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69 Festival di Cannes: Rester Vertical (Staying Vertical) di Alain Guiraudie (Concorso)

Guiraudie scrive e dirige per ellissi. Non è importante spiegare, o cercare concatenamenti logici, o approfondire con dialoghi i pensieri. Racconto e immagini sono piuttosto a servizio di un’atmosfera in cui avvolgere tensioni, pulsioni, repressioni, la carnalità, la propria natura di uomo, padre, amante

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Leo (Damien Bonnard), un regista in cerca di ispirazione, si muove nel sud della Francia contemplando la natura. Affascinato dai lupi, vorrebbe vederne uno e invece incontra Marie (India Hair), pastore nella fattoria del padre (Raphael Thiry). Dopo un breve scambio di visioni divergenti, Guiraudie (Lo sconosciuto del lago – Queer Palm e Premio per la Regia Un Certain Regard 2013) inquadra i due in uno scambio di effusioni appassionate. Marie non tarda a portarlo a casa, dove vive con i due figli e il padre, un ‘lupo solitario’ che accetta senza proferir parola la loro relazione. Mentre l’attività creativa di Leo è senz’altro in una fase di stallo, la sua vita sessuale non lo è affatto e dopo nove mesi arriva il frutto del fertile amore. Un amore sessuale esaltato dai particolari del corpo su cui Guiraudie indugia, esponendoci con un close-up partecipativo anche negli attimi del parto, a seguito del quale Marie sprofonda in una depressione post gravidanza e Leo si riscopre padre premuroso.

Guiraudie scrive e dirige per ellissi. Non è importante spiegare, o cercare concatenamenti logici, o approfondire con dialoghi i pensieri. Racconto e immagini sono piuttosto a servizio di un’atmosfera in cui avvolgere tensioni, pulsioni, repressioni, la carnalità, la propria natura di uomo, padre, amante. In una delle sue escursioni in auto Leo approccia un ragazzo, Yoan (Basile Meilleurat), perché intrigato dal suo volto singolare (momento pasoliniano), incitandolo a darsi al cinema. Ancora più singolare e vago è il rapporto di Yoan con il vecchio Marcel (Christian Bouillette), da cui vive prendendosi cura di lui e della casa. I continui commenti denigratori di Marcel sulla (omo)sessualità del ragazzo celano davvero repulsione? O forse un desiderio carnale? O ancora una relazione sessuale effettiva o negata da una delle due parti? Guiraudie lascia ampio spazio all’interpretazione, preferisce una costruzione possibilista, quindi non mostra e non chiarisce. La sessualità è liberamente esplorata e vissuta, sebbene non in ogni caso consumata, corrisposta ed esplicitata. Leo è sempre coinvolto, quando non ne è addirittura il fulcro, nelle relazioni di seduzione-rifiuto che magnetizzano i suoi conoscenti. È un detonatore pronto a innescare introspezione e azione nel suo circondario. Il primo contatto è quello con Marie, sessuale, poi d’amore e poi di inspiegabile rottura, come se non ci fosse mai veramente stato collante tra di loro. La sua dipartita, all’inizio spiazzante, rafforza poi in Leo la consapevolezza del desiderio-bisogno di paternità senza necessariamente dover includere una controparte femminile-materna, peraltro totalmente rigettante verso la prole. Yoav è l’oggetto del desiderio, il ragazzo da portare in salvo, il quale intanto espleta una bizzarra funzione paterna verso il vecchio e burbero Marcel.

In un momento di imprevista vicinanza, lo schivo padre di Marie, il quale senza protestare aveva accettato in casa Leo – uno sconosciuto  apparso dal nulla – dopo la partenza della figlia con i due nipoti cerca di sedurlo, incontrando reticenza per via della relazione famigliare. L’esplorazione dell’universo maschile – abitato da padri single tormentati e naturalmente portati a relazionarsi con il proprio sesso, padri solitari in cerca di esperienze d’amore, giovani misteriosi e accudenti come fossero padri e anziani che si lasciano accudire come fossero figli e (spoiler) si accomiatano dal mondo in un ultimo atto di sodomizzazione – ruota intorno alla sessualità e si espande fino alla riflessione del maschio nel suo essere nel mondo. La scena dell’attacco dei clochard a un Leo che si realizza solo nel ruolo paterno e lo lascia teatralmente nudo prepara il terreno a una scena di sesso ossimorica (sesso come atto d’amore e di morte) che chiude incisivamente e ancora nella contemplazione dei corpi diverse linee relazionali. Leo a questo punto è ormai percepibile come una creatura mossa da sfaccettati istinti che provoca a sua volta reazioni e smuove emotivamente i suoi interlocutori, un outsider capace di sentire senza paura e di connettersi al mondo circostante sfondando i limiti del moralmente e ordinariamente possibile.

La storia dai ritmi discontinui, lenti e lunghi nella prima buona metà e più intensi e concentrati di azione e messa in scena verso la fine, culmina in un emblematica rappresentazione del metaforico incontro tra agnelli, uomini e lupi.

Francesca Vantaggiato

  • Anno: 2016
  • Durata: 98'
  • Genere: Drammatico
  • Nazionalita: Francia
  • Regia: Alain Guiraudie

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