Tutto parla di te è un film italiano del 2012 (uscito nell’aprile 2013) diretto da Alina Marazzi. Il film ha partecipato nella categoria CinemaXXI al Festival di Roma 2012. Al festival la regista Alina Marazzi ha vinto il premio Golden Camera come regista emergente, mentre Gianfilippo Pedote si è aggiudicato lo stesso premio come miglior produttore.
Dopo cinquant’anni di assenza, Pauline (Charlotte Rampling) ritorna a Torino, città che aveva lasciato da bambina. Qui divide il suo tempo tra la vecchia casa della zia, piena di ricordi che la riportano a un passato doloroso, e il Melograno, un consultorio per donne alle prese con i problemi della maternità e della depressione post partum, a cui viene introdotta dall’amica dottoressa Angela Gualtieri (Maria Grazia Mandruzzato). A questo centro, si rivolge anche Emma (Elena Radonicich), una giovane ballerina che dopo aver partorito ha incontrato molte difficoltà a convivere con lo status di madre, diventando scostante e insopportabile. L’incontro tra Pauline ed Emma va al di là di ogni più rosea aspettativa, tra le due c’è molta empatia e si crea un forte rapporto che porta entrambe a un doloroso gioco di rispecchiamenti quando una notte Emma scompare dopo un incidente occorso al suo bambino.
Tutto parla di te è il primo lungometraggio di finzione della regista Alina Marazzi, formatasi cinematograficamente a Londra e balzata all’attenzione della critica e del pubblico internazionale grazie al suo primo film documentario Un’ora sola ti vorrei (un ritratto della madre scomparsa realizzato con il montaggio di sequenze filmate dal nonno paterno e premiato a Locarno e Torino). In Tutto parla di te la Marazzi torna a parlare di maternità ma con una prospettiva differente: non più da figlia ma da madre, mescolando testimonianze reali a fiction, racconta la storia di due donne la cui vita si intreccia grazie a un centro per la maternità.
Così la regista racconta il suo film in occasione della partecipazione in concorso nella sezione CinemaXXI del Festival internazionale del film di Roma 2012: «Ero con mio figlio appena nato quando una donna mi si avvicinò dicendomi con un sorriso: “Che belli i bambini quando sono in braccio agli altri”. Una frase all’apparenza banale che mi fece riflettere sulla conflittualità che può manifestarsi nel rapporto madre-figlio. Ogni madre conosce quel sentimento in bilico tra l’amore e il rifiuto per il proprio bambino. Una tensione dolorosa da vivere e difficile da confessare, perché va contro il senso comune di quel legame primordiale. Con questo film ho voluto raccontare l’ambivalenza del sentimento materno e la fatica che si fa ancora oggi ad accettarla e affrontarla. Per restituire la complessità di questo sentimento ho voluto integrare la fiction con materiali diversi: filmati d’archivio, animazioni, elementi documentari, con i quali evocare i vari livelli emotivi che questa tensione muove in chi la vive».