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Interviews

‘Oltre il tempo, l’amore’ intervista con Sabrina Iannucci

In anteprima italiana 'Oltre il tempo, l'amore' è stato presentato fuori concorso al Festival dei Popoli, "accompagnato" dalla sua regista e da una regista d'eccezione, ospite speciale della kermesse: Liliana Cavani

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sabrina iannucci

Sabrina Iannucci è la regista di Oltre il tempo, l’amore, presentato fuori concorso al Festival dei popoli 2024. Il documentario è stato girato nel dietro le quinte del film L’ordine del tempo di Liliana Cavani, ospite, per l’occasione, della kermesse fiorentina.

Oltre il tempo, l’amore di Sabrina Iannucci – scritto insieme a Fabio Morici, Marco Castaldi e Marco Diotallevi – è ambientato in una sorta di Arca di Noè, dove cast e troupe si sono isolati per cinque settimane, tra la maestria al timone della famosa regista e Carlo Rovelli, a lezione di fine del tempo. Sul set del film infatti, Alessandro Gassman, Claudia Gerini, Edoardo Leo e Valentina Cervi, tra gli altri, si confrontano sull’emergenza climatica, le guerre e un futuro a rischio.

Del film, del tempo e della riflessione che questo tema porta inevitabilmente con sé abbiamo parlato con la regista Sabrina Iannucci nell’ambito del Festival dei Popoli.

Sabrina Iannucci e il suo Oltre il tempo, l’amore

Com’è nata l’idea di fare questo documentario?

L’intuizione iniziale del documentario è stata di uno degli autori, Marco Diotallevi, che, quando ha saputo che Liliana Cavani stava per girare un film tratto da L’Ordine del Tempo di Carlo Rovelli, ha capito il potenziale che sarebbe venuto fuori da un dialogo unico, che è anche un po’ un incontro tra cinema e scienza.

Io e Marco, che lavoriamo insieme da alcuni anni, e quindi lui conosce il mio lavoro da regista, da documentarista, ci siamo incontrati. Ha pensato che io potessi abbracciare felicemente questo progetto, ed effettivamente così è stato. Abbiamo iniziato, in realtà, poco prima dell’inizio delle riprese del film, anche perché il documentario è girato quasi tutto sul set di Liliana. All’inizio, devo dire la verità, ero disorientata. Ero lì fisicamente, perché ho girato io, su un set molto piccolo, perché era tutto quanto all’interno di una casa, e c’erano veramente tanti stimoli, perché lo script di Liliana era molto ricco. Poi c’erano tanti attori, tante cose interessanti, quindi è stato anche un po’ difficile selezionare l’inizio. Dopo poco, però, ho capito che cosa volevo raccontare, che cosa c’era di interessante in questo incontro tra due menti gigantesche che sono quelle di Carlo e Liliana, e da lì ho iniziato a girare in maniera molto mirata.

sabrina iannucci

Le riflessioni e le paure di Liliana Cavani

Alla fine il tuo documentario non è un backstage del film, ma è più un dialogo tra loro due. Sono proprio interessanti gli scambi che ci sono tra loro e, come dicevi, è una vera e propria riflessione tra cinema e scienza. Un momento che mi ha fatta riflettere in questo senso è quando Liliana Cavani dice che, se potesse tornare indietro, cambierebbe studi perché almeno avrebbe delle domande e delle risposte più certe. E questo credo racchiuda il senso del fatto che la scienza è qualcosa di esatto, mentre il cinema è interpretativo.

Esatto, infatti poi nel finale del film questa cosa viene fuori. All’inizio hanno un ruolo diverso Liliana e Carlo all’interno del progetto: Liliana è in continua ricerca, lei per prima continua a farsi domande, a non darsi pace rispetto al fatto che viviamo effettivamente in un’epoca apocalittica nella quale lei guida queste anime perse che sono un po’ gli attori su questa arca di Noè, mentre Carlo è la parte un po’ più lucida, la parte più serena ed è quello che, in qualche modo, ci indica la via, ci insegna a vivere. È come se ci dicesse come fare a gestire questa ansia da crisi climatica, da guerre dietro l’angolo, dalle destre che trionfano nel mondo.

Collegandomi a questo fa sorridere, guardando il documentario, il fatto che Liliana, in primis, sia quella che più si interroga. Dovrebbe essere quella che potrebbe fregarsene e invece è quella che più di tutti si fa domande, a differenza per esempio del cast del film che ci pensa solo dopo che gli viene fatto notare.

Sì, assolutamente. Io, infatti, ho cercato di intenderlo in questo modo, cioè Liliana come traghettatrice di anime in questo fiume complesso che attraversiamo tutti; una persona che comunque con saggezza guida queste anime perché lei continua, con questo spirito critico che ha e che conosciamo, a interrogarsi, mentre Carlo è dall’altra parte. Però la cosa bella è che poi queste due visioni del mondo si incontrano facendoci capire che Carlo e Liliana dicono la stessa cosa: per fronte a tutto questo bisogna ricorrere al senso di comunità, l’inclusione, l’amore.

Un percorso nel documentario di Sabrina Iannucci

I capitoli in cui è diviso il documentario come li hai pensati? Perché si potrebbero considerare come un passaggio, un percorso dal negativo al positivo.

