Il rapimento di Aldo Moro, la penetrazione della mafia in tutti i gangli della vita economica, politica e sociale del paese, il caso Sindona, la messa in cassa integrazione degli operai della Fiat (cui seguirono numerosi suicidi), Ustica, la strage del treno Italicus, la strage di Bologna, Berlinguer, ultimo vero interlocutore delle masse, la strage di Capaci, quella di via D’Amelio, Raul Gardini, Forlani, Mario Chiesa, Di Pietro, Tangentopoli, e, in ultimo, la fine della Storia con l’insediamento di Silvio Berlusconi, ovvero l’inaugurazione della fase terminale della degenerazione antropologica degli italiani, con un ventennio di leggi ad personam e di promesse mai mantenute.
Tratto dal libro omonimo di Enrico Deaglio, che ripercorre gli ultimi trent’anni del nostro paese (dal 1978 al 2008), Patria, prodotto, diretto e sceneggiato da Felice Farina rievoca, attraverso un sistematico lavoro di assemblaggio di immagini di repertorio (molte delle quali provenienti dall’archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico), alcuni dei più significativi eventi di storia recente, a partire dalla protesta messa in atto da un agguerrito operario che, per attirare su di sé l’attenzione dei media, sale su una torre della fabbrica in cui lavora, la quale, in vista di una dislocazione, sta per cessare la propria attività, rendendo disoccupati quaranta lavoratori.
Salvo Borgna (un buon Francesco Pannofino) è una persona dal temperamento sanguigno, di destra, ‘fascita’, berlusconiano, tant’è che entra in conflitto con il rappresentante sindacale dell’azienda, Giorgio Bettenello (Roberto Citran) che, invece, è un uomo di sinistra depresso e sfiduciato, in considerazione del progressivo e inesorabile smantellamento dei diritti acquisiti a seguito di numerose lotte. Si ritrovano entrambi sulla cima di una torre dando vita ad un acceso confronto, cui si unisce, successivamente, un terzo personaggio, Luca Ottolenghi (Carlo Gabardini), il quale, ipovedente e autistico, conosce però a menadito tutti i fatti tracciati nel volume di Deaglio, visto che egli stesso, nato nel 1978, risulta essere proprio il prodotto di quella storia su cui è sorto un infuocato dibattito. I tre miserabili, reietti, dimenticati, tessono una inconsueta alleanza, nella misura in cui sono fatalmente accomunati da un destino che incombe su di loro, e che, malgrado tutto, li unisce. La tragedia del licenziamento stavolta può anche fornire l’occasione di ritrovarsi per elaborare nuove strategie e tentare di reagire alle dinamiche di un mondo in cui la massimizzazione del profitto non concede tregua, infischiandosene dei destini di coloro che onestamente vivono del proprio lavoro. L’esito è rocambolesco, eppure Farina instilla un germoglio di speranza in una narrazione che sembrava non dare alcuna possibilità ai protagonisti.
Sui titoli di coda scorrono alcune didascalie che contrassegnano tutti gli eventi e i personaggi sfilati negli 87 minuti di visione, e, in tal senso, il regista fornisce un compendio per quegli spettatori più giovani che necessitassero di qualche ragguaglio. Farina realizza una felice fusione tra documentario e fiction, in maniera snella, fluida, tenendo desta l’attenzione di chi guarda, e riuscendo nel difficile tentativo di riproporre un cinema d’impegno che abbia il coraggio di restituire la realtà senza fronzoli, e al tempo stesso in grado di guardare al futuro con speranza. Niente retorica, dunque, né ottimismo a buon mercato, piuttosto un’analisi disincantata dei fatti e fiducia nella capacità di elaborare nuove forme di organizzazione del lavoro attraverso cui smarcarsi da un destino che pare non essere più evitabile. Un monito, dunque, a non lasciarsi precipitare nel calderone del qualunquismo e della commiserazione.
Pubblicato da Istituto Luce Cinecittà e distribuito da CG Entertainment, Patria è disponibile in dvd, in formato 2.35:1 con audio in italiano (DD 2.0 e DD 5.1) con sottotitoli per non udenti e in inglese. Negli extra il trailer.
Luca Biscontini