Grazie Lina è un omaggio a Lina Wertmuller, geniale regista scomparsa nel dicembre 2021, protagonista con film del calibro di Mimì metallurgico ferito nell’onore (1972) e Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto (1974) della scena cinematografica italiana e internazionale.
Prima donna in assoluto candidata nel 1977 all’Oscar per la miglior regia con la pellicola Pasqualino Settebellezze (1975), la Wertmuller ha visto culminare il suo percorso artistico con l’attribuzione dell’Oscar alla carriera nel 2020.
Il racconto di un’amicizia
Della sua dimensione pubblica, però, poco emerge in questo corto documentario diretto nel 2023 dall’attore Yari Gugliucci, il quale, anzi, lascia affiorare la sfera intima e personale della cineasta romana attraverso una sorta di racconto amicale giocato più sullo humour che sulla nostalgia. Ne è protagonista lo stesso Gugliucci, il quale, seduto dinanzi alla macchina da presa e sullo sfondo di una performance di action painting (da cui è tratto il disegno sulla locandina del corto), ci narra con trasporto e affetto della sua amicizia ventennale con la compianta autrice. Si tratta (adoperiamo deliberatamente il tempo presente) di un’amicizia fondata – per usare le parole dello stesso autore – su di una sorta di sincronismo psicologico in cui “so già le domande che non vanno fatte, le cose che non vanno dette […]”.
Gugliucci – che con la Wertmuller ha collaborato in film come Ferdinando e Carolina (1999) e Francesca e Nunziata (2001) – si affida per diciotto minuti a un divertente flusso di aneddoti, immagini e filmati privati in cui, a partire dal primo incontro per un provino sino all’accompagnamento alla Notte degli Oscar 2020, si dà testimonianza di un rapporto solido, ricco di profonda complicità ma anche di reciproco rispetto.
L’aspetto dolce e ironico della Wertmuller
Viene a galla, in tal modo, l’aspetto dolce, ironico, a tratti materno di una cineasta da alcuni considerata dura, persino feroce sul set.
Il suo carattere forte pare stemperarsi in dialoghi esilaranti, scherzi e battute fulminanti che non risparmiano nemmeno i tanti premi che campeggiano in quel salotto di casa dove accoglie amici e dispensa consigli. Come detto, la dimensione della Lina personaggio pubblico resta lontana; presente sì, ma relegata perlopiù ai backstage da dove Gugliucci osserva quell’amica alla quale l’avanzare dell’età non ha conferito malinconia ma libertà da schemi e convenzioni.
È una libertà che, pur avendo sempre caratterizzato la vita e l’opera della grande regista, alla soglia dei novant’anni sembra essersi sublimata in una sorta di gioco allegro e dissacrante; forse nella consapevolezza che, al di là della fama e del successo, quel che davvero conta è racchiuso nello scrigno delle piccole cose. Esattamente com’è piccola la felicità evocata in quella poesia di Trilussa che la stessa Wertmuller recita in chiusura di quest’opera piacevole, divertente e sincera. Un’opera che, piuttosto che una testimonianza personale su di un grande personaggio del mondo della settima arte, pare voler essere un dialogo tra amici in grado di superare il tempo e lo spazio. Ed è proprio in ciò che risiede la forza gentile di Grazie Lina.