Anno: 2012
Durata:103′
Genere: Documentario
Nazionalità: Italia
Regia: Sergio Naitza
Il documentario si apre con una promessa, che Tiberio Murgia, sguardo in macchina, fa alla voce fuori campo e a tutti gli spettatori, quella di dire tutta la verità. Sì, perché la vita di questo caratterista della commedia italiana si interseca con il cinema in modo talmente simbiotico che il confine tra finzione e realtà è veramente labile. Una vita appunto “acrobatica” e avventurosa dove la bugia non rappresenta una fuga o un voler mischiare le carte, bensì l’unica via possibile per rappresentarsi al mondo, modus operandi, di un uomo che era cinematografico anche quando stava fuori dal set. A conferma di questo la dichiarazione della figlia Manuela, che nel documentario spiega bene quest’ aspetto. Dice, infatti: “Lui ha giocato a fare il cinema”. Il regista Sergio Naitza ci regala un ritratto, prima di tutto umano oltre che professionale di quello che rimane per tutti, il siciliano del cinema italiano. Buffa questione anche questa, visto, che Murgia, siciliano non era, essendo di Oristano, ma il suo aspetto, la sua mimica, il suo volto avevano cambiato per lui la sua carta d’identità. Veniva, infatti, doppiato da Renato Cominetti, che però ironia della sorte non era siciliano neanche lui, ma napoletano. Il risultato era però strepitoso…magia del cinema.
Quando Monicelli lo sceglie per interpretare Ferribotte ne I soliti ignoti, vede in lui l’interprete ideale di quella figura di siciliano emigrato che gli si attaccherà addosso come una maschera. Dalla sua, Murgia, umile e consapevole di quali erano i suoi limiti d’attore, non si sognò mai di pretendere ruoli da protagonista e anche questa è stata la sua grandezza.
Trovato il suo ruolo nella commedia, non se ne era più distaccato, comparendo in 155 film, sempre con la solita efficacia. Le testimonianze di registi, fra cui Monicelli e Laurenti, dei colleghi, Buzzanca e Garinei, delle attrici Cardinale e Fabrizi ci restituiscono un ritratto di un professionista galantuomo e fanno da collante a spezzoni di film da lui interpretati.
Tutto il documentario gira però su un leitmotiv ben preciso, la vera è propria passione di Tiberio: le donne. Considerato un vero e proprio sciupa femmine, nella sua vita ne ha amate molte e sedotte ancora di più. A certificare tale focosità i nove figli che ha avuto, alcuni dei quali “illegittimi”. Insieme a tutta l’irrompente fisicità e irresistibile comicità, con lo scorrere della pellicola viene fuori anche un Murgia intimistico che ripensa al passato e sembra pentirsi proprio di queste “leggerezze”.
Un’opera che rende giustizia ad un attore, e al ruolo del caratterista, spesso bistrattato, mostrando un cinema dove l’alto e il basso si fondevano armoniosamente. Da segnalare la bella colonna sonora di Romeo Scaccia e Mirco Menna.
Vittorio Zenardi