Nel 1995 Carlo Lizzani, l’autore di indimenticabili film quali Requiescant (1967), Banditi a Milano (1968), Roma bene (1971), Torino nera (1972) e tantissimi altri, metteva in scena la ricostruzione di quanto accadde in occasione della realizzazione dell’opera capostipite del Neorealismo italiano, Roma città aperta (1945), restituendo con sguardo assai partecipe le vicende che videro Sergio Amidei, lo straordinario e prolifico sceneggiatore, e Roberto Rossellini collaborare vivacemente per tentare di superare gli innumerevoli ostacoli che si presentarono prima, durante e dopo la lavorazione dell’osteggiata pellicola. Sceneggiato da Ugo Pirro (che aveva scritto anche il soggetto tratto dal suo romanzo), lo stesso Lizzani e Furio Scarpelli, Celluloide rievoca con grande precisione e sguardo poetico tutti quegli avvenimenti che contrassegnarono le vicende legate al celebre film, e, sebbene fosse Rossellini, in un ultima analisi, il protagonista di quell’impresa, molto spazio viene dato alla figura di Amidei (Giancarlo Giannini), che, con la sua esuberanza, intemperanza e coerenza, fu forse, davvero, colui che più di tutti lottò per cercare di portare a termine l’ambizioso progetto, senza cedere alle pressioni di coloro (il produttore iniziale Peppino Amato, interpretato da Massimo Dapporto, e tanti altri) che volevano ammorbidire la durezza di una storia che dava drammaticamente corpo a un’epoca di guerra che arrecò dolore e miseria.
Rossellini (Massimo Ghini), dopo aver diretto tre film che, in un certo senso, si possono definire allineati (quella trilogia trovò l’appoggio del centro per la propaganda audiovisiva del Dipartimento della Regia Marina, senza contare la stretta amicizia del regista con Vittorio Mussolini, il figlio del duce), intraprese una svolta radicale, dando vita a una storia emblematica, che si rifaceva a fatti realmente accaduti (la morte della signora Pina, e l’uccisione del prete che non volle collaborare con i nazisti), potendo contare sulle magnifiche interpretazioni dei due protagonisti, Anna Magnani (interpretata da una brava Lina Sastri) e Aldo Fabrizi (Antonello Fassari), che, nonostante le grandi difficoltà di realizzazione, decisero di dare il proprio contributo all’innovativo film.
In Celluloide, Lizzani concede molto spazio anche alla tormentata storia d’amore tra Amidei e quella Maria Michi che poi interpretò la fidanzata dell’ingegner Manfredì: il suo fu un ruolo assai delicato, perché oltre a tradire il proprio compagno, Marina intrattiene una torbida storia omosessuale con Ingrid, consegnandole, successivamente, il ricercato partigiano. Peppino Amato non poteva sostenere sia il tenore cupo e angosciante del film né tanto meno la morbosità, per l’epoca, di quella relazione. Eppure i due, Rossellini e Amidei, non apportarono significative modifiche alla sceneggiatura, se non qualche rara pennellata di colore, fornita dall’agile penna di Federico Fellini che, allora, insieme a Ruggero Maccari scriveva i testi per gli spettacoli teatrali di Fabrizi. La Magnani viveva un rapporto tormentato con l’attore Massimo Serato, che poi le diede un figlio, prima di inaugurare la famosa relazione amorosa con il regista romano.
Lizzani non costruisce un film monumentale, aulico, piuttosto si sofferma sulle quotidiane difficoltà che dovettero essere risolte: la pellicola che venne acquistata a prezzi stracciati e dunque di non ottima qualità; la luce che mancava negli studi di via degli Avignonesi (dietro piazza Barberini), problema che venne risolto allacciandosi furtivamente al generatore di un locale adiacente gestito da americani, i quali, quando vennero a conoscenza dello scopo di tale furto, non solo ne concessero l’utilizzo, ma assicurarono che avrebbero dato distribuzione al film negli Stati Uniti. Roma città aperta, infatti, deve la propria celebrità al successo clamoroso che riportò prima in America, dove venne programmato nei cinema per un anno intero, e successivamente in Francia, in cui ricevette il plauso del pubblico e della critica. Solo in seconda battuta trovò consenso in Italia, dato che inizialmente fu aspramente criticato. L’incasso accertato a tutto il 31 dicembre 1952, ammontante a 124.500.000 lire dell’epoca, rappresentò il maggior introito in Italia della stagione 1945-46.
Da segnalare, infine, la bella scena in cui vediamo Rossellini, Amidei e il montatore Eraldo Da Roma comporre una delle sequenze più memorabili della storia del cinema: la disperata corsa di Anna Magnani dietro il carro dei tedeschi, prima di essere uccisa. Rossellini e Amidei ebbero l’intuizione di allungare di qualche secondo, aggiungendo la ripresa laterale, quello scomposto movimento. Il risultato fu di una drammaticità incredibile, che a distanza di settant’anni mantiene inalterata la sua potenza visiva.
Pubblicato da Cinecittà e distribuito da CG Entertainment, Celluloide è disponibile in dvd, in formato 1.78:1 con audio in italiano (DD 2.0) e sottotitoli per non udenti opzionabili.
Luca Biscontini
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