‘La Terra Promessa’: western storico con Mads Mikkelsen
Il film danese ambienta le tipiche lotta per il potere, la vendetta, la voglia di riscatto del western nella brughiera danese nel 1755. Offrendo numerosi ritratti della società dell'epoca, si seguono le vicende dell'ex capitano Ludvig Kahlen tra violenza e sentimenti
La Terra Promessa è un western-storico danese del regista NikolajArcel, ispirato al romanzo Kaptajnen og Ann Barbara di Ida Jessen. Il film è stato prodotto da Zentropa Entertainments, Zentropa Berlin, Zentropa Sweden, Film i Väst, ed è distribuito in Italia da Movies Inspired, Circuito Cinema Distribuzione.
Tra gli interpreti principali è facilmente riconoscibile il celebre Mads Mikkelsen, che impersona il protagonista. Nel cast: Amanda Collin, Simon Bennebjerg, Melina Hagberg, Kristine Kujath Thorp, Gustav Lindh. Alla direzione della fotografia, Rasmus Videbæk, al montaggio Olivier Bugge Coutté e alle musiche Dan Romer.
A discapito del titolo biblico (in originale sarebbe Il bastardo), la storia segue Ludvig Kahlen (interpretato da Mads Mikkelsen), un capitano con venticinque onorevoli anni di servizio che, nel 1755, decide di seguire un piano audace: reclamare e coltivare una parte di terra desolata e incolta della Danimarca, un territorio arido e ostile che il governo vuole mettere a frutto. L’obiettivo di Kahlen è ottenere la nobiltà in cambio del suo lavoro di bonifica, ma l’impresa non sarà semplice.
Mentre cerca di realizzare il suo sogno, deve affrontare la brutale opposizione del barone Frederik de Schinkel (Simon Bennebjerg), un nobile locale che considera la terra sua di diritto. Schinkel è un antagonista spietato, che non esita a usare ogni mezzo per ostacolare Kahlen e mantenere il proprio potere. La tensione tra i due cresce man mano che le loro vite si intrecciano, e il film esplora il prezzo della lotta per la sopravvivenza, la giustizia e l’ambizione.
Il western danese
Nikolaj Arcel dirige questo western dall’impianto storico introducendo subito, dalle prime inquadrature, i due protagonisti della storia: il paesaggio e Khalen.
Altrettanta chiarezza viene fatta sull’insieme degli altri personaggi. Alcune caratterizzazioni non vanno molto a fondo, anzi sono facilmente inquadrabili in figure stigmatizzate (soprattutto quelle femminili), animate, come nel western più tradizionale, da sete di potere, riscatto e vendetta.
Intorno all’ex capitano protagonista e al sadico barone si crea la cerchia dei buoni e dei cattivi, distinti spesso e facilmente dall’appartenenza al ceto sociale, con qualche eccezione. Da una parte ci sono Kahlen, due servitori in fuga e una gitana, che tentano con sangue e sudore di bonificare la brughiera incoltivabile. Ognuno per il proprio motivo, non hanno più nulla da perdere e nemmeno un futuro su cui contare. Dall’altra l’aristocrazia pigra e vendicativa vuole appropriarsi delle loro fatiche in un’escalation di tentativi sempre più violenti.
Il tema delle opposizioni non si esaurisce qui, ma viene sottolineato con diversi elementi, primo tra tutti il dialogo tra Ludvig e Schinkel. I due, nel primo incontro che segnerà il loro antagonismo, conversano sull’idea di ordine e caos che governano il mondo. Il barone nella sua (a)morale nichilista crede nel disordine e nell’imperscrutabilità del futuro. Al contrario, il saldo capitano elogia proprio la capacità di saper tener testa al caos creando un proprio ordine, seppur modesto.
Campi larghi e Manicheismo
Dalle parole ai fatti, si vedranno spesso confronti tra violenza e amenità, precarietà e permanenza, grazie a una precisa logica dell’impianto fotografico. I campi larghi regnano indiscutibilmente permettendo di vedere quasi costantemente l’opera umana nel contesto naturale. Una volta si esalta l’aridità della brughiera e quella dopo la geometria e il rigoglio del giardino aristocratico, fino a creare un chiasmo tra l’ideale del personaggio e l’ambiente effettivo in cui si trova.
Si aggiungono, poi, riprese sullo scorrere delle stagioni e delle fatiche nei campi, confermando forse l’idea del barone sulla nullità dell’uomo in confronto alla natura.
Tuttavia, non è mai chiara quale sia l’idea dell’autore relativamente alla storia. Con pochissimi movimenti di macchina e un sonoro che fa da punteggiatura, siamo dei semplici osservatori da varie prospettive delle vicende. Le diverse didascalie iniziali, inoltre, inseriscono la storia in un contesto ben definito di cui si può facilmente capire tutto, senza dubbi su cosa sta accadendo. Le interpretazioni sono ridotte al minimo, eccetto quelle sul possibile esito del dibattito tra le figure del protagonista e del barone.
Con un finale un po’ melenso, con l’aiuto di riprese di una natura stupefacente, una lotta tra classi sempre allettante e Mad Mikkelsen nel cast, La terra promessa si presenta come un film più o meno efficace (come i ritratti che rappresenta, d’altronde) e sicuramente ricco di rovesciamenti che sanno alternare l’azione ai sentimenti.
I due registi Fabio e Damiano D’Innocenzo raccontano della loro nuova miniserie ‘Dostoevskij’
La Terra Promessa
Anno: 2023
Durata: 124''
Distribuzione: Circuito Cinema
Genere: Drammatico
Nazionalita: Danimarca, Germania, Svezia
Regia: Nikolaj Arcel
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