Sinossi: Nell’agosto del 1996, gli Oasis, una band indie proveniente dalle case popolari di Manchester, furono protagonisti di qualcosa mai visto prima. I loro concerti a Knebworth con un pubblico di 250.000 persone – e altri 2 milioni e mezzo di persone alla ricerca di biglietti – furono gli eventi più seguiti di quel periodo. Per tutti coloro che sono cresciuti negli anni novanta, c’era una sola band che contava. Al culmine del loro successo, infatti, gli Oasis non avevano concorrenti. Questo film parla di loro, di quella band che ha cambiato il suono di una generazione, scrivendo a tutti gli effetti una pagina memorabile di storia della musica.
Recensione: “Rappresentiamo il momento prima dell’avvento dell’era digitale, dopo sarebbe cambiato tutto. Non ci saranno più anni come quelli e in quegli anni era davvero bello essere vivi“. Ha ragione Noel Gallagher quando seriamente afferma che in quegli anni era davvero bello essere vivi. Perchè gli Oasis, che forse non saranno musicalmente amati da molti e in molti non hanno una grandissima considerazione di loro come band, rappresentano quel 1994 che poi non ci sarebbe stato più e nessuno di noi se lo sarebbe immaginato. Non nella data specifica, ma per tutto quello che allora si viveva e per come si viveva la musica. Era ancora il tempo dell’andare a comprare un cd o una cassetta (ancora ce ne erano) ed era uno spirito completamente diverso dai tempi di oggi. Chi aveva tredici anni allora, adolescenza piena, voglia di riscatto, ribellione, credere in qualcosa e gli anni del Liceo, non può che guardare a questo documentario sui fratelli Gallagher con una malinconia e una nostalgia di qualcosa che davvero non c’è più. In molti non hanno in simpatia Noel e Liam, e loro hanno fatto di tutto per non essere simpatici. In ogni caso, da come viene ottimamente fuori dal documentario, erano due fratelli che volevano uscire dalla periferia londinese, volevano un riscatto, volevano dei soldi da dare alla propria madre che li aveva cresciuti facendo mille lavori. Dietro a tanta arroganza, a tanti sputi, a tanta prepotenza c’è una mamma che sta sempre lì, sempre nei loro pensieri. Una mamma a cui devono tutto, anche quel sogno di diventare rock star. Renderla orgogliosa, questa era la cosa principale. L’infanzia dei fratelli Gallagher non è stata delle migliori, anzi. La mamma veniva picchiata dal padre, Noel massacrato di botte dallo stesso, e non credo che siano piccoli particolari da tralasciare. Il rancore e la rabbia di fondo non sono mai spariti ed è evidente che nel ripete tante volte la frase “no, ma questo non dovevamo portarcelo dietro, quanto accaduto“, come dice Noel, fa capire invece quanto quella violenza gli sia sempre pesata. Così ritrovare la libertà lasciando da solo il padre e ricominciare a vivere. Ritrovarselo in un pub, con loro all’apice del successo, e lui (il padre) meschinamente a chiedere scusa attraverso i giornalisti, interviste, che ovviamente si faceva pagare a suon di gettoni. Noel che calma Liam, che quel padre vorrebbe prenderlo a schiaffi, ma l’indifferenza sarà per i fratelli la cosa migliore.
Ora la band. La band sono i fratelli. Noel schivo e decisivo, Liam arrogante, sbruffone, pagliaccetto, divertente, scombinato, combina casini. Non che Noel sia da meno, ma fra i due quello che ama la solitudine è sicuramente Noel. Viene fuori in maniera preponderante la figura di Noel Gallagher. Lui ha deciso tutto, lui ha iniziato, lui era in grado di mandare in crisi qualsiasi cosa. Se si fermava lui, se scappava, per dare una lezione al fratello, tutti gli Oasis si fermavano. Sballati, casinisti, sempre in mezzo ai guai. I manager peggio di loro. Da Rock Star. Gli Oasis sono state delle vere e proprie rock star, per quanto a molti questo termine possa infastidire. E invece si, senza peli sulla lingua, senza paura, con sfrontatezza, libertà, bellezza, anche nelle mazzate che si davano fra di loro, quando si prendevano a botte con l’estintore, o durante le prove in cui Liam chiedeva il permesso di andare a vedere la partita. Erano bellissimi gli Oasis, cazzari di periferia, che però ce l’hanno fatta. Anche se poi la band si è sciolta, ma loro ce l’hanno fatta. Alla grandissima. Credo che questo dia molto fastidio…pensare che due come loro, arroganti, sbruffoni, prepotenti e allegri, perché si divertivano, possano essere riusciti dove altri hanno fallito. Gli Oasis ce l’hanno fatta alla grandissima, in quegli anni non ce ne era per nessuno. Già, ha proprio ragione Noel “era bello essere vivi”.
Graziella Balestrieri