Prodotto da Revok in collaborazione con Rai Cinema, MIC e Emilia Romagna Film Commission, 100 Preludi è il secondo lungometraggio di Alessandra Pescetta. Un inno alla bellezza e al tempo stesso un richiamo all’essenza del vivere. Proponiamo questa recensione in occasione della proiezione prevista al Festival del cinema di Porretta Terme
Racconta la storia di Mara, giovane violoncellista di origine albanese (interpretata dalla talentuosa musicista Erica Piccotti) che arriva a Ferrara per perfezionare la sua arte. Brillantemente, riesce ad entrare nel corso accademico del maestro Gabrielli (Giovanni Calcagno) e a suscitare l’ammirazione di altri due allievi (Margherita Fortini e Pietro Bovi). Ma la relazione tra lei e l’insegnante diventa ogni giorno più intima e difficile.
“Il rapporto con l’arte per me è qualcosa di molto importante che va al di fuori del contatto umano e può connetterci a ciò che non conosciamo, facendo avvenire in noi un cambiamento”. Ha detto Alessandra Pescetta nel corso della presentazione di 100 Preludi al Nuovo Cinema Aquila.
Il linguaggio delle immagini e della musica
Scritto dalla stessa regista insieme a Francesca Scotti, con la collaborazione per i dialoghi di Giovanni Calcagno, 100 preludi è narrato soprattutto da splendide ed ipnotiche immagini. Valorizzate da una solida musica originale a cui hanno lavorato gli artisti LEF Lorenzo Esposito Fornasari e Lisa Gerrard, e a cui ha contribuito con un brano anche la cantautrice Elisa.
Già nel prologo che descrive l’inizio del viaggio, la fresca bellezza della protagonista che trasloca riempie lo schermo fra le piante verdi di un portico e il movimento circolare di un grammofono su cui si posano alcune lumache dalla morfologia simbolica. Ecco l’estetica evocativa di Alessandra Pescetta, che è nata e si è consolidata attraverso la realizzazione di famosi videoclip musicali e spot pubblicitari. Fino ad imporsi come stile personalissimo nei tanti cortometraggi dell’autrice premiati in tutto il mondo e nel suo primo lungometraggio La città senza notte.
Il contatto umano, l’arte e la natura nei film di Alessandra Pescetta
Nel bellissimo lungometraggio d’esordio La città senza notte, la protagonista giapponese alle prese con un forte trauma e il protagonista italiano sono liberi di entrare in relazione tra loro senza legami familiari. In 100 Preludi invece l’albanese Mara deve elaborare un lutto che segue ad un’assenza e il maestro Gabrielli deve fare i conti con l’ingombrante presenza della fama artistica paterna.
Sono antipodi psicologici che sembrano allontanare le persone più delle loro diverse origini geografiche. Ed è qui che entrano in gioco l’arte e la natura con la loro potenza salvifica universale. Che sia canto, fotografia o arte del violoncello, la forma artistica di volta in volta esplorata dai lavori di Pescetta risulta sempre in grado di aiutare a vivere. Se l’essere umano è debole e può tradire, l’arte è forte e non lo fa.
All’arte cinematografica la regista dedica estrema cura. Dalla scelta del cast all’attenzione per i dettagli in ogni inquadratura. E non a caso 100 Preludi dura 100 minuti.
Il pieno e il vuoto
Quando la protagonista del film arriva a Ferrara tocca con le sue dita da violoncellista le pietre dello splendido Palazzo dei Diamanti. Una facciata che deve la sua armonia ai pieni e ai vuoti. Anche il maestro, che ama insegnare la musica attraverso metodi non convenzionali, insiste sulla necessità di alternare suoni e silenzi.
Comincia così un percorso verso la sottrazione che rimanda ad un altro tema ricorrente nei lavori di Pescetta, quello della rinuncia. Spogliarsi del superfluo implica sofferenza. Ma se è una sofferenza generatrice di rinnovamento, può portare alla liberazione.