NWF (Nicolas Winding Refn autoreferenziale sin dal marchio acronimo ai propri lavori) porta a Cannes nel Concorso la sua riflessione su un tema assolutamente attuale e indispensabile: il ruolo della bellezza in un tempo in cui l’uomo ha dimenticato la sua finitezza, nascondendola sempre più in fondo al tappeto tecnologico, scientifico, economico con cui si illude di obliare la mancanza di eternità e controllo della propria esistenza. La vita si allunga e la perfezione sublima, dà potere……E nell’olimpo dei perfetti, giovinezza e bellezza diventano una vera e propria arma di eternità. NWF con The neon demon tenta di raccontare una delle ossessioni del XXI secolo. Tentativo fallito, pur con degli inserti e degli spunti interessanti. NWF sceglie l’unica immagine di bellezza femminile capace di competere e di smascherare gli artifici plastici ed illusori del bisturi, quella che solo la natura è in grado di donare, di dispensare. Una luce che abbaglia e acceca per lo stato di grazia e purezza che espande.
La giovane selezionata naturale Jesse (una incontaminata Elle Fanning), completamente sola al mondo, arriva a Los Angeles per diventare una modella. Qui si imbatte in un gruppo di donne ‘androidi’ affermate ed ossessionate del primato degli eletti da difendere e rafforzare, capitanate dalla truccatrice Ruby (l’affascinante Jena Malone), un conscio vampiro lesbico, che introduce la piccola Jesse nei primi provini e scatti fotografici. La bellezza di Jesse non tarderà ad affermarsi, ad annullare la flebile forza dell’artificio, a svelare la mediocrità estetica delle modelle con cui si confronta. La prima sfilata della giovane, eletta già a protagonista, segna la fine della sua umanità: Jesse perde la propria verginità esistenziale, diventa consapevole della propria superiorità, del potere che la sua bellezza è in grado di concentrare in lei. Nell’amplesso ideale con se stessa, Jesse comincia la sua metamorfosi disumana. Nella ossessione di onnipotenza in embrione la giovane non fa però i conti con Ruby e le ‘androidi’…Rifiutata nel desiderio di possesso fisico e sentimentale da Jesse, la necrofila Ruby e le ‘androidi’ la fagociteranno, per possederla in qualche modo e diventare lei in qualche modo.
L’errore principale del cinema di NWF, che ne marca irrimediabilmente la sua parzialità, è l’ancoraggio ad una estetica visiva incapace di fondersi ad una sostanza narrativa, di plasmarsi in un’identità cinematografica realmente originale. Uno stile patinato fine a se stesso ci mostra NWF, un’affettazione dell’occhio che se indubbiamente può superficialmente affascinare per atmosfere visive e sonore sospese, ellittiche, per gli inserti simbolisti (efficaci e affascinanti, gli scatti fotografici da flash-sparo, veri e propri colpi di fuoco-luce sui corpi bellissimi e mercificati della moda), sconsola per non riuscire ad andare oltre. Neppure in un non sense puro e definitivo, in una destrutturazione. Alla fine di tutto, The neon demon rimane un videoclip.
Maria Cera