani – ha nel sangue l’incontro culturale, l’apertura verso un mondo che non è per forza bianco o nero ma con diverse sfumature di grigio. Questa varietà è proiettata nelle 7 note, dando vita a qualcosa che passerà alla storia come uno dei grandi successi di costume dei primi decenni dello scorso secolo. La critica musicale, li ricorderà in seguito come i “Beatles degli anni ’10”.
Recensione
In una sorta di sogno onirico, il documentario di Michele Cinque gioca con le trasposizioni temporali, tra immagini di repertorio e suggestivi paesaggi siciliani, per ricreare un’atmosfera che solo il Jazz riesce a fornire. Le discussioni su chi sia l’artefice della nascita del Jass – termine che deriva dallo sport, per designare l’energia profusa durante l’attività agonistica – non saranno mai sufficienti. Quello che è certo e incontrovertibile è che Nick La Rocca, con la sua Original Dixieland Jass Band, abbia dato vita al primo grande successo discografico della storia di tale genere musicale, vendendo più di 1 milione di copie con il disco d’esordio, Livery Stable Blues del 1917.
Con Sicily Jass – The world’s first man in jazz, il regista non rende solo omaggio a una leggenda del panorama musicale, oscurata dal tempo che passa; indaga sulle dinamiche umane che hanno permesso a La Rocca di oltrepassare il muro dell’esclusione, per incentivare l’incontro tra mondi giudicati inconciliabili. La magia del Jazz è proprio questa: unire ciò che altrimenti sarebbe diviso. Si ricordi che il contesto è quello degli inizi dello scorso secolo, in cui le contraddizioni di classe e specialmente di razza negli Stati Uniti erano forti ed evidenti. Il Jazz, come un viatico, media tra le incoerenze sociali, per donare dignità a chiunque si approcci al suo ascolto.
Con la partecipazione di Mimmo Cuticchio e dei suoi “pupi”, il viaggio introspettivo tra la Sicilia e New Orleans è talmente evocativo da rendere quasi vive le pietre e i ruderi di una scenografia paesaggistica distrutta del terremoto del Belice. La partecipazione straordinaria di Roy Paci e la sua tromba, insieme alla testimonianza del figlio di La Rocca, Jimmy, ci portano infine a scoprire perché Nick e la sua band sono stati spesso dimenticati dalla storiografia del jazz. Nei centenario del loro primo e inimitabile successo, il documentario-tributo di Michele Cinque, cerca di rendere il giusto merito a un gruppo di pionieri che hanno cambiato il volto del panorama musicale, aprendo la strada a nuovi generi e nuove contaminazioni. Chapeau!
Dario Cataldo