Una notte infinita mitigata da qualche sparuto, flebile tocco di luce. Così, un po’ grossolanamente, può essere riassunta la pittura del maestro olandese Rembrandt, che con i suoi quadri pareva ogni volta far sprofondare i personaggi nel tappeto nero della notte del mondo, inabissandoli in un’oscurità mai vinta, solo in parte attenuata da un esile bagliore che plasma la materia, donandole un movimento restituito dalle espressioni dei volti, dalla direzione degli sguardi, che ammiccano ad un fuori campo in cui sembra svolgersi il vivo dell’azione. In particolare questa descrizione può essere riferita a The Night Watch (De Nachtwacht – Ronda di notte), l’opera che Rembrandt realizzò nel 1642, considerata uno dei suoi maggiori capolavori, per via delle dimensioni grandissime, della vivida esecuzione dei dettagli e dell’eccezionale uso della luce; il dipinto raffigura il capitano Frans Banning Cocq, insieme col suo luogotenente Willem van Ruytenburgh, nel momento in cui impartisce l’ordine di iniziare la marcia, verso un non specificato luogo d’azione o di ritrovo.
Peter Greenway parte dagli intrighi delle vite degli uomini raffigurati nel celebre quadro per mettere in scena l’uomo Rembrandt, un individuo vitale, semplice, molto emotivo, che non mancò, per amore della verità, di scontrarsi con la società del suo tempo, assai incline a omettere tutto ciò che non fosse pienamente allineato con l’etica corrente, con un’imperterrita ipocrisia che infastidiva fino al malessere il geniale artista. Illuminando superbamente il quadro in perfetto stile Rembrandt, il regista gallese costruisce, come di consueto, situazioni teatrali, anzi con Greenaway cinema e teatro si fondono in una gioiosa indiscernibilità, la verbosità dei dialoghi, ricchi e frutto di un’estenuante lavoro di documentazione, si amalgama con la più artefatta delle messe in scena, e la fotografia rivela una ricerca maniacale (i risultati la ripagano), segnalando la vocazione pittorica di un artista a tutto campo, che non può essere circoscritto in una categoria che ne ridurrebbe la grandiosa visionarietà. Greenaway è un vulcano, la sua creatività invade lo spazio di tutte le arti, e ciò che viene messo in crisi dalla febbrile attività è il concetto di rappresentazione: solo come i grandissimi artisti sanno fare, parte dalla grande messa in scena, che esautora, sviscera, porta alle estreme conseguenze, fino ad affrancarsene, facendola deflagrare nella piega del quadro, nel punto d’origine da cui si liberano le vie di fuga da cui prendono magnificamente forma le figure, che deliziano l’occhio ma convocano, allo stesso tempo, lo spettatore a penetrare nel vivo del processo creativo, sprofondandolo, esattamente come per Rembrandt, in un abisso, dove ciò che eccede l’ordine simbolico viene continuamente tradotto in immagini, con un’interrotta deformazione che varca la soglia del visibile. Visibile/invisibile è la serie che innesca il movimento del cinema di Peter Greenaway, il momento propulsivo decisivo, presente, d’altronde, anche in sue successive e significative opere, come Goltzius and the Pelican Company (2012) e Eisenstein in Messico (2015), rivelando l’acutezza di un autore splendidamente ossessionato dalla statuto ontologico dell’immagine. La bellezza passa per la rappresentazione ma si situa sempre altrove, in quello slittamento estetico-etico che include un decisivo processo comunitario all’interno del quale l’opera viene riposizionata, così come la prospettiva che la registra. I personaggi che stanno per essere ritratti parlano, protestano, contestano la cristallizzazione della loro immagine in una forma che non riconoscono, ma l’autore, in virtù di un primato etico, e non per una rivendicazione di genialità, non cede alle loro pressioni, e la verità prende corpo sulla materia.
Con Nightwatching Greenaway spinge il linguaggio fino ai suoi limiti, rivelandone ‘il fuori’, ma senza andarne ‘al di fuori’, e l’iniziale lotta tra vita e sapere, madre e padre, Terra e Dio – in altri termini, la dialettica – cede il passo ad una fusione dei termini che annulla il conflitto, e ciò che traspare è un evento: nuove e straordinarie figure dell’essere vengono alla luce. Quella luce che trafigge poeticamente l’oscurità che bracca il pittore, non gli concede tregua, condannandolo a una vita difficile, il cui frutto è un’opera straordinaria che, come un dono immeritato, giunge a noi.
Pubblicato da Lo Scrittoio e distribuito da CG Entertainment, Nightwatching è disponibile in dvd, in formato 2.35:1 con audio originale e sottotitoli in italiano e per non udenti opzionabili.
Luca Biscontini
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