Sinossi: Il giovane Sid è cresciuto con la madre Arabella in un’allegra e particolare comunità a Monopoli in Puglia, dove dominava una forte passione per il cinema e ci si confrontava sotto tutti i vari aspetti della vita. Il suo rapporto con Arabella è sempre stato fatto di incomprensioni. Dopo essere stato lontano per anni dai luoghi della sua infanzia, dove nel frattempo la madre ha aperto un’arena cinematografica, Sid si ritroverà a comprendere le varie sfumature umane ed esistenziali compreso il rapporto con sua madre.
Recensione: La regista torinese Emanuela Piovano firma un’opera che ha come protagonista Laura Morante nei panni di una pasionaria del cinema e che ha come titolo L’età d’oro, tratto dall’omonimo libro di Francesca Romana Massaro e Silvana Silvestri. Il film esce nei cinema italiani il 7 aprile ed è prodotto da Kitchen Film, in collaborazione con Rai Cinema e in associazione con BNL – gruppo BNL PARIBAS attraverso il contributo dell’Apulia Film Commission e con il sostegno della Film Commission Torino Piemonte. Il film verrà presentato al Bif&St 2016 – in concorso nella sezione ItaliaFilmFest/Nuove proposte.
Il film è basato sulla figura realmente esistita di Annabella Miscuglio, una femminista convinta che scrisse moltissimi saggi sul ruolo della figura femminile nel cinema e che girò anche un paio di cortometraggi, oltre a essere stata la fondatrice del Film Studio. Ne L’età d’oro la Piovano ci racconta il personaggio di Arabella (Laura Morante), una donna che lotta fino all’ultimo per tenere aperta un’arena cinematografica, affiancata da amici e collaboratori, un salotto che ha rappresentato una seconda casa per il pubblico, registi, critici e studiosi di cinema. Una figura di donna forte, idolatrata da molte persone e dotata di una capacità di non arrendersi a nessuna difficoltà, una figura che il figlio Sid non è mai riuscito a capire realmente, il quale desiderava una madre normale e più presente.
Arabella è circondata dai suoi uomini, il figlio Sid e i compagni di vita e di lavoro Jean interpretato da Gigio Alberti, Bruno (Giulio Scarpati), e dalle sue fedeli collaboratrici Vera (Eugenia Costantini) e Rosaria (Giselda Volodi). Tra le verbosità melensa dei dialoghi, immagini didascaliche girate in Super – 8, una regia povera di idee e nonostante la presenza di bravissimi attori come Stefano Fresi nei panni del proiezionista o del noto critico cinematografico Adriano Aprà, la Piovano nelle sue intenzioni vorrebbe mettere in scena un delicato omaggio al cinema, ma che ahimè fatica ad esserlo.
Giovanna Savino