A Muzzarell di Diego Santangelo è un road movie adolescenziale prodotto da Santangelo Media Studios e interpretato da Daniele Aiello e Martina Varriale. Nei cinema dal 15 febbraio.
La minaccia e il mito della camorra visto dagli occhi di un adolescente che un po’ ne rimane stregato, e un po’ soccombe, per poi reagire fidandosi della dolcezza del primo amore.
A Muzzarell di Diego Santangelo, la trama
Daniele e Lucio sono i corrieri di alcuni spacciatori campani. Nel fumare crack per la prima volta hanno un’esperienza fuori dalle righe, che poi li riporta alla realtà del loro mondo di periferia, dove la camorra esercita una pressione diffusa.
La vita è sporca.
In particolare, quando Daniele rientra a casa, la madre, preoccupata del sei comportamento, lo spedisce dal padre, il quale lo invita a consegnare alla nonna in fin di vita, delle mozzarelle fresche appena fatte.
Così Daniele coinvolge Martina, in un viaggio infinito, formativo e squattrinato verso Bagnoli e casa della nonna, per la consegna del prezioso tesoro di latte.

La periferia
L’incipit A Muzzarell di Diego Santangelo lavora benissimo di montaggio e suoni, in una cornice di colori che si sposa perfettamente con la periferia meridionale. Il disagio generazionale riesce sin da subito ad essere rappresentato come un vagare perso, o quanto meno disorientato, che costringe i bambini a bruciare le tappe in direzione dell’adolescenza.
L’approccio visivo mescola grafica ’60-’70 con il sole caldo di una periferia popolata anche di personaggi grotteschi e macchiati dal male. Tuttavia, la fusione visiva non è sufficiente a risollevare le sorti di una storia narrativamente un po’ fragile.
Ad aggravare, il fatto che Alain Parroni ha preceduto questo film di qualche mese con la sua periferia romana malata e sfregiata di colori caldi, ben più verosimile e meglio recitata della Campania di Santangelo. A fronte quindi di un bel progetto visivo, la recitazione è purtroppo carente e poco incisiva malgrado i bei volti dei ragazzi e la loro dedizione. Quel che c’è di surreale nella narrazione tende a risultare più scostante che visionario, poco comprensibile.

Le musiche di Adriano Pennino
Proprio quando ci si sente più confusi, la malinconia musicale che circonda il film tuffa lo spettatore in un’atmosfera unica che rimane nel cuore, come i bocconi a guance piene che Daniele si gusta dalle mozzarelle del padre. Catapultati dentro e fuori da una dimensione onirica o della memoria, i ragazzi compiono il loro viaggio di formazione al ritmo di una colonna sonora che è una scoperta di suoni e folklore, merito di Adriano Pennino e della collaborazione con Partenope.
E nella vibrazione instabile di questo onirismo eccessivo, passa e arriva comunque il messaggio che l’amore verso le generazioni di giovani è tale che si spera possa esercitare una protezione indelebile dalle brutture della vita. Che possa lasciare una eredità immortale, prima che il tempo ci sottragga la possibilità di ultimare questa formazione e questo passaggio di consegne.