Milano calibro 9 è un film noir-poliziottesco del 1972, scritto e diretto da Fernando Di Leo, con Gastone Moschin, Barbara Bouchet, Mario Adorf e Philippe Leroy, uscito in Italia il 25 febbraio 1972. Il film è il primo capitolo della trilogia del milieu del regista. Il titolo della pellicola è quello di un’antologia di racconti di Giorgio Scerbanenco: l’idea del pacco bomba e dello scambio dei pacchi è tratta da Stazione centrale ammazzare subito e le caratteristiche del personaggio di Ugo Piazza sono, invece, riferimenti ai racconti Vietato essere felici e La vendetta è il miglior perdono.
Trama
Uscito di prigione dopo tre anni scontati per una rapina, Ugo Piazza, già corriere di un trafficante di valuta, l’Americano, viene aggredito e percosso a sangue dagli uomini di quest’ultimo – guidati da Rocco, il suo braccio destro – che lo accusano d’aver tenuto per sé 300.000 dollari che gli erano stati affidati. Poiché Ugo nega d’aver rubato quei soldi, l’Americano decide di riassumerlo, per poterlo controllare. Uno dei corrieri viene ucciso, mentre spariscono i 30 milioni di lire che egli portava con sé. Stavolta l’Americano accusa un amico di Ugo, Chino, un assassino di professione che vive con il padrino Don Vincenzo. Chiamato con Rocco e altri a uccidere Chino, Ugo si rifiuta per cui l’Americano torna a pensare che anche il secondo colpo sia opera sua…
Con Diamanti sporchi di sangue, diretto nel 1978, Di Leo tornò sui temi di Milano calibro 9, realizzando una sorta di remake, che si doveva intitolare Roma calibro 9, ambientato a Roma. Claudio Cassinelli interpreta la parte che fu di Gastone Moschin, mentre Martin Balsam quella di Lionel Stander. È presente anche Barbara Bouchet, che praticamente interpreta lo stesso personaggio di Milano calibro 9. La famosa scena della go-go dancing di Barbara Bouchet è omaggiata in Grindhouse – Planet Terror di Robert Rodriguez, in cui a compierla è l’attrice Rose McGowan.
Nel videoclip del brano Record player dei Vinylistic sono riprese e rimontate diverse scene del film. Frank Wolff e Luigi Pistilli, i due attori che interpretano rispettivamente il commissario capo e il vicecommissario Mercuri, furono accomunati nella vita reale da un triste destino: entrambi infatti morirono suicidi in seguito a gravi forme depressive. Il regista del film Fernando Di Leo appare in un cameo ad inizio film: è l’uomo che esce dalla cabina del telefono in piazza del Duomo.