La La Land è la malinconica commedia musicale interpretata da Ryan Gosling ed Emma Stone e vincitrice di sette Golden Globes all’edizione 2017. Firmata da Damien Chazelle, regista di 10 Cloverfield Lane, e presentata in anteprima al Festival del Cinema di Venezia, la pellicola è distribuita da 01 Distribution e disponibile nelle sale cinematografiche dal 26 Gennaio 2017.
Sinossi: Los Angeles, anni ‘50. Mia (Emma Stone) è una giovane attrice di provincia che si trasferisce in America con la speranza di diventare una diva di Hollywood. Sebastian (Ryan Gosling), invece, è un bravissimo musicista jazz che aspira a gestire un prestigioso locale del centro città. I due non hanno apparentemente nulla in comune, tranne l’ostinata determinazione a realizzare i propri sogni. Si incontrano per caso e, nonostante le iniziali divergenze, si innamorano follemente. Si sostengono a vicenda, si spronano a superare le difficoltà della vita e a combattere i pregiudizi, ma quando le loro aspettative vengono finalmente soddisfatte, i protagonisti dovranno fare una scelta difficile e dolorosa.
Recensione: Los Angeles è da sempre la città che racchiude i sogni di ogni uomo e donna disposti a sottrarsi agli agi di una vita comune per assumersi i rischi di un’esistenza unica. Come giocatori d’azzardo con la spasmodica e vorace voglia di vincere la partita, i sognatori investono tutti i propri risparmi e, spesso, dimenticano anche i propri valori in vista di un’ipotetica vittoria. Non una vittoria qualsiasi, ovviamente, bensì la gloria personale necessaria a dimostrare a se stessi – prima ancora che agli altri – di non aver semplicemente vagheggiato chimere oniriche ed eteree.
La La Land mostra infatti la possibilità di rincorrere un desiderio anche a costo di rinunciare a tutto, forse, a troppo. Il successo da un lato, dunque, il cuore dall’altro. Soddisfatto, solido, risoluto, il primo; infranto, devastato, ma ancora pulsante, il secondo. Damien Chazelle riprende inizialmente la vicenda dall’alto effettuando virtuosismi registici e bidimensionali degni di una vigorosa tecnica impersonale, ma ben presto cambia rotta. Si lascia coinvolgere nella storia, si avvicina alla vicenda, ama e soffre con i suoi protagonisti e intarsia di nostalgia e malinconia agrodolce ogni fotogramma della pellicola. A tempo di musica e a passi di danza, i personaggi divengono acquarelli che si trascinano su una tela bianca intenzionati a divenire arte. Perché di Arte, dopotutto, si parla. Dell’Arte della Musica pura, seppure tendente al commerciale, di quella della Recitazione, improvvisata per essere naturale e spontanea, dell’Arte del Cinema, che rende eterni e immortali, e persino dell’Arte dell’Amore, che sopravvive una stagione ma dura in eterno. Tutto avviene, dunque, all’insegna della musica che, non più semplice colonna sonora, diviene un vero e proprio personaggio, il testimone prescelto di un amore nato al chiaro di luna, vissuto sotto le stelle e consumato a lume di candela.
Ryan Gosling ed Emma Stone non sono ballerini professionisti, né cantanti d’eccezione ma cantano e ballano con anima e corpo, sentendo scorrere il ritmo nelle vene e ogni suono risuonare nelle corde vocali. Diventano essi stessi note e si muovono sul pentagramma come se non ci fossero chiavi di violino a segnare l’inizio della coreografica sinfonia. Perché loro sono la sinfonia, l’ultima, in una “città che venera tutto ma non dà valore a niente”, tranne a loro. Forse.