Come è bella Sabaudia. Donata Carelli, già dalle prime pagine del suo bel libro, Un barattolo pieno di lucciole-Storia di Igor Man e Maria Rosa Carreri, ci racconta, sempre rapita, come gli appare in quei precisi momenti, proprio di assoluto abbandono al racconto, la sua Sabaudia: “il monte Circeo, oltre la vetrata, appare come una dama bruna col capo reclino”. Sabaudia, nel libro di Donata Carelli, non è mai assente. Anzi è una costante presenza. Sabaudia rimane proprio agguerrita, raccolta da Donata in un fascino enorme ed ambiguo, quasi un’evocazione perenne che la scrittrice vuole rivolgere al mito, alla storia, al silenzio. Un silenzio che in definitiva urla, distingue, sottolinea. Il libro di Donata già dal titolo è una poesia, Un barattolo pieno di lucciole, un titolo poi accompagnato da un esauriente sottotitolo, Storia di Igor Man e Maria Rosa Carreri. Ci accorgiamo, man mano che lo sfogliamo e lo catturiamo, che abbiamo tra le mani veramente un gioiello. E’ un libro che vogliamo non venga mai disperso tra gli scaffali di una libreria, ma che venga, al contrario, proprio posseduto, gestito dal lettore, consumato tra le sue dita. Ci aiuta a capire davvero la personalità e la cultura di Igor Man, il celebre giornalista de La Stampa Igor Manlio Manzella, l’uomo e lo scrittore, anzi il vecchio cronista come lui semplicemente si definiva, che del suo lavoro, sempre in giro per il mondo più disperato, aveva fatto proprio una necessità di vita. Una vita che ci ha raccontato con candore, passione estrema fino al pericolo, ma soprattutto con le verità che solo il cuore può dettare; quelle che sono stati i dolori di un popolo, il Vietnam ad esempio, perché proprio quando noi vivevamo tanti anni di pace assoluta era invece al centro di una guerra assurda, ma anche dal Canale di Suez, attraverso la cronaca di quella che era stata chiamata la guerra dei sei giorni, poi gli orrori della Palestina, l’embargo di Cuba, l’assassinio di Sadat in Egitto, il Kuwaith e Saddam Hossein, personalmente ricordo di averli approfonditi con facilità e passione solo dalle sue cronache.
Tutti gli uomini più grandi della terra sono passati dal taccuino di Igor Man, i ritratti corposi degli uomini più responsabili, ed anche dei più irresponsabili, hanno fatto i conti con la sua penna e la sua ragione, Ernesto “Che” Guevara, Khomeini, Arafat, Fidel Castro, Gheddafi. Donata Carelli ha voluto rendere navigabile tutto questo patrimonio e lo ha fatto attraverso, più o meno, le stesse sue armi, il cuore aperto alla moglie di Igor, Maria Rosa Carreri. Quella che in verità nasce come una lunga intervista, con l’intenzione primaria di conoscere e di capire fino in fondo, finalmente, l’uomo, Igor Man, diventa effettivamente, con la traduzione della mente, un romanzo. Un romanzo perfetto, di quelli veri, denso di verità essenziali, che documentano la realtà, anzi una verità che sembra sfuggire tendenzialmente sempre di mano, continuamente. Un docu-romanzo, come si potrebbe dire, parafrasando quello che succede nel cinema quando un regista decide di raccontare il fatto, vedendolo ed accettandolo solo attraverso la realtà dell’accaduto. Intanto Igor Man, proprio come Donata, amava dalle viscere la cittadina di Sabaudia. E’ un amore che è stato incontenibile, che calcava proprio la fisicità di questo territorio. Lo aveva confessato proprio a Donata, Igor Man, in una intervista chiesta molto tempo prima, prima cioè che in Donata nascesse il motivo, che si è tramutato poi nella necessità del libro. Igor Man così rispondeva a Donata: “mi sono innamorato di questa terra, anzi del suo straordinario silenzio. Ed in questa realtà chiamata Sabaudia mi ci sono tuffato letteralmente dentro. Ed ho ricavato frutti meravigliosi. I sabaudi sono davvero un mix, che io definisco felice, di veneti e di ciociari. Il popolo dei sabaudi ha conservato dai veneti proprio la discrezione massima, mentre dai ciociari ha ereditato la massima saporosità della vita. Poi di un luogo cii si innamora, ci si può innamorare, come ci si innamora di una donna. E puoi anche non sapere nemmeno perché. Ma accade. E’ la magia, il fascino, il mistero di un luogo rispetto ad un altro, di una donna rispetto ad un’ altra donna”.
