Durante gli anni del Proibizionismo, nella contea di Franklin in Virginia, la gang di Matt Bondurant viene minacciata dalle autorità che vogliono una parte dei loro profitti.
Gangster e proibizionismo, lande americane della depressione e guerra tra piccoli criminali e grandi leggi corrotte. Lawlessè un concentrato di tutto questo cinema, ispirato alla vera storia dei tre fratelli Bondurant, i quali vivevano a Franklin, tra le montagne della Virginia.
Attività per cui erano famosi è la loro distilleria di whisky, nota a tutti per l’ottima qualità, ma, soprattutto, conosciuta dalla polizia per l’illegalità in cui si muoveva.
Ma Forrest (Tom Hardy), Jack (Shia LaBeouf) e Howard (Jason Clarke) non si lasciano intimorire tanto facilmente, riuscendo in egual modo ad avere successo nel loro mercato di contrabbando.
Questo fino a quando non arriva in città il laido agente speciale Charlie Rakes (Guy Pearce), incaricato di fare piazza pulita di ogni criminale ed incline a usare ogni mezzo squallido per farlo.
Secco, duro e cinico come solo lo sceneggiatore-musicista Nick Cave sa essere, Lawlessè un’esperienza cinematografica che difficilmente si dimentica, una visione del crime-movie come poche volte si è visto sullo schermo in tempi recenti.
A spadroneggiare qui non sono le situazioni o la storia, bensì i personaggi, delineati con i loro caratteri ottimamente resi e portati in scena con professionalità dal regista John Hillcoat(The Road).
Ogni attore risulta tutt’altro che fuori parte: dal fratello minore LaBeouf (Transformers) all’astro nascente Hardy (Il Bane deIlcavaliere oscuro-Il ritorno), fino a un perfetto Pearce (Memento), meritevole di attenzione per qualche premio con il suo ambiguo Rakes, impomatato e mefistofelicamente privo di sopracciglia.
Per non parlare della minima ma essenziale presenza di Gary Oldman (La talpa) nel ruolo del gangster Floyd Banner.
Come contraltare femminile, invece, abbiamo Jessica Chastain (The Help) e Mia Wasikowska (Alice in Wonderland), la prima nella parte della forte Maggie, la seconda in quella della mite Bertha, amata e corteggiata dal giovane Jack.
Al servizio di un’operazione che ricorda molto il cinema americano di una volta, quello di fine anni Sessanta che rompeva le regole tramite estetica innovativa e personaggi al di fuori della convenzionalità. Un cinema fatto di antieroi che vivevano di una morale ambigua, ma non per questo peggiore di tante altre: personaggi che ricorrono a una violenza estetica cruda e realistica.
Diciamo che Lawlessnon avrebbe affatto sfuocato nella new Hollywood del periodo ‘60/’70, perché la sua locazione precisa si pone tra il western post-Il mucchio selvaggio e il Gangster storydi Arthur Penn.
Paragoni che non possono fargli altro che onore.
Mirko Lomuscio
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