Giovedì 3 ottobre è uscito l’ottavo ed ultimo episodio de Gli Anelli del Potere 2 su Amazon Prime Video. La serie tv ambientata nel mondo creato da J.R.R. Tolkien e basata sugli eventi raccontati nel libro Il Silmarillon, pubblicato nel 1977 dal figlio Christopher Tolkien. La prima stagione è arrivata sempre su Amazon Prime Video ad agosto 2022.
La serie è stata ideata da J.D. Payne e Patrick McKay ed è stata co-prodotta con New Line Cinema. La maggior parte degli episodi sono stati diretti da Charlotte Brandstrom (The Continental, Shogun).
Gran parte del vasto cast internazionale della serie è tornato dalla prima stagione, così come il compositore Bear McCreary che ha iniziato a lavorare quando è iniziata la produzione. Le riprese in esterni si sono svolte nel Surrey, nel Berkshire e nelle Isole Canarie.
La stagione ha debuttato sul servizio di streaming Amazon Prime Video il 29 agosto 2024, con i suoi primi tre episodi. Gli altri cinque episodi sono stati pubblicati settimanalmente fino al 3 ottobre.
Trama de Gli Anelli del Potere 2
Lo straniero e Nori avventuratisi nelle terre orientali di Rhun sono entrati a contatto con la tribù degli Sturoi, i quali sono minacciati da un misterioso Stregone Oscuro (Ciaran Hinds). A Khazad-Dum il re dei nani Durin, dopo aver rifiutato l’aiuto di Elrond, sta condannando il resto dei nani all’assenza di cibo e luce sotto la vastità delle montagne. Halbrand/Sauron è giunto nuovamente nell’Eregion con l’intento di fabbricare sette nuovi anelli del potere per i nani. Celebrimbor viene ingannato a più riprese da Sauron, il quale lo costringe a lavorare duramente nella forgiatura di questi anelli che si scoprono essere strumenti di corruzione. Ad ovest nell’imperiosa isola di Numenor Ar-Pharazon prende il sopravvento spodestando la legittima regina Tar Miriel. Il capitano Elendil, nonostante il supporto di cittadini e cavalieri è costretto ad un processo per essersi dichiarato contro l’autorità di Pharazon.
Pregio indiscusso, Bear McCreary
Il compositore della colonna sonora de Gli Anelli del Potere si conferma come una scelta azzeccatissima. Accetta l’arduo compito di confrontarsi con la mastodontica opera musicale di Howard Shore con la trilogia di Peter Jackson. La colonna sonora è estremamente versatile non solo nei brani strumentali ma anche nei pezzi cantati. Sono diverse le tracce con l’impiego della voce: Golden Leaves con l’attore di Gil Galad (Benjamin Walker), Stone Singers con l’attrice di Disa (Sophia Nomvete) e Old Tom Bombadil con Rory Kinnear. Specialmente l’ultima canzone citata viene cantata nuovamente nell’ultimo episodio (Old Tom Bombadil reprise) assieme all’attore Daniel Weyman che interpreta lo straniero.
Stacco netto a metà stagione
Gli otto episodi di questa seconda stagione si basano su un’alternanza di sottotrame nella Terra di Mezzo in cui alcuni dinamiche sono più coinvolgenti rispetto ad altre. L’impressione è che i team di sceneggiatori siano diversi a seconda dei personaggi coinvolti. Il che non è un male perché evita la presenza di incongruenze tra una storia e l’altra. D’altro canto però si avverte una disparità di interesse e di ritmo tra queste vicende. E mentre alcuni elementi narrativi sono molto più riusciti, come il rapporto tra Annatar e Celebrimbor, altri vengono man mano abbandonati. Così dalla quinta puntata in poi si avverte uno stacco molto netto. La risoluzione degli eventi raccontati assume un pathos più carico a livello emotivo in alcune circostanze ed in altre invece si avverte la sensazione di aver seguito delle sottotrame futili e sfilacciate. Non tutti i personaggi sono così carismatici ed in alcuni casi il minutaggio gioca a loro sfavore, non permettendo un senso di immedesimazione o di empatia nei loro confronti. In primis per quanto riguarda Nori, Poppi nelle terre di Rhun e Isildur nel Pelargir. Le avventure di Isildur nel Pelargir finiscono per essere poco impattanti ed in alcuni episodi il personaggio non è minimamente pervenuto. Lo stesso si può dire dei personaggi degli Sturoi molto meno presenti agli affini Pelopiedi della prima stagione. Come se la serie non credesse abbastanza nel suo potenziale corale e versatile, peccato. In conclusione dal secondo blocco della stagione il rapporto tra i personaggi diventa più convincente, in primis tra Celebrimbor e Annatar ma anche tra i due amici Elrond e Galadriel.