Sì, proprio così. Il film è diviso in questi tre capitoli che scandiscono un po’ l’arco narrativo della storia. Il primo, l’apocalisse, è un po’ la premessa nella quale raccontiamo chi sono questi personaggi e perché hanno questa inquietudine, contestualizzandoli, non tanto nella casa sul mare, ma proprio in senso temporale, in senso storico.

L’eternità, invece, ci ha permesso di dare spazio, in questo dialogo, anche al concetto di spiritualità perché credo che sia comunque un discorso che ha a che fare strettamente con il fronteggiare quest’ansia collettiva. E abbiamo mostrato che la religione effettivamente può essere un’alternativa. Per alcuni può essere una soluzione o qualcosa che, in qualche modo, ci può dare tregua, che però, forse, fino in fondo non ci soddisfa, come afferma Francesca Inaudi. Ma poi, a fare da contraltare, c’è il punto di vista di Angela Molina.

Il cast de L’ordine del tempo

Al di là del film che stanno girando, è curioso vedere come il cast commenta tutto questo. Così facendo li rendi umani, perché hanno paure che abbiamo anche noi.

Il mio intento, infatti, era proprio che lo spettatore, guardando questo film, si rivedesse immediatamente in queste persone proprio per il fatto che queste persone sono famose, ma sono afflitte dalle stesse paure. Era proprio il mio scopo mettere tutti sullo stesso livello, chi dirige e chi recita.

Credo che questa cosa sia stata anche un po’ la premessa che si è venuta a creare probabilmente quando ho iniziato. È stato proprio questo il momento in cui mi sono resa conto su cosa doveva essere il documentario, cioè quando ho capito la sceneggiatura di Liliana, che parla di questo gruppo di persone che si ritrova in questa casa e di lì a poco scopre che c’è questo meteorite che sta per distruggere la Terra. L’influenza sugli attori di questo script unita al fatto che Liliana ha deciso di girare in sequenza questo film, L’ordine del tempo, e quindi gli attori si sono immedesimati ancora di più nei loro personaggi e poi il fatto che il film è praticamente mono location (eravamo tutti in questa arca di Noè) ha creato un clima veramente bello sul set, di comunità, di inclusione che ha portato tutti gli attori anche a riflettere insieme sul paragonare questo meteorite a quest’epoca.

Infatti a un certo punto Edoardo Leo parla proprio del fatto che loro vivono i personaggi e questo permette di vedere un doppio livello nel tuo documentario: è come se tu avessi intervistato sia il personaggio che l’attore che poi è un essere umano. E, a proposito di doppio livello, oltre all’attualità incredibile del tema (che poi il tempo è universale e si può sviscerare in mille sfaccettature), mi ha fatto riflettere il fatto che il tempo nel cinema è importante perché il cinema ferma il tempo e ci gioca.

Esatto, mi hai tolto le parole di bocca. Stavo per dire esattamente la stessa cosa. Sono d’accordo con quello che hai detto.

Il documentario di Sabrina Iannucci è un’ulteriore riflessione

Sicuramente aver visto prima il film di Liliana Cavani apre a delle riflessioni importanti, ma con questo tuo documentario si aprono ulteriori scenari ancora più interessanti. Non dai delle risposte, anche perché il tema è talmente ampio e complesso che sarebbe impossibile, ma sicuramente apri altre porte.

Anche Liliana stessa mi ha fatto un commento simile, non ricordo esattamente le parole che ha usato però ha detto qualcosa di simile nel senso che effettivamente questo documentario risponde a delle cose ed è quasi complementare alla sua storia.

Sì e la cosa bella è che può suscitare questo anche senza la visione de L’ordine del tempo nel senso che è un tema così attuale, universale e contemporaneo che comunque può essere compreso anche slegato dal contesto.

Questo mi fa piacere, il fatto che riesca a essere un film a sé stante perché anche questo era uno degli obiettivi iniziali. Anche perché, alla fine, nel documentario non si parla di cosa succede nel film.

E sulla presenza di Liliana Cavani accanto a te al Festival dei Popoli cosa puoi dire?

Sono emozionatissima.

Farete come i personaggi e vivrete il momento.

Esatto (ride, ndr). Che poi Liliana è sia regista, attrice, personaggio. In ogni caso a lei il film è piaciuto e ovviamente temevo più il suo giudizio di quello di chiunque altro. L’incontro con Liliana è stato veramente formativo, anche vederla girare sul set.

Approfitto per raccontare una cosa che mi ha colpito tantissimo di Liliana quando la vedevo girare e che credo si sia un po’ persa forse nel cinema contemporaneo, soprattutto nel cinema di finzione: il fatto che Liliana difende in maniera molto salda e molto solida e convinta il suo punto di vista, che in questo caso è un punto di vista autoriale. Quindi il senso era girare anche meno ma piazzando la macchina da presa in un punto in cui si riesce a trasmettere effettivamente quello che voglio dire io in quanto autrice.

Sono Veronica e qui puoi trovare altri miei articoli

Per l’intervista e le foto si ringrazia Davide Ficarola, Valentina Messina e Antonio Pirozzi, ufficio stampa del Festival dei Popoli

Oltre il tempo, l'amore

  • Anno: 2024
  • Genere: Documentario
  • Nazionalita: Italia
  • Regia: Sabrina Iannucci

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