Donata, pensiamo, intuisce subito che Igor Man, in verità, è molto più di un semplice giornalista, anzi di un vecchio cronista, come lui dice sempre, molto semplicemente, di essere. E Donata lo intuisce subito, crediamo già dalla sua infanzia, visto che ha avuto la fortuna di conoscerlo quando ancora era una bambina e lui già assaporava le gioie delle lunghe estati a Sabaudia. Entrare nella vita di Igor Man sarà stata una necessità forte per Donata. Quando Igor Man muore l’idea di Donata non si seppellisce con lui, anzi. Cambia forse solo il procedimento di analisi, non più svolto in prima persona con Igor, ma attraverso la moglie, Maria Rosa Carreri. Ed il metodo di lavoro, di conoscenza scelto, forse è qui che vira, in definitiva, di rotta: diventa quella che tutto sommato è Un barattolo pieno di lucciole, la lunga cronaca di un amore coniugale proprio speciale. Capire quindi Igor Man, ora dopo ora, giorno dopo giorno, attraverso la cronaca di questo matrimonio speciale. Perché il rapporto che ha legato Maria Rosa ad Igor è stato davvero speciale. E proprio questo metodo scelto da Donata, come lei se ne è servita anzi, a fare sì che Un barattolo peno di lucciole-Storia di Igor Man e Maria Rosa Carreri sarà, pagina dopo pagina, non più una lunga intervista ma un deciso romanzo.
La scrittrice Donata Carelli viene dal cinema, ha una lunga frequentazione professionale con lo sceneggiatore e scrittore Ugo Pirro, “il mio maestro” come lei lo considera, “tutto ciò che so del cinema lo devo a lui”. Ugo Pirro è il padre del copione più contro e più scomodo della cultura italiana degli anni settanta, un copione che verrà a lungo discusso nelle scuole di cinema, quell’Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, il bellissimo film diretto da Elio Petri nel 1970, dove, sia Ugo Pirro che Elio Petri, per le idee dichiarate nel film, rischiarono esattamente l’ arresto. Le ingiustizie, le arroganze, lo sfruttamento in quei preziosi e libertari anni venivano denunciati anche, forse soprattutto, dalle forze culturali. Ad Ugo Pirro, Donata Carelli insieme a Alessandro Anselmi, Mariella Sellitti e il regista Daniele Di Biaso hanno dedicato un toccante ritratto cinematografico, Soltanto un nome nei titoli di testa, un titolo che riprende un po’ quella che era una sua convinzione sulla considerazione che il mestiere dello sceneggiatore continua a portarsi dietro nel cinema italiano. Un titolo che lo stesso Pirro aveva usato in una delle sue ultime felici fatiche letterarie. Ora Donata Carelli ha pronto un nuovo copione cinematografico, 2 euro l’ora, che è stato discusso, come una lezione di scrittura innovativa per il cinema, alla National Academy Art & Sciences di New York. Dice Donata Carelli: “è una storia drammatica, nata da una tragedia accaduta in Campania nel 2006, quando due donne, una di 49 ed una di 15 anni che cucivano materassi in uno scantinato per due euro l’ora, morirono in un rogo improvviso”. Noi siamo felicissimo di questo, il progetto di Donata ci fa tornare in mente, proprio negli intenti, nella denuncia, forse anche nella poesia tragica, un vecchio ed importante film di Giuseppe De Santis, Roma ore 11, girato dal grande regista di Fondi nel 1952.
Nel finale del suo libro, Un barattolo pieno di lucciole, proprio ad incastro con la storia di Igor e di Maria Rosa, Donata Carelli sembra percorrere anche una nuova verità, più felice e personale proprio quando si sofferma e decanta la felicità che prova al suo ritorno a Sabaudia:
Fiumicino. Nubi basse. Non appena tocchiamo terra, accendo il telefono. Un messaggio di Stefano. Due messaggi di mia mamma che in latino mi scrive “Ubi es?”. Tutto regolare. Poi dieci chiamate, dico dieci, da Andrea D’Ambrosio, il mio amico regista.
Che succede? Mentre lo chiamo, cercando l’auto nel parcheggio sterminato multipiano, mi dico che se è per cambiare ancora il finale del film mi rifiuto, che se è l’ennesima revisione di sceneggiatura mi rifiuto, ecc.ecc.
Ma la voce di Andrea è fintamente calma e carica di emozione.
“Sei seduta o in piedi” mi chiede e già ride.
Andrea, che c’è?
“2 euro l’ora” ha avuto il finanziamento dal Ministero… Siamo film di interesse culturale”.
Pontina bagnata, Pontina trafficata. Guido e rido da sola. Ai miei l’ho già detto, Stefano dice che la ruota gira. A Mariarosa lo dirò di persona, appena arrivo.
Donata Carelli, raggiante, felice, adesso non ha occhi e non ha cuore che per la sua Sabaudia: “la torre del comune di Sabaudia, alta e vestita di bianco, compare con la sua figura materna in fondo alla Migliara 53 e con due braccia di parco mi stringe a se… Sabaudia, oh cara, sono tornata!”
Giovanni Berardi