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Approfondimenti

‘Povere creature!’ Il segreto narrativo dietro un capolavoro

Alla 96esima notte degli Oscar 2024, al Dolby Theatre dell’Ovation Hollywood di Los Angeles, Poor Things, del regista greco Yorgos Lanthimos fa incetta di premi. Il film ha la capacità di unire gli opposti e di farli lavorare assieme, dando vita ad un nuovo sorprendente risultato. Ecco svelata la formula magica

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Poor Things! è carnale, mentale, eccessivo, geniale, ridicolo, spettacolare, insistente, perverso, psicoanalitico, politico, voyeuristico… Ma anche femminista, patriarcale, visionario, superficiale. L’ultimo film di Yorgos Lanthimos con Emma Stone è capace di essere tutto questo insieme, grazie a una potente figura retorica: l’antitesi.

Ed è grazie all’antitesi che in quest’opera si realizza il conflitto, ingrediente fondamentale di ogni drammaturgia di successo. Un’opera che ci destabilizza attraverso la meraviglia, lo stesso stupore dei primi spettatori del cinema di Melies!
Poor Things! ha la capacità di unire gli opposti e di farli lavorare assieme, dando vita ad un nuovo sorprendente risultato. Il desiderio di Bella di agire la scoperta del Mondo fa emergere infatti successive antitesi sul piano narrativo, estetico e di contenuto. Gli opposti, che prendono vita sullo schermo, attraverso gli animali “assemblati” da Godwin, diventano la chiave di lettura di tutto. Dal romanzo da cui è tratta la sceneggiatura fino all’ultimo spillo del reparto costumi, questa “creatura” conturbante emana gioia, potenza, ma soprattutto una profonda coerenza interna.

Cerchiamo di capire come e perché.

Bella e altri personaggi

L’ambientazione scelta dal regista, che contribuisce in modo determinante (tra costumi e scenografie) alla riuscita del film, si definisce tecnicamente steampunk, ovvero un’estetica pregna di riferimenti all’epoca vittoriana (passato), fatta di costumi e scene sfarzosi, unite però a tecnologie fantascientifiche (futuro). Ne è un esempio la paradossale carrozza a vapore (=steam) di Godwin cui è agganciato un cavallo a dondolo che ha l’unico scopo di evocarne uno vero.

Emma Stone in POOR THINGS. Photo by Atsushi Nishijima. Courtesy of Searchlight Pictures. © 2023 Searchlight Pictures All Rights Reserved.

Il viaggio rocambolesco di Bella Baxter offre certamente una ghiotta opportunità per raccontare/leggere l’emancipazione femminile negli ambiti più disparati dell’esistenza: dal sesso alla politica, dalla costrizione del corpo alla libertà dell’intelletto. Fragile e stupefacente, spiazzante e anticonformista, la protagonista non è però solo lo specchio di un percorso al femminile, ma l’immagine dell’essere umano nel suo complesso. In senso vichiano, è una microstoria che si fa universale, una fiaba steampunk attuale e irriducibile.
Bella ri-scrive il proprio destino riappropriandosi del proprio corpo, e lo fa attraverso due movimenti contrari a tale scopo:
1. dopo averlo letteralmente buttato via (suicidandosi), 
2. dopo che qualcuno glielo ha “ricostruito” (rinascendo).
Tutto tramava contro questa possibilità (essere padrona di se stessa), e invece Bella controverte ogni esito, ri-partendo dalle basi, dai sensi, abitando il proprio corpo, prima ancora del mondo, per la prima volta e via via come se la vita fosse (non lo è forse?) una straordinaria avventura.

Godwin Baxter

William Defoe è Godwin Baxter in Poor Things

William Defoe è Godwin Baxter in Poor Thing

Godwin Baxter è un mostro affettuoso, offeso dai tanti esperimenti fisiologici che il vecchio padre-chirurgo inflisse su di lui. Godwin però non lo biasima, non nutre sentimenti di vendetta nei suoi confronti per averlo reso un mostro spaventoso, anzi. È grato a suo padre per avergli donato ciò che non si vede: una mente non convenzionale. Godwin è il personaggio che ha riportato in vita Bella, realizzando così il suo più ambizioso progetto scientifico. Ma il fatto che sia un uomo ad averla forgiata, che sia un maschio ad averle restituito la vita, è un puro depistaggio narrativo dedicato agli spettatori faziosi: non si tratta di un maschio-demiurgo-patriarca, ma di un essere umano capace di pensare il mondo in modo diverso. Nascosti nelle pieghe della messa in scena scopriamo alcuni dettagli non da poco che ci aiutano a ben comprendere il personaggio interpretato da William Defoe.

