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Reviews

69 Festival di Cannes : The Happiest Day in the Life of Olli Mäki di Juho Kuosmanen (vincitore Un Certain Regard)

Una pellicola naïf è la vincitrice di Un certain regard, la sezione del festival che si affianca alla selezione ufficiale per la ricerca di ‘quel certo sguardo sul cinema’. The Happiest Day in the Life of Olli Mäki di Juho Kuosmanen è una bella scoperta: una storia vera che respira di un mondo fuori dal tempo.

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Una pellicola naïf è la vincitrice di Un certain regard, la sezione del festival che si affianca alla selezione ufficiale per la ricerca di ‘quel certo sguardo sul cinema’. The Happiest Day in the Life of Olli Mäki di Juho Kuosmanen è una bella scoperta: una storia vera che respira di un mondo fuori dal tempo.

1962, in un villaggio della Finlandia, un panettiere boxeur ha l’occasione di sfidare il campione mondiale di pugilato dei pesi piuma, l’americano Davey Moore. Tranquilli, non è una versione nordeuropea di Rocky.  The Happiest Day in the Life of Olli Mäki carica la vicenda reale di una splendida metafora su ciò che è davvero importante nella vita. Dentro un bianco e nero bucolico e rarefatto seguiamo il semplice e buon Olli (un solido Jarkko Lahti) prelevato dal suo  villaggio e messo immediatamente sotto i riflettori della popolarità, costretto d’improvviso a trasferirsi ad Helsinki e a diventare anche un oggetto commerciale per raccogliere i fondi necessari all’incontro. Il giovane cerca di trascinare con sé Raija (la più brava di tutti, Oona Airola), la ragazza di cui si sta innamorando, ma la giovane, semplice al pari di Olli e spensierata, abituata a stare nei boschi, ad andare in bicicletta, ad insegnare alla sua piccola scuola, si sente un pesce fuor d’acqua in città. Dopo poco torna a casa: Raija lo aspetterà lì. Ma Olli ne sente la mancanza, avverte quanto Raija sia necessaria per resistere in un mondo che non gli appartiene. Stressato da servizi fotografici, pose per un documentario, alla ricerca di quell’isolamento che l’allenamento richiede e che il suo coach non gli rende,  il boxeur si concede una fuga lampo al suo villaggio. Arriva l’incontro, il 17 agosto 1962: la sconfitta di Olli giunge dopo appena un round. Olli non riesce neanche a capire che il match è finito: i riflettori sul ring, il rumore della folla oceanica che circonda il rettangolo dello scontro… Non è abituato a boxare così. È frastornato, ma non profondamente scosso come il suo coach, incredulo che in una manciata di minuti tutte le ambizioni coltivate per quel ragazzo e per se stesso si fossero dissolte così rapidamente e senza enfasi alcuna. Quella data sarà invece per i due innamorati indimenticabile. Gli anelli del loro futuro matrimonio acquistati appena prima dell’incontro, l’amore che si sono promessi, rendono quel giorno davvero speciale. Raija finalmente può togliersi le scarpe, camminare scalza sui binari, e giocare con Olli al lancio delle pietre nell’acqua.

Al suono di un blues che rimanda alle sornioni  atmosfere kaurismäkiane, Juho Kuosmanen ci fa guardare e assorbire i ritmi, le voci, le abitudini di un popolo così lontano da noi, nato come parte di una natura sempre presente, anche solo nelle fattezze fisiche più genuinamente ‘rozze’, meno definite, che anche la gente di città ‘non può togliersi da dosso’; nella semplicità del divertimento che chi fa vita di villaggio rincorre e dell’essenziale a cui ambisce per dare un senso allo stare al mondo. La macchina da presa non perde mai il controllo di ciò che cattura, bilanciando le due prospettive esistenziali (la bucolica e la cittadina) anche nella mutevole patina visiva di un bianco e nero che si rivela scelta estetica più che riuscita. La sua implicita preferenza emerge naturalmente e diventa inevitabilmente anche la nostra (almeno la mia).

Maria Cera

  • Anno: 2016
  • Durata: 90'
  • Genere: Drammatico
  • Nazionalita: Finlandia, Svezia, Germani
  • Regia: Juho Kuosmanen

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