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La vecchia commedia tricolore targata CG, tra Pozzetto, Bombolo e Carlo Giuffré

Segnali dall’universo digitale. Rubrica a cura di Francesco Lomuscio

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Si comincia nel 1656, dove, sotto l’egidia della Santa Inquisizione, l’inflessibile cardinal Altieri fa confessare e condanna al rogo la strega romana Finnicella, cui concede anima e corpo la brava Eleonora Giorgi; la quale, stretto un patto con il diavolo Asmodeo alias Helmut Berger, ottiene il permesso di reincarnarsi alla fine del XX secolo.
È così che, con la bella e furba fattucchiera decisa a sfruttare la sua nuova vita per far scontare le pene dell’inferno a un discendente diretto del proprio aguzzino, gli specialisti della commedia popolare nostrana Castellano e Pipolo mettono in piedi tramite Mia moglie è una strega (1980) il loro remake non dichiarato di Ho sposato una strega (1942) di René Clair.
Remake non dichiarato che, comprendente nel cast Lia Tanzi e i caratteristi Dino Cassio, Nando Paone e Sandro Ghiani, pone un Renato Pozzetto sulla cresta dell’onda nei panni del pacato agente di borsa Emilio Altieri, destinato a vedere non poco ostacolato il suo imminente matrimonio proprio dalla donna, che si è fatta assumere come segretaria.
Man mano che, non mancano volate a bordo di una scopa e che il protagonista di Un povero ricco (1983) e Da grande (1987) – il quale si concede anche una assurda conversazione con Humphrey Bogart all’interno di una tv (!!!) – sfodera il consueto campionario di battute volte a divertire con leggerezza.

Una vacanza del cactus
Un titolo da recuperare che, corredato di trailer, è Mustang Entertainment a riscoprire su supporto dvd sotto distribuzione CG, come pure Una vacanza del cactus (1981) di Mariano Laurenti e Il trafficone (1974) di Bruno Corbucci.
Il primo parte dalla figura di Zerboni, ovvero Enzo Cannavale, il quale, partito insieme a tutto il personale della Zerboni & Basta per una vacanza premio in Grecia, a Rodi, incarica il suo magazziniere Augusto di tenere a bada la moglie miope, in quanto deciso a conquistare Angela, incarnata dalla starlette della celluloide sexy nostrana Anna Maria Rizzoli.
L’Augusto che, interpretato dal mitico Bombolo, capace di strappare risate ogni volta che apre bocca, si è prefisso dal canto suo di trovare la tomba di un suo zio morto proprio nella loro meta e di piantarvi un cactus affidatogli a Roma dalla anziana zia vedova.
Al servizio di oltre un’ora e mezza di visione con un doppiato MarioBorotalcoBrega incluso in un piccolo ruolo e il cui esile plot, come c’era da aspettarsi, altro non rappresenta che un pretesto per poter tirare in ballo l’immancabile sequela di gag ed equivoci; con tanto di torte in faccia, il Vincenzo Crocitti di Un borghese piccolo piccolo (1977) compreso nel mucchio e senza dimenticare docce nude e spogliarelli femminili spiati.

Il trafficone
Ed è proprio Crocitti, come pure Cannavale, a rientrare tra i volti noti presenti nel secondo, al cui centro troviamo Carlo Giuffré nella parte di Vincenzo, padre di tre figli che, deciso ad escogitare un modo facile per fare soldi, s’improvvisa dottore specializzato nella cura dei rapporti amorosi in crisi facendosi chiamare Gaetano D’Angelo.
Il tutto all’insaputa dei familiari e costruendosi una nutrita clientela; almeno fino al momento in cui alla trascurata moglie Angelina, con il volto della Rita Calderoni vista nei polselliani La verità secondo Satana (1972) e Riti, magie nere e segrete orge nel Trecento (1973), viene consigliato il nome di D’Angelo (!!!).
Man mano che l’esilarante colonna sonora a firma di Ubaldo Continiello – evidente anticipatrice dell’arcinota Il ballo del qua qua di Romina Power – accompagna l’agglomerato di poco vestite situazioni e siparietti comici atti a tirare in ballo, oltre a un Lino Banfi “marito ingrifeto”, AdrianaCaligolaAsti, Gianni Agus, TinaSalon KittyAumont, una vergine Marilù Tolo e, addirittura, un giovane Massimo Dapporto ancora lontano dal vortice delle fiction da piccolo schermo che lo ha risucchiato tra la fine del XX secolo e l’inizio del XXI.

Francesco Lomuscio

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