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‘L’imperatrice 2’: ragione e sentimenti alla corte di Vienna

L'attesissima seconda stagione della serie Netflix prosegue l'indagine sul lato umano ed emotivo dell'intramontabile principessa Sissi

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Dopo più di due anni di attesa, Netflix ha finalmente rilasciato la seconda stagione de L’imperatrice, serie creata da Katharina Eyssen che racconta la vita di Elisabeth di Wittelsbach, passata alla storia come la leggendaria principessa Sissi. Sei nuovi episodi che riprendono, con un lieve salto temporale, gli eventi conclusivi della stagione precedente: dopo la nascita della primogenita Sophie, Elisabeth (Devrim Lingnau) è nuovamente incinta e la pressione di dover dare un erede maschio che possa assicurare il futuro dell’impero metterà a dura prova l’armonia coniugale riconquistata con il marito Franz (Philip Froissant). Le ombre aleggianti sulla famiglia reale, tra intrighi di corte e spaccature interne, si intrecciano con la rivolta politica che si accende nei territori italiani, pronti a reclamare la propria indipendenza dal dominio asburgico. Una nuova instabilità si dipana nella vita di Elisabeth, obbligata a fronteggiare le crepe che rischiano di frantumare definitivamente l’integrità del focolare domestico e di tutto l’impero austriaco.

Da Sissi a Elisabeth, madre e sovrana

Proseguendo sul filone destrutturante della mitologia fiabesca del personaggio, incarnata dal fascino interpretativo di Romy Schneider nella celebre trilogia degli anni Cinquanta firmata Ernst Marischka, la serie continua la propria ricerca intimista e improntata al realismo, aggiungendosi alle apicali riletture contemporanee viste di recente al cinema ne Il corsetto dell’imperatrice (2022) e in Io & Sissi (2024). La struttura seriale funge da strumento perfetto allo scopo, garantendo agli autori uno spazio più ampio per scavare nello sviluppo psicologico della protagonista, con l’evidente tentativo di abbandonare definitivamente l’aurea mistificatoria della figura di Sissi, per restituire il ritratto più umano di Elisabeth.

Se nella prima stagione il focus rimaneva a tal proposito sull’individualità della nobile ribelle, alla ricerca asfissiante della propria identità e di un ruolo emancipatorio tra orpelli e costrizioni di una corte ottocentesca, in questa seconda ci si sposta verso una prospettiva più densa e matura, fortemente legata al tema della maternità. La dimensione genitoriale impatta sinuosamente nella quotidianità di Elisabeth, generando un vortice caotico di emozioni e sensazioni che si alternano nella rappresentazione completa ed esaustiva di una condizione esistenziale. La gioia di veder crescere un figlio, la condivisione dei momenti di tenerezza, la preoccupazione per il futuro, il senso di inadeguatezza e lo sconforto post-partum, il dolore lacerante della tragedia. Un filo conduttore propulsivo per l’antagonismo con l’altra madre della storia, la gelida suocera Sophie (Melika Foroutan), che attraverso subdoli tentativi di controllo demagogico – sulla famiglia e sull’impero – alimenta la persistente pressione sociale sulla nuora, disdegnandone i metodi educativi e ignorando con riluttanza un destino che le rende in fondo molto più simili di quanto non sembri.

Ma il concetto di maternità assume anche un significato più lato, inevitabile per un’imperatrice tanto attenta e fedele ai bisogni dei propri sudditi, con un senso di responsabilità che porta la stessa Elisabeth a ribaltare il paradigma dell’avida conservazione del potere, in favore del più caritatevole rispetto verso il proprio popolo. Una commistione di aspetti privati e sociopolitici funzionale all’articolata caratterizzazione del personaggio ed elevata dalla misurata e convincente interpretazione di Devrim Lingnau, per quanto la narrazione selettiva dei fatti, aggiustata dalle essenziali licenze poetiche e narrative, mantenga a tratti intatto il pericolo di ricadere nell’agiografia.

l'imperatrice netflix teaser

Elisabeth in ‘L’imperatrice’, fonte: Netflix

La confusione dispersiva dei conflitti verbali

La solida struttura dell’analisi introspettiva, notevolmente più intensa rispetto alla prima stagione, si trova però ancora una volta congestionata dal flusso di eventi storici che fanno da sfondo alle vicende. Gli albori della rivolta lombarda contro il predominio asburgico si addentrano sin dal primo episodio alla corte viennese, uno spettro in carne ed ossa che lascia presagire gli effetti distruttivi sull’impero che deriveranno dalla campagna per l’unità della Penisola italiana. Si ripropone dunque l’alone politico di fomentazione tensiva precedentemente sospinto dai contrasti con la Russia zarista, di cui vittima primaria è ancora una volta il pacifico Franz, costretto a trovare un modo per evitare la guerra senza rinunciare ai suoi territori. Il tutto avviene con la reiterazione di uno schematismo puramente dialogico, intessuto sulla razionalità di verbosi discorsi strategici mai culminanti in una vera e propria esplosione, attraverso un’alternanza scenica che finisce per assorbire gran parte della potenza emotiva insita nella prospettiva psicologica di Elisabeth, rendendo inesorabilmente il montaggio piuttosto ridondante e dispersivo.

Questo vale anche per i riflessi interni alla famiglia, le cui dinamiche superficiali e spesso ripetitive sovrastano lo svisceramento introspettivo degli altri personaggi; a farne le spese è soprattutto la figura di Max (Johannes Nussbaum): incastrato nello stereotipo manicheo del villain durante la prima stagione, qui sembrerebbe poter assumere una ben più congeniale stratificazione d’animo, vanificata però dalla troppa attenzione riservata alla messa in scena dei continui contrasti con il fratello e dall’insipida relazione con la principessa belga Marie (Josephine Thiesen).

Elisabeth e Franz in 'L'Imperatrice'

Elisabeth e Franz in ‘L’Imperatrice’, fonte: Netflix

Una serie che sa da dove ripartire

In definitiva, la seconda stagione de L’imperatrice si dimostra non ancora capace di sfruttare al meglio le proprie potenzialità, seppur con spunti di maggior stabilità e compattezza rispetto alla precedente. Ciò si ravvede principalmente nelle parti che trasportano nella foresta mentale della protagonista, creando per lo spettatore un climax empatico ascendente nel susseguirsi degli episodi (con il picco toccato dal quinto, forse il migliore di tutta la serie), che si aggiunge al già elevatissimo valore tecnico della produzione. D’altro canto, la frammentarietà altalenante del racconto, la scarsa amalgama delle sottotrame e una patina di lezioso manierismo mantengono intatto il rischio di una ricaduta nel baratro del più banale romanticismo tradizionale, specie dopo che il period drama televisivo è stato ormai rivoluzionato dalla magniloquenza visiva e sintattica di The Crown e dall’irriverenza satirica di The Great. Gli ultimi due episodi dimostrano però come questa serie abbia tutte le carte in regola per poter progredire verso un orizzonte di grande splendore, ma serve attingere ancora di più al coraggio, finora solo parziale, di uscire definitivamente dai rigidi modelli predefiniti. Per capire se ciò accadrà e se L’imperatrice sarà davvero capace di raggiungere delle ambizioni perfettamente alla sua portata, non resta che sperare in un’eventuale terza stagione.

L'imperatrice 2

  • Anno: 2024
  • Durata: 6 episodi
  • Distribuzione: Netflix
  • Genere: Romantico, storico, dramma TV
  • Nazionalita: Tedesca
  • Regia: Katharina Eyssen, Maximilian Erlenwein, Barbara Ott
  • Data di uscita: 22-November-2024

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