Egli non prova alcun trasporto erotico nei confronti della figlia-fenomeno (ammette di essere diventato un “eunuco” a causa degli esperimenti del padre). Il suo desiderio profondo, quello che lo porterà alla metamorfosi nel corso del racconto, è invece quello di riuscire -a scapito della sua vocazione illuminista votata alla ricerca scientifica- a provare un sentimento umano, paterno. E come tutti i padri sani (altro che carceriere!), è felice di vedere la propria creatura capace di fare una scelta autonoma, di volare via. Quando Bella vorrà fuggire, nonostante i primi maldestri tentativi di protezione, la spingerà tra le braccia dell’unico uomo nei dintorni capace di farle scoprire una parte di mondo (il promesso sposo, come vedremo, non ne sarebbe stato capace).

Godwin si ostina ad analizzare la creatura come fenomeno, cerca dati, statistiche, misure. Noi spettatori, invece, fin dal principio, siamo interessati al noumeno, ovvero ciò che Bella è, a differenza da ciò che appare. Ed è proprio questo movimento voyeuristico profondo dello spettatore che fa emergere la portata rivoluzionaria di questo sguardo filmico sulla donna-personaggio. Bella è bella, bianca, longilinea, ma ciò che il personaggio riesce a portarci, grazie alla travolgente e convinta interpretazione di Emma Stone, è la sua crescita mentale. Sono gli effetti che il suo modo di vivere “opposto” (ancora una antitesi, appunto), ha sul mondo attorno. In questa società più storta di lei, Bella è un “pesce fuor d’acqua”: priva di giudizi morali preconcetti è incapace di immaginarne le aberrazioni come tali, ma solo di giocarci, disintegrandole.

La storia di Bella è la storia di una liberazione la cui chiave magica Lanthimos non esita a mettere in bocca alla maîtresse del bordello.

La vita è un bordello!

Kathryn Hunter morde Emma Stone nel Bordello di Parigi in Poor Thongs

Kathryn Hunter morde Emma Stone nel Bordello di Parigi in Poor Things

E non è dunque un caso che Bella inizierà la sua indagine autonoma del mondo in un bordello, il luogo contradditorio per antonomasia dove il sesso e l’amore vivono la maggiore distanza possibile.

Qualche detrattore ha obiettato come l’abuso che Bella fa del proprio corpo, e di come il regista dedichi una attenzione sproporzionata alla sequenza del sesso sfrenato, non siano altro che lo specchio di un immaginario maschile replicato all’ennesima potenza. Questa circostanza rivela una pruriginosa malafede, che qui vogliamo demolire.

Il corpo d Bella, oggettivato all’estremo, soggiace alla medesima regola dell’antitesi di cui sopra, è l’“opposto” di ciò che ci si aspetta: soggetto senziente. Bella sceglie di sperimentare, di provare uomini diversi, belli, brutti, giovani, vecchi, liberi, occupati, storpi, padri di famiglia e prelati. Ed è nel recinto di una sperimentazione consenziente che va letta la sua esperienza del bordello. Certo, nella realtà, da ultima arrivata nella scuderia, non avrebbe mai potuto soggiornare nella camera più lussuosa, né andarsene a suo piacimento; ma qui non siamo di fronte ad una ipotesi realistica! La prostituzione non è una pratica narrata nel suo valore cronachistico, storiografico o di denuncia. Nella finzione caleidoscopica del film, sottolineata anche dall’uso di obiettivi estremi come i grandangoli e fish-eye, il piacere dello sperimentare di Bella risulta plausibile e qualunque forzatura di un’analisi di genere o psicoanalitica è fuori luogo, incapace di scalfire il ribaltamento in atto. Bella ha trovato interessante che si possa guadagnare facendo ciò che ha scoperto da poco e che ama di più: il sesso. Dentro questo paradigma lei non legge la “strumentalizzazione” perché semplicemente è lei per prima a fare ciò che le sembra straordinariamente interessante, perché utile e divertente insieme (altra antitesi). Una posizione, reale e metaforica, inedita per uno sguardo maschile, conturbante per quello femminile.

