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‘Inshallah a boy’ di Amjad Al Rasheed, dal 14 marzo al cinema

"Un thriller elegante in un magistrale dramma sociale" (Variety). Con Mouna Hawa, Haitham Omari, Yumna Marwan, Seleena Rababah.

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Primo film giordano presentato al Festival di Cannes, nella sezione Semaine de Critique, dove ha vinto il prestigioso premio Gan per la distribuzione e il Premio Rail d’ Or e già vincitore del premio La Biennale di Venezia Final Cut in Venice come Migliore work in progress, arriva finalmente nelle sale italiane Inshallah a boy, opera prima del regista giordano Amjad Al Rasheed.

Candidato all’ Oscar per la Giordania e vincitore di numerosi e significativi premi nei festival di tutto il mondo, il film ha colpito critica e pubblico per la sua storia di contemporanea rilevanza e per la splendida interpretazione di Mouna Hawa nel ruolo di Nawal, una giovane madre e sposa che, rimasta improvvisamente vedova, si ritrova a combattere per il suo diritto all’eredità del marito, cioè conservare la propria casa e tenere con sè la piccola figlia Nora, in una società dove avere un figlio maschio cambia le regole del gioco e sembra essere l’ unica tutela.

Inshallah a Boy sarà distribuito da Satine Film a partire dal 14 marzo.

Dopo le rivolte guidate dalle donne in Iran contro la polizia morale e la lenta liberalizzazione che si sta avviando in Arabia Saudita, con Inshallah a boy, il regista Amjad Al Rasheed contribuisce, in una confezione cinematografica di finzione verosimile e avvincente, a consolidare  la nuova attenzione e solidarietà globale che sta emergendo verso i diritti delle donne nei regimi patriarcali,  focalizzandosi sul tema poco conosciuto della “proprietà” che, secondo la realtà giuridica che segue la Sharia, viene considerata di dominio esclusivamente maschile, impedendo alle donne di avere diritti ereditari.

Amjad Al Rasheed

‘Inshallah a boy’ di Amjad Al Rasheed: la sinossi

Giordania. Oggi. Dopo la morte improvvisa del marito, la trentenne Nawal fatica a far fronte allo sconvolgimento della sua vita. Oltre al dolore della perdita e al ritrovarsi da sola, con una bambina ancora piccola, deve conciliare i rigidi orari imposti dal suo lavoro come badante di un’ anziana signora con le necessità scolastiche della figlia Nora.

Questa nuova, inaspettata, situazione che si ritrova a fronteggiare viene ulteriormente aggravata dalle richieste del cognato che, approfittando di quanto previsto dalla Sharia lì applicata, avanza pretese di eredità da parte della famiglia del defunto che prevedono anche l’abitazione dove Nawal e Nora vivono e lo stesso affidamento della piccola. Nel disperato tentativo di proteggere la casa e la figlia, Nawal ricorre alla menzogna, fingendo una gravidanza per prendere tempo e innescare così la presunzione che possa nascere un figlio maschio, cosa che la tutelerebbe da eventuali pretese ereditarie. Con solo tre settimane per trovare una soluzione, Nawal intraprende un viaggio che mette a dura prova le sue paure, convinzioni e moralità, essendo disposta a tutto pur di proteggere quanto legittimamente le spetta e il futuro di sua figlia.

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