Un re allo sbando – King of the Belgians è la nuova pellicola della coppia belga Woodworth e Brosens. Acclamata alla 73ª Mostra internazionale d’Arte cinematografica di Venezia, racconta il viaggio di un Re belga con una profonda crisi d’identità.
Il regista inglese, Duncan Lloyd, incaricato dal Palazzo di ravvivare l’alquanto ingrigita immagine della monarchia, segue il Re Nicolas III per una visita di Stato a Istanbul. Nel bel mezzo del soggiorno in Turchia il Re e il suo entourage (composto dal suo valletto Carlos, dal Maestro del protocollo Ludovic e dall’addetta stampa reale Louise) sono sconvolti da una terribile notizia: la Vallonia, regione meridionale del Belgio, ha dichiarato l’indipendenza. La spaccatura del proprio paese fa rinascere nel Re la voglia di dimostrare l’amore per il suo popolo e il suo potere di sovrano. Ma una tempesta solare causa la cancellazione di tutti i voli e, come se non bastasse, il responsabile della sicurezza turca Kerim Bulut non vuole assolutamente che il Re abbandoni la Turchia. Ma Nicolas III non ha nessuna intenzione di aspettare che la tempesta finisca. Solo grazie all’aiuto di Lloyd, l’entourage riesce a trovare un passaggio in pullman insieme ad una compagnia di cantanti bulgare. Un viaggio carico d’imprevisti, nel cuore dell’Europa e nell’animo di un Re.
Una particolare combinazione di eventi ha ispirato la storia di questo film. “Con l’eruzione del vulcano islandese Eyjafjallajokull del 2010 molti voli erano stati cancellati e tutte le comunicazioni del continente interrotte. Poi abbiamo visto le foto del Presidente dell’Estonia attraversare i Balcani con un mini bus per raggiungere il suo Paese, senza protocollo e senza sicurezza, mentre faceva benzina. Ci ha fatto pensare ai vecchi tempi, quando il tempo e lo spazio avevano altri valori” – racconta la regista durante la conferenza stampa a Roma – “allora insieme a Brosens abbiamo pensato alla storia di un Re costretto a fare un viaggio nell’anonimato, senza comunicazioni, attraverso i paesi dei Balcani, partendo da Istanbul, la periferia dell’Europa”. A questo si aggiunge la particolare situazione che ha vissuto proprio il Belgio nel 2011. “Per 589 giorni siamo stati senza governo, un fatto sorprendente che ci ha ispirato a scrivere il film”.
Il Re è il protagonista assoluto di questa storia, visto attraverso gli occhi e la macchina da presa di Duncan. È un “film nel film” girato come un finto documentario. “Dovevamo trovare il tono giusto, soprattutto con la voce di Dancun Lloyd, cercare di rivelare delle cose senza spiegare troppo, come aprire una finestra a metà, e rimanere sempre vicino l’umanità del Re, questa era la nostra chiave principale.” – spiega l’autrice – “Abbiamo fatto 200 voci differenti di Duncan Lloyd cercando la semplicità e il tono giusto”.
Per i registi era importante conservare lo spirito documentaristico, così accanto ad attori professionisti come Peter Van Den Begin (Nicolas III) e Lucie Debay (l’addetta stampa), inseriscono anche tanti non attori. “Fin dall’inizio ho detto agli attori che non stavamo facendo una commedia. Noi volevamo fare un finto documentario. Ma era importante trovare un equilibrio e una credibilità” – dice ancora Jessica Woodworth – “eravamo coscienti degli stereotipi anche molto pericolosi di questi paesi, ma la nostra intenzione non era di fare un film politico. Potevamo parlare della tragedia dei profughi o della Brexit, ma abbiamo preferito restare ancorati al fattore umano”.
“Ci sono molte cose improvvisate nel film” – ammette l’autrice – “abbiamo girato in venti giorni, e per preservare la spontaneità del lato documentaristico del film, agli attori davamo i dialoghi solo all’ultimo momento. È stato molto difficile fare una commedia in questo modo, abbiamo fatto mesi di preparazioni con gli attori, facendo soprattutto improvvisazione, cercando ognuno il proprio personaggio.”
Con una satira più cinica e spietata, la coppia di registi è già al lavoro su il seguito di questo film, si chiamerà Arcipelago e sarà ambientato sull’isola di Tito in Croazia.
Alessio Paolesse