Bella, commentando l’amplesso con un uomo decisamente turpe:

È stato brutale in un modo stranamente piacevole!

Madame Swiney riacquista così anche il suo ruolo letterale di “maestra”:

Dobbiamo sperimentare ogni cosa, non solo il bene ma anche il degrado, l’orrore, la tristezza, così possiamo conoscere il mondo, e quando conosciamo il mondo: allora il mondo è il nostro!

McCandles

Ramy Youssef è McCandles in Poor Things

Ramy Youssef è McCandles in Poor Things

Un altro ribaltamento è compiuto dal personaggio del promesso marito.
McCandles è letteralmente il primo maschio adulto che Bella vede dopo Godwin. E Bella, dopo un sonoro pugno sul naso, si lascia studiare, osservare, condurre in viaggi immaginari su mappe gigantesche. Con lui impara i primi rudimenti del saper vivere in società, come la sconvenienza di masturbarsi in pubblico. Questo giovane apprendista stregone è un ricercatore devoto alla scienza e al suo maestro Godwin. A un primo sguardo può apparire uno smidollato senza capacità di azione, ma scopriremo presto che è invece l’opposto. Egli incarna esattamente un nuovo possibile modello maschile, capace di amare, di rispettare, di lasciare che la donna faccia di sé e del proprio corpo ciò che vuole. McCandles incassa l’emancipazione compiuta da Bella senza soffrirne. Dopo qualche maldestro tentativo di esprimere gelosia, finirà per proporsi come alleato prima che amante, marito, fratello, padre.

Il dialogo lungo i sentieri del parco tra McCandles e Bella, venato di ironia, incarna una forma libera di relazione binaria. Nel romanzo di Gray, McCandels è il punto di vista del personaggio narrante, e non a caso. L’unico capace di amare senza costringere, imprigionare. Bella sceglierà proprio lui per costruire il proprio locus amoenus, un modello di famiglia queer dove gli opposti convivono pacificamente, dove il mostruoso diventa la norma e vige la legge del rispetto, dell’accoglienza e la diversità che non fa più paura. Preso atto che la stupidità umana non può essere eliminata, basterà disinnescarla, renderla innocua con un simpatico trapianto.

Duncan Wedderburn

L'indimenticabile gesto di stizza di Mark Ruffalo mentre attende Che Bella esca dal Bagno della nave

L’indimenticabile gesto di stizza di Mark Ruffalo/Duncan mentre attende che Emma Stone/Bella esca dal Bagno della nave

Duncan Wedderburn è invece l’opposto: l’amante che si crede perfetto, che introduce Bella alle gioie libertine del sesso e della buona cucina, convinto di riuscire a farla cadere ai suoi piedi. Invece, compresa l’impossibilità di manipolare una donna che non ha nulla da perdere e tutto da vincere, cade vittima del suo stesso gioco. Stereotipo del patriarcato in crisi che di fronte all’indipendenza della donna mostra la propria fragilità, la propria debolezza, fino alla pochezza della vendetta. Il personaggio è interpretato magistralmente da Mark Ruffalo che ne fa emergere i lati comici, grotteschi, persino romantici. Bella però non avrà alcuna pietà e finirà per farlo impazzire d’amore in manicomio. Un modello destinato a soccombere, capace, per sopravvivere, di allearsi con il peggior nemico, ovvero col marito di Victoria (alias Bella nella vita precedente), motivo stesso del suo suicidio.

Bella stupirà tutti ancora una volta, facendo il contrario di ciò che ci si aspetta (antitesi): non rinuncia a tornare da lui, nonostante già sull’altare con McCandles. Non perché affascinata dal maschio alfa, ma al contrario perché vuole chiudere il cerchio della consapevolezza di sé, recuperando il proprio passato perduto. Ancora una volta, voglia di conoscere.