Dialoghi macchinosi ed artefatti
In lingua originale è interessante notare come siano differenziati gli accenti e le parlate dei vari personaggi. I nani adottano un linguaggio più rozzo, gli elfi sono di gran lunga più soavi e magniloquenti, mentre i pelopiedi (Nori e Poppi) e gli uomini sono più semplici nelle espressioni usate. Per quanto riguarda la scrittura dei dialoghi talvolta sembrano eccessivamente artefatti e macchinosi. Il personaggio di Gil Galad si perde in perifrasi eccesive. Il ricorso agli aneddoti passati è un espediente a tratti abusato nella scrittura seriale e Gli anelli del poterenon è esente. Un esempio è presente nel prologo dell’ultimo episodio in un dialogo tra padre e figlio, sotto le montagne, prima di uno scontro visivamente sensazionale, ma reso fin troppo didascalico e prevedibile dal dialogo ad esso precedente.
Khazad-Dum, sotto le montagne
«Togliti l’anello o ti taglierò la mano con la mia ascia». (Principe Durin rivolgendosi al padre Re Durin)
Il re Durin ha ricevuto un anello del potere da Sauron (Charlie Vickers). Questa linea narrativa è molto convincente per le buone prove recitative di Owain Arthur nei panni di Durin IV, di Peter Mullan nei panni del re (sempre più preda dell’anello che indossa) e Sophia Nomvete nel ruolo di Disa, di gran lunga una dei personaggi più carismatici di tutta la serie. Un piccolo difetto è l’assenza di altri personaggi caratterizzati oltre Durin padre, Durin figlio e Disa (l’unico è Narvi, Kevin Eldon). Non a caso alcune dinamiche e alcuni dialoghi risultano ripetitivi. Vari elementi cominciavano a girare un po’ a vuoto. Ecco perché vedere finalmente i nani interagire con Celebrimbor e con Annatar regala un senso di soddisfazione e di coesione. Finalmente le storie cominciano ad intrecciarsi.
Il carattere stoico e duro dei nani è riproposto attraverso il rapporto tra Durin IV ed il padre Durin III. Si tratta di personaggi ostinati e rancorosi. Khazad Dum appare maestosa nella messa in scena e negli effetti visivi. Rispetto alla prima stagione ci sono molte più comparse e sarà interessante nelle prossime stagioni veder sviluppati nuovi personaggi sotto le montagne.
Il Pelargir, le terre del sud
A proposito di storie che cominciano ad intrecciarsi, in questa stagione le avventure di Arondir (Ismael Cruz Cordova) e Isildur (Maxim Baldry) sono molto connesse tra di loro. Le terre del sud del Pelargir sono tempestate dai sottoposti di Adar, orchi e non solo. Tra le varie sottotrame questa riguardante le terre del sud è decisamente la più povera di eventi. Non a caso il personaggio di Arondir trova una mappa che lo condurrà dritto alla battaglia dell’Eregion, in cerca di vendetta contro Adar. Basti pensare che in alcuni episodi tale sottotrama è letteralmente assente. Il che è un difetto grave per una serie che ambisce ad una costruzione narrativa così corale. Il minutaggio riservato ai personaggi di Isildur e Theo non permette allo spettatore di affezionarsi nei loro confronti ed è un peccato considerando che saranno presenti anche nelle future stagioni e centrali nelle vicende raccontate.
