Ovazione e sostegno del pubblico seguono la proiezione del documentario della cineasta americana Laura Poitras. Con lei sul palco ci sono Sara Harrison e Jacob Appelbaum, stretti collaboratori di Julian Assange, le cui vicissitudini politiche e giudiziarie e la sua vita (chiuso tra quattro mura dell’ambasciata di uno stato che gli ha concesso asilo politico) sono state oggetto di ricerca da cui è nato Risk.
Negli ultimi dieci anni WikiLeaks ha rivoluzionato il giornalismo, portando alla luce un modo di fare informazione capace di smascherare lo spionaggio industriale e la corruzione dei governi e di smuovere regimi (come gli eventi della Primavera Araba, durante i primi mesi del 2011)
La Poitras indaga sulla vicenda WikiLeaks partendo dalle origini e percorrendo insieme ai diretti interessati, tecnici, volontari, legali e giornalisti, le tappe che hanno portato Assange alla richiesta di asilo politico presso l’ambasciata dell’Ecuador in Gran Bretagna. Quella di Risk non è la ricostruzione dei fatti, ma il racconto delle varie fasi nel loro divenire, entrando anche nei momenti più privati del “protagonista”.
Nonostante la presenza della Poitras sia intuita dallo spettatore, la regista resta un narratore esterno, dal punto di vista formale; nella sostanza Laura Poitras sostiene la causa di Assange e sale sul palco della Quinzaine insieme alla Harrison e Appelbaum, che chiedono giustizia per Juliane Assange e invitano il pubblico a documentarsi su tutta la vicenda attraverso il sito http://www.freeassange.org/. Sebbene la risoluzione ONU del gennaio 2016 abbia decretato l’attuale stato di Assange all’interno dell’ambasciata dell’Ecuador a Londra come una vera e propria detenzione, lo chief editor di WikiLeaks continua a “non vedere la luce del giorno” come sottolinea Appelbaum.
Risk racconta anche dei rischi che si corrono quando ci si scontra con l’establishment: ci sono giornalisti che fanno i giornalisti, rivelando i fatti che scoprono, e quelli che fanno propaganda e negli Stati Uniti i giornalisti fanno propaganda contro Julian Assange, spiega Appelbaum, dicendo anche che non torna negli Stati Uniti da tre anni per paura di ritorsioni nei confronti della sua famiglia. E se anche per la Harrison continua questo esilio forzato, Laura Poitras è stata dichiarata anti-americana.
Torna nuovamente il tema scottante di che cosa vuol dire fare informazione, argomento che attraversa il cinema da sempre, dal Watergate di All The President’s Men di Alan J. Pakula all’inchiesta sulla pedofilia in Spotlight di Tom McCarthy oppure Truth di James Vanderbilt fino. E la Quinzaine des Realisateurs, sempre pronta a difendere la libertà di creare e diffondere, senza censure e in nome della verità, non manca nemmeno quest’anno di includere nel suo cartellone un’opera che probabilmente resterà nei circuiti di distribuzione più marginali, ma sarà sicuramente utile a scuotere gli animi.
Anna Quaranta