Dal femminismo all’iperfemminismo

Lo sguardo diamantino di Bella Baxter (Emma Stonr) in Poor Things

Lo sguardo diamantino di Bella Baxter (Emma Stone) in Poor Things

Abbiamo capito che per vivere e per cambiare il mondo Bella deve conoscerlo, sperimentarlo. Solo così potrà esserne “padrona”: spezzando le catene, eliminando i lucchetti, mortificando i potenti. È proprio perché ingabbiati da criteri obsoleti, scalzati dall’opera stessa che maldestramente esaminano, alcuni critici rischiano di cadere in macroscopici errori, come hanno fatto purtroppo ingenuamente anche Mariano Croce, Emilia Margoni e la stessa bravissima Samira Ahmed:

È solo attraverso questo suo bel corpo che la protagonista trova la libertà. E così, pur provando un sovrano piacere nelle dozzine di rapporti sessuali che accuratamente esamina e classifica, Bella si ritrova di fatto intrappolata nel più tradizionale degli immaginari maschili, realizzando così quello che sul Guardian Samira Ahmed ha definito la tipica fantasia dell’uomo eterosessuale di mezza età sulla ninfomane (in Domani del 1° febbraio 2024, pezzo dal titolo lapidario Il tradimento politico di Lanthimos in Poor Things, la libertà della donna è ridotta a un capriccio).

Ma chi come loro conosce l’opera di Lanthimos, fino ad oggi focalizzata sull’uso sapiente del paradosso distopico, sa che per smascherare ancora una volta una realtà sociale trasudante convenzioni obsolete e ingiuste (che sia il patriarcato, la famiglia tradizionale, la società che mercifica il corpo femminile, i ruoli di genere, la coppia binaria, fino al capitalismo) occorreva un ulteriore cambio di passo. Questo cambio di passo non è affatto un tradimento politico, ma anzi un innesto linguistico nuovo, l’antitesi appunto, accompagnata dall’uso sapiente, costante e spiazzante dell’ironia.

E quando leggiamo degli stessi:

“[…] le perdite nette sono troppo alte, specie nella misura in cui la necessità di divertire un pubblico sempre più ampio drena la carica sediziosa che da Dogtooth in poi ha caratterizzato le opere del regista greco.”

ci viene da pensare che tacciando un regista geniale di mancanza di autenticità perché s’impegna a conquistare un pubblico più ampio, allora si finisce per mortificare gli spettatori e il Cinema stesso. Se capolavori come Poor Things sono il risultato dell’esigenza produttiva di allargare la platea… che ben venga un ampio pubblico pensante!

L’invito è invece quello di considerare la possibilità della nascita, all’interno di questa poetica dell’antitesi, di un iperfemminismo.  Qui, solo una ipotesi. Una forma di critica sociale attraverso l’arte, capace di dare al femminile un punto di vista patriarcale, ridicolizzandolo così dall’interno, attraverso l’ironia e il grottesco, privandolo della componente violenta e prevaricatrice. L’iperfemminismo rivendica la possibilità della donna di scegliere le regole del gioco, esattamente come per secoli ha fatto l’uomo.

Psicoanalisi e archetipi narrativi. Tutto coerente

ll film si muove dunque lungo la strada dall’appropriazione del Sé, attraversando la lucentezza e lo squallore della vita, entrambi, senza un giudizio morale, parimenti necessarie. E la psicoanalisi, che è solo una delle chiavi di lettura possibili, ci consegna questa storia universale attraverso l’asse portante del proprio primario obiettivo: cercare la ferita del bambino che è in noi, trovarla, e poi prendercene cura come se fossimo noi i genitori di noi stessi. Ribaltare i ruoli e liberarcene definitivamente. E anche qui, letteralmente, Bella è (grazie all’esperimento surreale di Godwin) madre e figlia di se stessa.

Scopriamo dunque, una dopo l’altra, le molteplici funzioni archetipiche di tutti i personaggi che ruotano attorno a Bella. Essi non possono essere letti in una univoca chiave, bensì nelle loro intersezioni, attraverso assi cartesiani che cambiano lungo tutto il viaggio, quasi stessimo assistendo ad un gioco da tavola. I personaggi non sono altro che maschere, obbligate, grazie al disarmante sguardo di Bella, a tirare fuori ciascuna la propria verità. E Bella fa da tramite a questo svelamento, conducendo gli spettatori al di là dei loro stessi bias cognitivi.