Gli orchi di Mordor
Ma è possibile umanizzare il cattivo? Rendere più tridimensionale la figura macabra e ripugnate dell’orco? Dal punto di vista narrativo è molto interessante notare come i primi nemici di Sauron non siano né elfi, né nani, né uomini, bensì gli Orchi. Ossia gli acerrimi alleati (o schiavi) di Sauron nella trilogia originale Il Signore degli anelli. Gli sceneggiatori nella prima stagione hanno provato a mostrare un lato più umano degli orchi con tanto di scene domestiche e familiari. In questa nuova stagione ci sono svariati confronti tra Adar ed un suo sottoposto in cui vengono messe in discussione alcune scelte strategiche e belliche di Adar (Sam Hezeldine). Dal momento che la minaccia di Sauron è ancora a piede libero gli orchi non sono al sicuro ed Adar vuol fare di tutto per proteggere i suoi figli. Eppure in alcune circostanze il personaggio di Adar è pronto a sacrificare i suoi simili nel tentativo di seguire la vendetta verso Sauron. Il rischio è che il passaggio di schieramento degli orchi da Adar a Sauron sia troppo repentino e l’elemento narrativo di umanizzazione degli orchi resti un nulla di fatto. Così mentre Adar resta un personaggio più umano e sfaccettato, gli altri orchi, in questa seconda stagione, restano più sullo sfondo ed agiscono come meri cattivi.
L’Eregion, dove l’ombra si nasconde
Nel reame elfico di Celebrimbor (Charles Edwards), uno dei più grandi ed antichi fabbri della Terra di mezzo si “nasconde” Sauron, sotto mentite spoglie, con il nome di Annatar, il signore dei doni. Dal termine del secondo episodio comincia la discesa di Celebrimbor verso l’inganno più totale. A tratti il sovrano elfico compie delle scelte illogiche, eppure nel penultimo episodio assume uno spessore tragico di gran lunga impattante e coinvolgente. L’aspetto più affascinante del personaggio di Sauron invece risiede nella natura melliflua del suo essere, continuando a ripetere che vuole “curare” la terra di Mezzo invece che dominarla. La linea narrativa dell’Eregion è la più riuscita della seconda stagione per svariati motivi. Innanzitutto è il cuore pulsante della storia e motore delle altre vicende, è proprio da qui infatti che vengono forgiati gli anelli dei nani ed è il luogo in cui sono diretti Galadriel ed Elrond. Inoltre si tratta del segmento narrativo in cui la regia si mostra più sapiente e spettacolare attraverso bei momenti di tensione, long takes e piani sequenza ben architettati.
La forgia, tra inganni ed illusioni
«Quando l’ingannatore ottiene la fiducia di un essere acquisisce la capacità di scolpirne i pensieri.»
Sin dal prologo di questa stagione si era compreso che Sauron e la forgiatura degli anelli sarebbero stati il cuore pulsante della storia. La carta vincente di registi e sceneggiatori è stato mostrarci la messa in scena a cui era sottoposto Celebrimbor. Infatti il fabbro ha sempre avuto sotto i suoi occhi un Eregion ricolmo di luce, pace, bellezza e armoniosità nonostante intorno a lui si celasse l’inganno e l’oscurità. Il rapporto tra questi due personaggi è ben costruito attraverso molte scene di dialogo ben architettate.
La prova attoriale di Charlie Vickers nei panni di Sauron è più che convincente. Egli riesce a portare in scena un Sauron inquietante e manipolatore.
La spedizione dal Lindon, l’azione nella serie è altalenante
Nel quarto episodio parte una spedizione elfica capeggiata da Elrond in compagnia di Galadriel che deve riguadagnarsi la fiducia dell’amico. Sin dal primo trailer la loro unione sembrava anticipare una missione imprescindibile ai fini della trama. Eppure tale espediente serve soltanto per spostare alcune pedine dal punto di vista narrativo. Come se i personaggi fossero delle mere pedine in una scacchiera vastissima. O come direbbe il personaggio di Poppi:
«A volte i venti che ci soffiano contro sono troppo forti».
