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Cannes 68: Aftertought di Elad Keidan e Panama di Pavle Vučković

Due opere prime in concorso per la Camera d’Or al Festival di Cannes

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AFTERTOUGHT di Elad Keidan

Un giovane e confuso poeta che rimanda la chiamata alla leva israeliana e sogna di emigrare… Un ex archeologo depresso, immerso nell‘alienazione infantile di osservare il mondo che attraversa… La citta di Haifa vissuta ─ vista dal monte Carmelo, attraversato dai due protagonisti e dalle loro parallele riflessioni esistenziali, insieme agli strani e divertenti incontri umani in cui si imbattono… L‘opera prima dell‘Israeliano Elad Keidan, in proiezione speciale e in concorso per la Camera d‘Or (premio destinato alla migliore Opera Prima) è una delicata e sopra le righe pellicola esistenziale, dove il vecchio e il nuovo di Israele, le sue contraddizioni, le sue tradizioni, vengono estrapolate nel racconto di due vite che simboleggiano la tensione al passato e quella al futuro di un Paese. Uri si sente compresso da una società che impone un vero e proprio atto di fede, a prezzo di qualunque autodeterminazione. Moshe é chiuso in un passato individuale dominato dal dolore e dal senso di colpa dal quale non riesce ad affrancarsi, lasciandosi cullare dalle passeggiate quotidiane sulle scalinate del monte Carmelo dove la vecchia Israele pulsa e vive. Elad Keidan ci regala una piccola pellicola godibile e fresca, che si prende un po’ in giro, filosofeggiando con il caso e l’ironia sulla difficoltà di tenere la giusta direzione da dare a se stessi e alla terra che si abita.

Panama

PANAMA di Pavle Vučković

L‘amore ai tempi del porno e dei social media, il tema della seconda pellicola vista in proiezione speciale, anch‘essa candidata alla Camera d‘Or. Panama è un‘opera prima che non ti aspetti per la maturità visiva e narrativa capace di mostrarsi in un crescendo simultaneo. Il regista serbo Pavle Vučković azzecca il tema e la struttura in cui incanalarlo׃ una storia d‘amore e di sospetto tra due giovani (Jovan e Maja), incapaci di esporsi completamente, mettersi in gioco in una relazione, rivelare i propri sentimenti. Rimanere in superficie fa comodo ed evita sofferenze, ed i social network incamerano una finzione emotiva che aiuta a costruirsi una barriera. Jovan, che per primo mette le mani avanti proponendo una relazione aperta, viene completamente coinvolto in una spirale del sospetto dai video postati da Majia. Al computer Jovan ha ben in mostra la scissione tra il loro rapporto (la cui verità simbiotica si mostra nel sesso pieno, complice e adulto che praticano) e un’altra Majia… Così diversa dalla normale e tranquilla ragazza che si rapporta a lui. L’ossessiva visione dei video e dei posti indicati dalla ragazza, unita alla fruizione del porno che Jovan consuma, insinua in lui la menzogna del tradimento… Il giovane perde sempre più lucidità, allontanando indirettamente l’unica ragazza a cui sentiva veramente di appartenere. Pavle Vučković mescola realtà e finzione in veri e propri pezzi di un puzzle, dando vita ad una terza verità, reale o fittizia che sia. Questo è il serio problema che i social network producono: una terza vita.

Maria Cera

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