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Amabili resti

«Tratto dal best seller “Amabili resti”, scritto da Alice Sebold, parte da questa esile idea di partenza l’undicesimo lungometraggio diretto dal neozelandese Peter Jackson…».

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1973. Brutalmente assassinata dal vicino di casa George Harvey (Stanley Tucci), la quattordicenne  Susie Salmon (Saoirse Ronan) continua a vegliare sulla sua famiglia, intrappolata in una dimensione onirica tra cielo e terra.

Tratto dal best seller Amabili resti, scritto da Alice Sebold, parte da questa esile idea l’undicesimo lungometraggio diretto dal neozelandese Peter Jackson, capace di cominciare dalle esagerazioni splatter di cult come Bad taste-Fuori di testa (1987) e Splatters-Gli schizzacervelli (1992) per arrivare alla vittoria del premio Oscar con Il Signore degli anelli-Il ritorno del re (2003), passando attraverso raffinate opere d’impronta decisamente autoriale come Forgotten silver (1995) e Creature del cielo (1994).

Ed è soprattutto quest’ultimo a tornare in mente dal momento in cui, grazie agli ottimi effetti speciali visivi, viene tirato in ballo quello che possiamo definire un magico limbo caratterizzato da paesaggi e situazioni fantastiche.

Magico limbo che, complice l’eccellente fotografia di Andrew Lesnie (Il Signore degli anelli), finisce per fare quasi da scenografia principale ad una vicenda sceneggiata dallo stesso regista insieme a Philippa Boyens (King Kong) e Fran Walsh (Sospesi nel tempo), e capace di coinvolgere efficacemente attraverso un teso ma lento ritmo narrativo.

Con momenti che possono far tornare alla memoria titoli del calibro di Ghost-Fantasma (1990) e The sixth sense-Il sesto senso (1999), Stanley Tucci (Tu chiamami Peter) in una delle migliori prove della sua carriera, e la famiglia Salmon rappresentata da Mark Wahlberg (Max Payne), Rachel Weisz (La mummia), Susan Sarandon (Thelma & Louise) e Rose McIven (Donne in topless che parlano della loro vita)..

Tra suspense e speranza e la consueta, maniacale attenzione per i dettagli, mentre l’insieme oscilla continuamente tra la sete di vendetta della protagonista e il desiderio di vedere guarire i suoi cari, ormai sull’orlo del disfacimento psicologico.

Il Re Mida di Hollywood Steven Spielberg ne è il produttore esecutivo.

Francesco Lomuscio

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