Ad esempio quella che sembrava essere un’incredibile scena d’azione si traduce in una sequenza alquanto statica e dimenticabile in cui sono presenti svariati omaggi ad alcune scene viste ne Il Signore degli Anelli – Le due torri. La serie pecca nelle scene di azione tramutando il pathos e la spettacolarità in anticlimax. L’ultimo episodio si apre con una scena visivamente spettacolare che si risolve in pochi minuti prima che compaia la sigla. Questo prodotto fantasy si consolida come serie molto improntata sui dialoghi e sul rapporto tra i personaggi. Ecco perché le scene d’azione sono spesso assenti o non soddisfacenti, soprattutto per chi è in cerca di intrattenimento action sfrenato. Ad eccezione però del settimo episodio.
The Last Ballad of Damrod
Il settimo episodio intitolato Condannato a morire regala agli spettatori una battaglia mozzafiato. Si tratta di un assedio messo in scena in maniera grandiosa considerando che si tratta di una serie televisiva, per cui c’è un budget sì importante, ma pur sempre ridotto rispetto ai lungometraggi blockbuster da grande schermo. La battaglia vede gli orchi capeggiati da Adar assediare l’Eregion, con le preziose difese garantite dalle armate elfiche del Lindon capeggiate da Elrond (Robert Aramayo) e Gil Galad. Tra i pregi di questo episodio c’è da segnalare una resa estetica sbalorditiva. La regia di Charlotte Brandstrom non rinuncia a delle riprese lunghe con campi medi e lunghi raffiguranti l’ampio numero di comparse presenti sul set. Un altro pregio è la presenza di alcune piccole scene più intime ed emotive riguardanti il cavallo di Elrond o l’arrivo eroico di Arondir a salvare uno dei protagonisti. Prime Video sfoggia decisamente i muscoli anche in termini di CGI mostrando il troll Damrod sguinzagliato da Adar sul campo di battaglia. Peccato soltanto che il troll abbia vita breve e la sua uscita di scena sia un po’ sbrigativa. L’episodio si chiude con una traccia heavy metal intitolata The Last Ballad of Damrod composta da Bear McCreary e performata da Jens Kidman. Una canzone senz’altro azzeccata che accompagna perfettamente gli ultimi minuti dell’episodio.
Rhun, verso Est
La sottotrama meno riuscita della stagione purtroppo riguarda il personaggio di Nori e dello straniero. Purtroppo il minutaggio dedicato a questa storia non è molto consistente. Nori e Poppi si incontrano con la tribù degli Sturoi, culturalmente molto distante dallo stile nomade dei pelopiedi. Fatta eccezione per l’ultimo episodio il misterioso stregone interpretato da Ciaran Hinds non ha modo di esprimersi al meglio. Quasi sicuramente otterrà un ruolo più consistente nelle prossime stagioni. Tuttavia l’incontro tra lo straniero e Tom Bombadill nel quarto episodio, inserito all’interno di questa storia, regala alcuni momenti emozionanti. Il personaggio di Tom appare per la prima volta in live action, scritto e caratterizzato nel giusto modo, senza snaturare il personaggio. Per di più Rory Kinnear, l’attore che lo interpreta, ha fatto un ottimo lavoro. Il ruolo a lui assegnato difatti è il mentore dello Straniero, relegato in un loco ameno lontano dai conflitti e dalle minacce di Sauron.
La fattoria di Tom Bombadil
Il quarto episodio de Gli Anelli del Potere 2 regala al pubblico tolkeniano e non il personaggio preferito di J.R.R. Tolkien: Tom Bombadill. Si trattava secondo molti di un’impresa impossibile eppure con più o meno fedeltà il team creativo della serie ha portato in scena un personaggio tanto iconico quanto misterioso e difficile da adattare. Dal momento che egli parla per frasi fatte, filastrocche e poesie. Lo stesso Tolkien ha realizzato un libro apposito intitolato Le avventure di Tom Bombadill, una raccolta di poesie e fiabe a tema rurale, bucolico e ridanciano. A mio parere la natura di questi scritti è stata riproposta nei dialoghi e nella prossemica di Rory Kinnear. Si tratta d’altronde di un attore molto importante, quantomeno il più “cinematografico” tra tutti, avendo partecipato nella recente pentalogia di James Bond, in The Imitation Game, Mendi Alex Garland e molti altri film famosi.
