«“Il metodo Orfeo”, giallo/horror diretto dal giovane Filippo Sozzi, non è altro che un omaggio all’antico cantore greco sceso negli inferi per riportare in vita l’amata Euridice, ma è anche l’affascinante sistema che i due protagonisti, un giovane scrittore ed una sua collega illustratrice, utilizzano come fonte di ispirazione per le loro opere.»
Siamo sempre lieti quando il cinema italiano torna ad offrire chiari esempi di pellicole, per così dire, di genere, e ancor di più possiamo esserlo se il prodotto realizzato si rivela piacevole ed alquanto riuscito, pur non allontanandosi mai troppo dalle rigide regole che tale genere impone.
“Il metodo Orfeo”, giallo/horror diretto dal giovane Filippo Sozzi, non è altro che un omaggio all’antico cantore greco sceso negli inferi per riportare in vita l’amata Euridice, ma è anche l’affascinante sistema che i due protagonisti, un giovane scrittore ed una sua collega illustratrice, utilizzano come fonte di ispirazione per le loro opere. I due infatti, come dimora per il loro ultimo libro, scelgono un’isolata villa di campagna nel cuore del Mediterraneo, illuminata dal sole e circondata dal verde ma anche attanagliata da un oscuro passato che pare non aver mai abbandonato il posto. La villa fu infatti teatro di un misterioso massacro che anni prima divenne un controverso caso di cronaca nera, gettando su di essa, già per nulla ben vista dagli abitanti dell’isola, la consueta superstizione tipica delle piccole aree paesane del sud. Gli ingredienti per sbizzarrirsi in un buon film nostrano in perfetto bilico fra il giallo e l’horror sono sul tavolo: casa maledetta tornata ad essere abitata, ambigui personaggi secondari che gettano le basi per infarcire l’intelaiatura del mistero, strane apparizioni di anime tormentate e ovviamente l’accoppiata di protagonisti con lui mai troppo convinto e lei nel ruolo di pseudo eroina forte ma ambigua. Basi sfruttate a pieno certo ma comunque dipanate con sobrietà, senza strafare e, seppur con notevole lentezza, con la capacità, oggigiorno rara, di coinvolgere lo spettatore addentrandolo nei remoti orrori con un’ intelligenza a volte fin troppo logica e ancora un po’ scolastica.
A metà fra “Shining” e “Amityville Horror”, con tutte le accortezze del caso, per una sperimentale scommessa che non può che promettere bene, sia per le capacità registiche di Sozzi, con un inizio virtuosistico niente male (occhio al bicchiere!), che per la credibilità del nostro cinema in campo horror. Interessante l’ambientazione solare in contrapposizione ai cupi avvenimenti e tutto sommato credibile l’affiatato gruppo d’attori, solo un po’ troppo teatrale. Sceneggiatura di Sabrina Sappa, Alessandro Gentini e del regista.
Manuele Berardi
Vuoi mettere in gioco le tue competenze di marketing e data analysis? Il tuo momento è adesso!
Candidati per entrare nel nostro Global Team scrivendo a direzione@taxidrivers.it Oggetto: Candidatura Taxi Drivers