Diretto dal Christopher Landon regista de Il segnato (2014) – ovvero lo spin off della chiacchieratissima saga Paranormal activity – e sceneggiatore, tra l’altro, del thriller Disturbia (2007) di D.J. Caruso, apre immediatamente tramite convincente, farsesco prologo ambientato all’interno di un laboratorio da cui prende il via proprio la zombesca epidemia del titolo.
Mai visto nelle sale cinematografiche italiane, Manuale scout per l’apocalisse zombie (2015) viene reso disponibile direttamente su supporto blu-ray tricolore da Paramount, portandoci a conoscenza dei tre giovani scout amici per la pelle che, con le fattezze di Tye Sheridan, Logan Miller e Joey Morgan, si trovano costretti ad unire le proprie forze a quelle di una tanto sexy quanto tosta cameriera ai tavoli di uno strip club interpretata dalla Sarah Dumont di Don Jon (2013) per lottare contro la spaventosa invasione di aggressivi infetti che sta seminando morte e distruzione.
E, mentre il David Koechner di Final destination 5 (2011) veste i panni del capo reparto dei protagonisti e la porno attrice Missy Martinez appare brevemente nel ruolo di una pettoruta poliziotta che, per la gioia dei fan, non dimentica di sfoggiare il proprio topless, non è certo un’escursione nel locale delle spogliarelliste – probabilmente subendo l’influenza dello Zombie strippers (2008) con Jenna Jameson e Robert Englund – a risultare assente nel corso della oltre ora e mezza di visione, comprendente nel cast anche la veterana Cloris Leachmann, vincitrice del premio Oscar grazie a L’ultimo spettacolo (1971) di Peter Bogdanovich.
Oltre ora e mezza di visione che, approdante ad una strage di salme ambulanti proto-Splatters – Gli schizzacervelli (1992) – all’interno di una discoteca, proprio come il sanguinolento cult di Peter Jackson si prende tutt’altro che sul serio, infarcita di non poca ironia nell’inscenare morsi sul sedere, una grottesca evirazione, teste infilzate ed altre che esplodono.
Per non parlare di un cunnilingus che va a finire decisamente male; man mano che gli spargimenti di liquido rosso aumentano e che, rapiti da un ritmo decisamente coinvolgente, assistiamo sia al momento in cui uno zombi fan di Britney Spears viene distratto cantandogli Baby one more time, sia all’entrata in scena di cervi e gatti resi non poco pericolosi dall’inarrestabile morbo.
Con la risultante di una commedia al morto vivente che va sicuramente ad affiancare analoghi esempi di poco precedenti quali L’alba dei morti dementi (2004) di Edgar Wright e Benvenuti a Zombieland (2009) di Ruben Fleischer, ma anche che – in parte a causa della minima presenza di effetti digitali, in parte per la volontà di incentrarsi sul tipico manipolo di sfigati impegnati a salvare il mondo – non può fare a meno di lasciar intendere il lodevole tentativo di omaggiare il bel cinema destinato ai ragazzi sfornato negli anni Ottanta, da I Goonies (1985) di Richard Donner a Scuola di mostri (1987) di Fred Dekker.
Quindi, il divertimento è assicurato… con due scene eliminate, ventinove minuti di dietro le quinte e sguardi al trucco, ai costumi e alle coreografie messe in atto per le movenze dei mostri in questione.
Francesco Lomuscio