Pensiamo un momento all’occhio di Bella sul mondo: lo sguardo della protagonista non viene mai tecnicamente espresso dal regista tramite una soggettiva, e non a caso. Noi non possiamo vedere con i suoi occhi perché quella “purezza” l’abbiamo ormai definitivamente dimenticata: riempita con l’esperienza, con il dolore, la gioia, con la vita che ci ha resi adulti e ingabbiati nei nostri preconcetti difficili da scalfire. Utile invece il cambio progressivo delle “palette” di abbinamento cromatico costumi-scenografie per accompagnare questa evoluzione interiore, al pari dell’alternanza colore-bianco nero.

L’eroina, l’amante, l’amato, l’aiutante, il mentore, il nemico, il mostro… trovano giustificazione nel loro essere funzioni universali, in qualche modo “astratte”, del senso del film: l’evoluzione è figlia dell’esperienza. Oggi, alle soglie di una guerra globale, questa ovvietà suona come un monito attualissimo.

Perché Poor Things è un film politico

Il cinema ben si presta a narrare la crescita di Bella, perché la sua innocenza primordiale di bambina si trasforma attraverso i sensi: odori, sapori, colori, suoni. Il mondo di Bella è fantastico perché è nuovo. Il surreale onirico, leccato e laccato della Lisbona di Lanthimos, poco spazio lascerebbe (dicono alcuni) alla crudezza necessaria per riflettere sul tragico presente che stiamo vivendo. Eppure c’è dell’altro.

Non basta la “purezza” a renderci capaci di reagire. Occorre la volontà di toccare con mano, di approfondire per capire. E quando avremo capito, ancora più urgente sarà il desiderio di cambiare. Bella è bulimica di vita, senza freni inibitori, senza pregiudizi o preconcetti; tuttavia è ancora in grado riconosce l’orrore, l’ingiustizia. È sconvolta nello scoprire il dolore altrui, la miseria. La disperazione nasce spontanea dal suo umano sentire, come umana (e innata?) è la pietà. E ancora di più, scopre la frustrazione nel non poter intervenire. Visivamente il senso di impotenza è risolto con una scala ripida e diroccata che si disintegra, si sfalda prima di condurre Bella (e noi con lei) nei “bassifondi” del mondo dove i bambini muoiono come mosche. L’unico conforto possibile in un mondo “strutturato” per alimentare le disuguaglianze è quello di partecipare.
Bella andrà a riunioni socialiste, ruberà al suo amante per donare ai poveri (salvo poi passare ingenuamente per il tramite di due intermediari truffaldini), costruirà una famiglia “non tradizionale”, deciderà di studiare.

Anche noi oggi, sembra suggerirci Lanthimos, orfani di punti di riferimento culturali in grado di spiegarci la deriva politica e sociale in cui stiamo scivolando, dovremmo decidere di abbondare i nostri inseparabili feticci virtuali e tornare ai classici. Ci torna Bella nel romanzo di Gray, paragonandosi (in un gioco metaletterario) ad altri personaggi letterari. E lo fa Lanthimos (col metacinema) citando Alice nel paese delle meraviglie, Io ballo da Sola, Pinocchio, Il Mago di Oz, Frankestein Junior, ma anche Brazil o Il Lamento di Portnoy, La sposa cadavere… fino ad arrivare a Kubrick. Un esempio per tutti la scena di rientro a casa di Godwin con McCandles. Hanno appena narcotizzato Bella col cloroformio nella carrozza. La porta si apre, McCandles porta Bella in braccio: la musica, gli effetti deformati, lo slow-motion, ricordano inequivocabilmente il rientro a casa dei drughi in Arancia Meccanica.

Dal linguaggio visivo al linguaggio verbale

Vedere il film in lingua originale aiuta a capire come l’aplomb dell’inglese cadenzato imposto agli attori sia più simile a quello dei tutorial su YouTube, che a quello di attori consumati, trasportati dal fuoco di Stanislavskij. Gli attori infatti scandiscono didatticamente ogni parola, in dialoghi misurati, ironici e plastici. La storia è un susseguirsi di quadri geometrici, posizionati uno dopo l’altro per costruire una piramide perfetta, incorniciati da capitoli introduttivi costituiti dai nomi delle città che Bella attraversa. Come i “cartelli” nell’epoca del muto, la lingua scritta diventa ulteriore tassello espressivo.

