fbpx
Connect with us

Mubi Film

‘Beau Travail’, quell’oscuro film sul desiderio maschile

Un lungometraggio di Claire Denis ambientato nel Gibuti in una postazione della Legione straniera francese, che capta i misteri più reconditi della mascolinità, tra indefinibile fascinazione e bagliori moderni di grecità. Per molti, tra i migliori film della storia del cinema

Pubblicato

il

Presentato in sordina nel 1999 in prestigiosi festival come la Berlinale e la Mostra di Venezia, Beau Travail di Claire Denis, ora disponibile su MUBI, possiede quell’esattezza dei classici da riscoprire oltre la coltre del tempo, per scandagliare i segreti di una regia che intercetta l’invisibile nella corporeità, il desiderio virile in una reticenza di senso che disinnesca i luoghi comuni dell’immaginario bellico, infine l’estetica senza languori di una bellezza apollinea maschile sempre più irreperibile al cinema, in un apparato figurativo dove familiare e ignoto si compenetrano senza risposta e con interrogativi indefinibili e irrisolti.

Tratto liberamente dal romanzo postumo Billy Budd, marinaio di Herman Melville, nelle dinamiche triangolari tra un sergente maggiore, un comandante e una prestante recluta la regista compone uno scacchiere di sentimenti e stati d’animo primigeni, dall’amore (appena accennato e contorto, omosessuale e latente) all’invidia più competitiva, dalla fratellanza alla catarsi più euforica. Ideato originariamente come progetto televisivo, Beau Travail dal 2022 si impone nella prestigiosa classifica dei migliori film di tutti i tempi stilata da Sight and Sound al settimo posto (spodestando Sentieri selvaggi di John Ford), con la seguente motivazione: “Il grandioso dono di Claire Denis è evocare emozioni con gesti e giustapposizioni”.

Un film, dunque, che alla luce della distanza storica della rilettura critica a più di vent’anni della sua uscita e di una nuova generazione di studiosi e recensori ha vissuto un’inaspettata proclamazione artistica al cospetto dei più grandi.

La legge marziale del desiderio

A Marsiglia l’ex sergente maggiore Galoup (Denis Lavant) trascrive in un diario gli eventi che hanno provocato il suo congedo dalla Legione straniera nel Gibuti, al comando di Bruno Forestier (Michel Subor), che lui ammirava profondamente. I metodi militari di Galoup, spiccatamente intransigenti e scostanti, lo esiliano dall’accettazione delle reclute, fino quando, uno di loro, l’affascinante Sentain (Grégoire Colin), non cattura la sua attenzione e suscita un interesse conturbante, che include, però, anche senso di inadeguatezza e accesa rivalità. Uno spietato piano per liberarsi di Sentain condurrà Galoup alla disistima da parte di Forestier, che lo citerà alla corte marziale. Il cerchio quindi si ricompone al suo incipit, a Marsiglia, dove nella sua stanza Galoup architetta un altro gesto irreparabile. Ma forse si schiude all’ombreggiare della notte una speranza …

Dune tempestose

Con alle spalle un bagaglio autobiografico in Africa (dove si trasferì da Parigi, fino ai tredici anni), la regista di Chocolat e High Life firma dopo dieci anni di carriera un cinema antinarrativo che avanza per scene madri, per scorci di una natura accecante, ostica, inospitale, desertica e marittima, che però non diventa mai oggetto di contemplazione estatica, né mero avamposto subordinato all’europeo imperialista, ma piuttosto un’integrazione armoniosa dell’umano, o ancor più la sua possibile emancipazione, dalle insensatezze della Storia e dalle ferree coercizioni di una civiltà alienante, ormai oltre il crepuscolo (il colonialismo anacronistico).

In Beau Travail la natura si eleva a resilienza al Tempo, bellezza che sopravvive alle guerre e ai giochi di potere, alle invasioni e ai teatrini relazionali di gerarchi e militari, dove l’umano può talvolta trovare la sua debita cittadinanza in un panismo che Claire Denis fa risplendere di puro cinema e al contempo di echi ancestrali. La regista, infatti, compone coreografie al maschile che sono la quintessenza in sé dello spettacolo filmico, con lo svelamento del cinema come dispositivo illusorio e immaginifico, con i militari inquadrati in pose quasi ritualizzate, con un refolo di antichità che aleggia in tutto il film.

Scaturisce una messinscena imbevuta di grecità, di un mondo cristallizzato che riverbera in un Gibuti atemporale, tra presente e indecifrabili spire del passato classico, con il blu del mare, i corpi olimpionici, un’ascendenza atavica che filtra gli europei in questa terra africana brulla e sperduta sotto la lente di radici lontane.

Un magistrale enigma

Come di fronte a un acquario limpido e intoccabile, la visione di Beau Travail si presta all’immediatezza della visione, con il suo plot risicato e la piena padronanza formale della regia, ma anche all’opacità delle sommerse e labirintiche interpretazioni, complice un linguaggio che intercede per accostamenti evocativi, rime interne astratte, quasi a sussurrare una verità psicologica intellegibile ma inesplicabile. E in un film che è espressione metafisica e al contempo nitidissima dell’apollineo, dirompe anche, però, una celebrazione del dionisiaco, in un long take di danza scatenata sulle note di Rhythm of the Night con Denis Lavant  (attore feticcio di Leos Carax) che è stato assurto a scena cult, uno sberleffo liberatorio contro la macchina infernale del colonialismo (il presunto bel lavoro del titolo) e dei suoi retaggi mentali.

Oltre al suo raffinato sostrato di denuncia politica, Beau Travail vanta una chimera che si pensava improbabile: i fantasmi del desiderio e della fragilità maschili, poco esplorati in un cinema contemporaneo più incentrato, per giusta e doverosa vocazione di causa, al femminino. Un soggetto obliquo e ritrovato in una chiave espressiva originale e ineccepibile che hanno riservato all’opera una posizione di lustro nel celebre canone di Sight and Sound, intercettando nuove sensibilità tra gli spettatori.

Beau Travail

  • Anno: 1998
  • Durata: 92'
  • Genere: drammatico
  • Nazionalita: Francia
  • Regia: Claire Denis

Vuoi mettere in gioco le tue competenze di marketing e data analysis? Il tuo momento è adesso!
Candidati per entrare nel nostro Global Team scrivendo a direzione@taxidrivers.it Oggetto: Candidatura Taxi Drivers