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‘Hanno ucciso l’uomo ragno’ la serie

La storia di Max e Mauro e di come diventarono gli 883 arriva su Sky e Now l'11 ottobre

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È stata presentata Hanno ucciso l’uomo ragno – La leggendaria storia degli 883′ la serie Sky Original di Sydney Sibilia sulla leggendaria storia degli 883, che andrà in onda su Sky e NOW dall’11 ottobre.

La serie costituita da 8 puntate, è una produzione Sky Studios e Groenlandia, prodotta da Matteo Rovere e Sydney Sibilia. È stata diretta non soltanto dallo stesso Sibilia (Smetto quando voglio, L’incredibile storia dell’Isola delle Rose, Mixed by Erry) ma anche da Alice Filippi (Sul più bello, SIC) e Francesco Ebbasta (Addio fottuti musi verdi, Generazione 56k). Quest’ultimo ha dichiarato che Hanno ucciso l’uomo ragno:

[…] è prima di tutto una storia sulla provincia italiana, su come conoscere una persona giusta possa aiutarti a scoprire chi sei davvero, nonostante chi volessi essere – ci avresti giurato – lo sapevi già da bambino.

Alice Filippi, Francesco Ebbasta, Sydney Sibilia

Hanno ucciso l’uomo ragno: la trama

Pavia, fine anni Ottanta. Max (Elia Nuzzolo) ama i fumetti e la musica americana. È un anticonformista in una città dove non c’è nulla a cui ribellarsi. In più, dopo aver trascurato il liceo per seguire nuove amicizie e serate punk, arriva inevitabilmente la bocciatura.

Questo fallimento si rivela in realtà una nuova, fatale opportunità: nel liceo dove si trasferisce ha un nuovo compagno di banco, Mauro (Matteo Oscar Giuggioli). La musica rende Max e Mauro inseparabili. Grazie alla forza trascinante di Mauro, Max abbraccia il suo talento e insieme a lui compone le prime canzoni che verranno prodotte da Claudio Cecchetto (Roberto Zibetti). Ma quando il successo li travolgerà, Max e Mauro, così diversi, riusciranno a rimanere uniti?

Max (Elia Nuzzolo)

Verità o finzione?

Il desiderio degli sceneggiatori (Francesco Agostini, Chiara Laudani, Giorgio Nerone, Sydney Sibilia) è stato quello di creare non semplicemente una serie biografica ma un coming-of-age, un teen drama. Come accade ogni volta che si porta sullo schermo una storia realmente accaduta alcuni eventi sono stati romanzati. Max e Mauro sono stati pensati come due personaggi che con la loro personalità e i loro conflitti muovono la narrazione.

Ovviamente ciò che si discosta dalla realtà è stato comunque creato dentro i confini della realtà stessa di un passato chiaro e nostalgico:

Gli step della carriera musicale di Max e Mauro sono esattamente quelli che abbiamo raccontato, dalla prima esibizione de I Pop – il loro primo, impacciato, esperimento rap – al Rolling Stone, passando per la cassetta mandata a Cecchetto, fino alla consacrazione con l’uscita di Hanno Ucciso L’uomo Ragno.”

Mauro (Matteo Oscar Giuggioli), Claudio Cecchetto (Roberto Zibetti), Max (Elia Nuzzolo)

I contorni di ‘Hanno ucciso l’uomo ragno’

Se non esistono gli 883 senza le loro canzoni, non esistono Max e Mauro senza Pavia e gli anni ’80-90. Attraverso la scenografia, le location, i costumi e la fotografia è stato ricreato un mondo caro a chi ascolta gli 883 da sempre. Un mondo in cui quello che si voleva era scappare dalla provincia per raggiungere i luoghi dove le cose accadevano. La scenografa Luisa Iemma, ha dichiarato:

“Abbiamo scelto degli esterni con una gamma cromatica di colori caldi, tenui, ripetuti costantemente su vie e palazzi. Mai un eccesso, un guizzo, per dirla in musica una nota dissonante.”

Ci sono voluti nove mesi di lavoro, 174 location spesso da rendere d’epoca, 3 registi, miliardi di sopralluoghi, innumerevoli camion di mobili, tecnologia d’epoca funzionante (il reparto arredamento è stato super), consulenti musicali, per restituirci la versione più fedele e immersiva di questa storia iconica e che racconta anche di noi.

Cosa dobbiamo aspettarci?

Hanno ucciso l’uomo ragno è quindi un romanzo di formazione, capace di catturare l’essenza di un’epoca attraverso la musica degli 883. La narrazione intreccia momenti di comicità e di emozione, esplorando le esperienze di un’intera generazione. I personaggi si muovono in un contesto ricco di riferimenti culturali e sociali, affrontano le sfide della crescita e le delusioni di un sogno italiano che, pur tra alti e bassi, continua a vivere. La colonna sonora delle canzoni di Max Pezzali e Mauro non sono soltanto un accompagnamento. Diventano un elemento narrativo  grazie al quale il mondo narrativo di Hanno ucciso l’uomo ragno, prende vita rendendo omaggio a una nostalgia condivisa.

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