Sinossi: C’è un uomo che da oltre 20 anni, da solo, cocciutamente, si dedica ad una missione di portata universale: cercare, rintracciare, archiviare ed eseguire la musica composta nei campi di concentramento della Seconda Guerra Mondiale. È un italiano, il suo nome è Francesco Lotoro. La sua appassionata ricerca è ora un film, un viaggio nel tempo, per combattere l’oblio e conservare la memoria degli uomini e delle donne che con la loro musica hanno saputo opporsi all’annientamento
Recensione: Tanto, forse troppo cinema si è confrontato con la questione dei campi di concentramento, e, talvolta, nel marasma della retorica dilagante, che il più delle volte è miseramente scivolata nella trappola della ‘cosmesi dell’orrore’, laddove il successo della maggior parte di questi film è spesso dipeso dal grado di ‘estetizzazione’ (per usare un termine benjaminiano) della sofferenza estrema (e a tale parametro, mi perdonino i suoi sacerdoti, non si sottrae neanche lo Schindler’s list di Spielberg), qualche sparuta opera si è ritagliata un posto d’onore (per esempio l’ottimo Il figlio di Saul di László Nemes), in quanto è riuscita a resistere alla tentazione del ‘visibile’, alla smania di mostrare, evitando di colludere – è inutile girarci intorno – con un perverso voyerismo piuttosto diffuso.
Questa breve premessa è necessaria per introdurre l’entusiasmante documentario di Alexandre Valenti, che ripercorre le tracce della pregevole, impagabile opera di recupero delle musiche che furono composte dai deportati all’interno dei campi di concentramento che, da anni, porta avanti l’infaticabile maestro Francesco Lotoro; la sua, come egli stesso la definisce, è una missione, un compito da realizzare senza esitazioni, profondendo tutte le energie, finanche esaurendo le risorse economiche disponibili, dato che il processo di ritrovamento dei preziosi documenti necessita di continui e costosi spostamenti. Ma, senza cadere nel lato prosaico della faccenda, ciò che davvero impressiona in questo caso è la felice sintesi tra la necessità di preservare dall’oblio delle testimonianze straordinarie – quelle composizioni musicali sono atti di resistenza unici, la dimostrazione di come la creatività costituisca un’eccedenza che non può essere sussunta o distrutta neanche da un evento biopolitico delirante e totalizzante quale il nazismo – e la capacità di mantenere uno sguardo pudico, che non indugia sulle macerie, ma mira ad un futuro che restituisca retroattivamente una magnifica dignità a tutti coloro che furono le innocenti vittime delle fabbriche di morte edificate in nome della ‘grande salute’ del popolo tedesco.
L’immagine si liquefa, diviene suono, melodia che attraversa il vento della Storia, e giunge a noi chiedendoci di ascoltare, di fare nostre quelle note scritte su materiali di fortuna, consunti, per riportare in vita chi fu sterminato durante la stagione più buia del secolo scorso. Solo facendoci spettatori di queste musiche possiamo impedire che quella eroica resistenza messa in atto divenga vana, e allora, come il maestro Lotoro, che vaga imperterrito alla ricerca dei pentagrammi perduti, anche noi siamo convocati ad assumere un impegno infinito, a raccogliere un’eredità che non può essere in nessun modo disattesa, laddove la nostra indifferenza davvero si configurerebbe, si scusi l’iperbole, a guisa di una complicità con la più grande catastrofe della Storia. E a tal scopo, chi vuole può sostenere la ricerca di Lotoro dando un contributo, grazie alla piattaforma della Onlus Last Musik, attraverso cui si possono finanziare i chilometri che il maestro dovrà ancora percorrere per raggiungere altri superstiti o le loro opere sparse in tutto il territorio europeo e non.
Con il film di Valenti, che, è bene sottolinearlo, si regge completamente sulla straordinaria impresa del musicista di Barletta, siamo fuori dei campi di concentramento, non c’è la smania di ricostruire quanto accadde al loro interno; ciò che prende corpo è il desiderio di vicinanza con i ‘martiri’, e i concerti e le canzoni che ci sono pervenuti ci permettono di connetterci con quella parte della loro anima che resistette anche al più brutale degli assalti, e che oggi, a più di settant’anni di distanza, magicamente rivive, facendoci vibrare, fornendoci la dimostrazione più persuasiva che la speranza non è una velleità da anime belle, ma un afflato in grado di unirci per guardare avanti con occhi ‘nuovi’, con un ottimismo inaspettato.
Prodotto da da DocLab, Intuition Films & Docs e Les Bons Clients, con la partecipazione di Rai 3, Istituto Luce Cinecittà, France Télévisions e Last Musik, Maestro sarà disponibile nelle sale italiane a partire dal 23 Gennaio. Maestro è uno di quei film necessari che non potete permettervi di perdere.
Luca Biscontini