Il film evoca una infinità di tematiche. Proponiamo un gioco alla Lanthimos, citandole per nome, chirurgicamente.
Libero arbitrio, Prigionia; Gelosia; Socialismo; Capitalismo; Prostituzione, Desiderio, Possesso,  Sperimentazione dell’orrido, Perversione, Infibulazione femminile; Consapevolezza, Male, Bene; Ottimismo, Pessimismo, Decadentismo, Edonismo, Romanticismo, Estetica.

Ecco infine alcune battute particolarmente significative, che si pensa diventeranno dei meme…. 

GODWIN:
descrivendo il destino dei genitori “inventati” di Bella:

  • Si sono spinti oltre i limiti della conoscenza: questo è l’unico modo di vivere;

né più ne meno che Adamo ed Eva.

  • Esplorare, conoscere, senza inibizioni né paura: l’emotività deve restare lontana dagli uomini di scienza

Le cose funzionano in un modo finché non troviamo un nuovo modo per farle funzionare meglio e così via

BELLA:

  • Mi sono avventurata e non ho trovato che zucchero e violenza
  • I must go punch that baby  (Devo andare a tirare un pugno a quel bambino!)

Rivolgendosi all’anziana signora in nave:

  • Lei usa parole ricercate che mi eccitano
  • A seguito di questo incontro rivelatore, Bella scoprirà che i piaceri dell’intelletto possono gareggiare con quelli del corpo. Le conversazioni intellettuali sono fonte di eccitazione per lei: se lunghe discussioni sulla politica o sulla letteratura accendono assieme la mente e il desiderio, si potrebbe dire che Bella scopra la propria sapiosessualità come declinazione più sofisticata dell’esplorazione libidica del mondo.

A DUNCAN

  • Sposarmi o uccidermi, è questa la proposta?

Lucida sintesi del desiderio amoroso maschile dei rapporti tossici. E come non pensare ai molti, troppi femminicidi di cui il mondo è malato?

A DUNCAN che le getta in mare i libri:

  • Evolvere, fare progressi, crescere: questo dovrebbe essere l’obiettivo di tutti, ed è quello di Bella! Voglio conoscere il mondo per migliorarlo.
  • Sono una persona imperfetta e ho bisogno di un uomo indulgente
  • Credo ancora che saremmo tutti più felici se potessimo scegliere

DUNCAN:
Facendo autoanalisi (e autoironia) al ristorante dell’hotel:

  • Sono diventato ciò che odiavo nelle mie amanti: sono succube e possessivo!

Quando ci si trova davanti a un’opera innovativa non si può che provare quella vertigine indecifrabile, un misto di piacere e frustrazione cui molti danno il nome di Sindrome di Stendhal. Consiglio questo “film di formazione” ai miei studenti, maschi e femmine, senza distinzione, annunciando già che il prossimo, necessario passo, sarà, per tutti, leggere il romanzo di Alasdair Gray.



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La maggior parte delle immagini rubate dalla rete sono prese segretamente in prestito dalla SEARCHLIGHT PICTURES.
Sulle citazione del romanzo di Alasdair Gray e l’interessante pezzo di Francesco Gerardi subito dopo la proiezione alla Mostra del Cinema.
Una gustosa intervista ad alcuni membri del team creativo di Poor Things – tra cui il direttore della fotografia Robbie Ryan, gli scenografi James Price e Shona Heath e il montatore Yorgos Mavropsaridis la trovate qui 
Alcune immagini da questo sito 
Da questa parte per il dietro le quinte 

POVERE CREATURE! Ecco svelato il segreto narrativo dietro un capolavoro.

  • Anno: 2023
  • Durata: 141 min
  • Distribuzione: The Walt Disney Company Italia
  • Genere: speculative fiction, distopico, steampunk
  • Nazionalita: Stati Uniti, Regno Unito, Irlanda
  • Regia: Yorgos Lanthimos
  • Data di uscita: 25-January-2024

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