L’isola ad ovest di Numenor
L’autorità di Tar Miriel (Cynthia Addai-Robinson) è messa in discussione dalla maggior parte dei cittadini, per aver condotto in una guerra lontana l’esercito numenoreano. Il potenziale narrativo di Numenor offriva degli spunti molto interessanti. Il focus di questa stagione erano indubbiamente i sotterfugi di Sauron e la sottotrama dei Numenoreani ne ha risentito parecchio. L’impressione è che questa storia non sia ancora molto legata con tutto il resto ed i personaggi presenti sull’isola (Ar Pharazon, Earien e Miriel) non siano molto carismatici. Il personaggio di Elendil (Lloyd Owen) d’altro canto è forte del supporto dei cittadini, nonostante sia messo alle strette dai sostenitori di Pharazon. In conclusione quanto visto ad ovest nell’isola risulta ancora troppo distante (non solo fisicamente) narrativamente da tutto il resto. Un modello di racconto per questa storia poteva essere lo stile fantapolitico de Il trono di Spade dal momento che alcune tematiche e dinamiche sono le medesime, specialmente per quanto riguarda i giochi di potere all’interno di una corte e di un regno a tratti corrotto.
Nella terra di mezzo sono tutti schiavi di Sauron?
«Nove anelli per rendere schiavo il mondo degli uomini, come lui ha reso schiavo me». (Celebrimbor rivolgendosi a Galadriel)
La minaccia di Sauron non è più trascurabile da nessuno. L’artefice inconsapevole del suo folle piano è il fabbro Celebrimbor, manovrato come un burattino e reso ceco dal suo desiderio di competere con Feanor. L’ambizione ha mosso il sovrano dell’Eregion condannando tutti gli esseri viventi nella Terra di Mezzo al pericolo o come direbbe Gil Galad «al periglio». Gli anelli sono oggetti tanto affascinanti quanto pericolosi, sono delle catene in fin dei conti. Il modo in cui l’anello ha condotto Re Durin alla pazzia ricorda in maniera esplicita il rapporto di dipendenza di Gollum nella trilogia di Peter Jackson. Il confronto tra Celebrimbor e Sauron nell’ultimo episodio regala uno spunto molto interessante per le prossime stagioni. Nel dialogo tra i due l’elfo suggerisce che il primo ad essere prigioniero sia Sauron stesso. In quanto tale gli anelli non sono strumenti di potere, bensì di schiavitù e prigionia ed il primo a subire la loro influenza è colui che li ha fortemente voluti.
Spunti per le prossime stagioni
«Non è la forza che prevale all’oscurità, ma la luce, ed il sole risplende ancora».
In conclusione la seconda stagione regala un prodotto fantasy di buon intrattenimento. La serie si conferma sempre più corale e ricca di diverse sottotrame. Talvolta la narrazione ed il ritmo sono sbilanciati ed alcune trame risultano prontamente più affascinanti di altre. Vedasi il rapporto tra Celebrimbor e Sauron con tutta la forgiatura degli anelli del potere ben più intrigante rispetto a quanto succeda a Numenor o nel Pelargir a sud. Rispetto alla prima stagione c’è meno effetto sorpresa per quanto riguarda la scenografia e i costumi, però c’è un netto miglioramento per quanto riguarda la presenza di molte comparse, ottime musiche ed il rapporto tra alcuni personaggi risulta più convincente. L’augurio per le future stagioni de Gli Anelli del Potereè chiaramente quello di assistere ad un prodotto più coeso e bilanciato.
'Gli Anelli del Potere 2'
Anno: 2024
Durata: 8 episodi, durata media un'ora
Distribuzione: Prime Video
Genere: fantasy, azione, mistery e thriller
Nazionalita: USA
Regia: Charlotte Brandstrom
Data di uscita: 03-October-2024
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