Alla Festa del Cinema di Roma nella Selezione Ufficiale viene presentata l’opera prima del regista esordiente Benedict Andrews. Il film, che vede come protagonista l’attrice Rooney Mara, è un dramma esistenziale all’interno del quale viene alimentato un amore ossessivo e patologico, che non è altro che il riflesso di una violenza subita durante l’infanzia.
Sinossi: Una giovane donna arriva inaspettatamente sul posto di lavoro di un uomo più anziano di lei. Una comparsa che minaccia di mandare in pezzi la vita dell’uomo e di far vacillare la sua stabilità. Segreti mai confessati e ricordi sepolti riaffiorano in superficie appena i due passano al setaccio le macerie del passato. La donna sarà costretta a guardare nel profondo di una lacerante forma di amore e a chiedersi se c’è ancora possibilità di redenzione.
Una, esordio cinematografico di Benedict Andrews, porta sullo schermo un dramma esistenziale ripreso dal testo teatrale di David Harrower Blackbird. Il film da subito si presenta con ambiguità raccontando una storia al limite della malattia mentale. Quello che si mostra come un amore ossessivo non è altro che l’incontro tra la vittima e il suo aggressore. Da subito il regista decide di spiegare la situazione: la giovane donna all’età di 13 anni venne violentata dal suo vicino di casa nonché amico del padre. L’intera vicenda viene vista da una prospettiva completamente ribaltata, quello che è un abuso su una minore finisce per essere trasformato in una sorta di amore patologico dal quale i due protagonisti non riescono a staccarsi.
Molto particolare e interessante risulta la resa dell’argomento, ma certo meno convincente è il fatto di permettere allo spettatore di arrivare subito al nocciolo della questione. Non vi è alcuna suspense, dal primo incontro il fatto accaduto anni addietro è già noto agli ascoltatori della storia. Un reato come la violenza sui minori viene caricato da mille sfaccettature, percorrendo un strada intimista e piena di significato. La realtà viene rovesciata mostrando in superficie il disturbo provato dai due protagonisti. La ferita, mai rimarginata, continua a sanguinare finendo per sconvolgere del tutto le certezze comuni.
Nonostante la lentezza del film, la narrazione prosegue con filo logico, senza abbandonare mai il concetto iniziale di voler presentare la violenza e l’abuso sotto un diverso profilo. Sembra atroce trattare con distacco un tema tanto delicato, eppure il film sottolinea l’aspetto mentale che va a crearsi tra la vittima e il suo aggressore. L’ambiente freddo e asettico dell’azienda è perfettamente in linea con le emozioni e i pensieri della giovane. Accettare l’errore sembra più facile che ammettere che sia avvenuto, la negazione della vittima in alcuni punti è così ostinata da permette alle emozioni di prendere il sopravvento, credendo che tale amore possa costituire il risarcimento per il torto subito. Una porta sullo schermo una tematica assai presente nelle pagine più scure della cronaca, ruotando il punto di vista e soffermandosi sull’intimità della vicenda. Non vi è alcun amore, ma solo l’abuso di una bambina forzata ad essere donna.
Alessandra Balla