La prima edizione del premio David Rivelazioni italiane – Italian Rising Stars
La 50 giorni di cinema è ormai conclusa, lasciando dietro di sé numeri importanti e un posizionamento nella promozione della cultura cinematografica di tutto rispetto. Eppure, con la fine dei nove festival inizia qualcos’altro. L’inaspettata novità che chiude la rassegna è il lancio del David Rivelazioni italiane – Italian Rising Stars, un riconoscimento destinato a 3 attrici e 3 attori under 28 selezionati per un percorso di mentoring della durata di un anno.
Il riconoscimento sarà attribuito a Firenze dalla Fondazione Accademia del Cinema Italiano Premi David di Donatello, dove si origina la statuetta simbolo della settima arte in Italia. La cerimonia in cui verranno svelati i nomi dei giovani attori si svolgerà proprio nel Salone di Donatello del Museo Nazionale del Bargello, dove è conservato il David bronzeo realizzato su commissione da Donatello e a cui si ispira il corrispondente premio cinematografico.
L’iniziativa è il fortunato e riuscito esempio di collaborazione strenua, stretta, dialogica e preziosa tra istituzioni, associazioni di categoria, luoghi, in sostanza persone appassionate e con obiettivi convergenti.
Abbiamo avuto il piacere di parlarne con Piera Detassis, Presidente e direttrice artistica dell’Accademia del Cinema Italiano.
– Foto di copertina di Virginia Bettoja –
L’intervista a Piera Detassis
Presidente, da dove nasce l’idea di questo spin-off dei David di Donatello, il David Rivelazioni italiane – Italian Rising Stars e perché a Firenze?
Una delle prime cose innovative che ho proposto era quella di istituire un “David rivelazioni”, che andasse a scoprire i volti nuovi. Tuttavia, anche se i David sono già tanti e abbiamo avuto nel tempo altre priorità, quest’idea di un evento che potesse svolgersi sotto al Bargello, ovvero sotto la statua madre, era qualcosa che avevamo in mente da sempre con Stefania Ippoliti, che è innanzitutto una grande amica. Avevamo già tentato un’incursione nella trasmissione dei David di Donatello, tuttavia credo che fosse giusto lasciare che quella statua diventasse protettrice dei giovani talenti. Non potevamo realizzarlo senza uno schema: per questo siamo partiti dalla cornice della 50 giorni di Firenze, inserendolo a chiusura della rassegna e nel cuore della città.
Tuttavia, questa iniziativa non potevamo portarla avanti da soli.
La collaborazione con le altre funzioni nasce tanto tempo fa e innanzitutto con la Commissione documentari de La Compagnia. Poi, l’organizzazione di questa specifica iniziativa si lega ai Casting Directors, tant’è vero che quest’anno abbiamo annunciato un nuovo premio per i David che andrà proprio ai casting. Con loro abbiamo discusso, lavorato, condiviso. Gli stessi, insieme alle associazioni nazionali di agenti, hanno stilato una rosa di 24 nomi under 28 che sono stati successivamente votati dal nostro consiglio direttivo nel quale confluiscono i rappresentanti del cinema e delle professioni. Ci tengo a precisare che è stato fondamentale il contributo del Comune, del Sindaco e della Regione per l’istituzione di questo premio.
Abbiamo preannunciato che si tratta di un percorso inaugurato dalla cerimonia di ufficializzazione dei candidati selezionati. Come si strutturerà il programma successivo e quale sarà l’obiettivo finale?
Proprio per questo li chiamiamo selezionati e non vincitori, perché intraprendono un percorso di formazione accompagnati da una serie di mentori afferenti ai vari campi della cultura, della letteratura, della critica, della moda e della lingua italiana oltre che del cinema. Nel corso dell’anno ci saranno incontri, masterclass ed eventi formativi legati al lavoro dell’attore, al diventare ed essere Star, nel senso di esser capaci di incidere sulla fortuna di un film e sulla sua promozione. Il percorso contemplerà una cerimonia di consegna di statuette più piccole e fatte su misura.
Può darci un’anticipazione dei mentori coinvolti nel percorso formativo?
Siamo molto orgogliosi di poter annunciare professionisti quali il critico cinematografico Paolo Mereghetti, l’editrice e regista cinematografica Elisabetta Sgarbi, l’attrice e regista Jasmine Trinca, la Presidente onoraria dell’Accademia della Crusca Nicoletta Maraschio, il Direttore di Palazzo Strozzi Arturo Galansino, la Segretaria Generale di Anica Academy Francesca Medolago Albani e il coreografo e ballerino Virgilio Sieni.
Una domanda a latere, ma che ci sembra correlata a quanto raccontato finora. In uno dei panel che più ha stimolato il dibattito durante l’ultima edizione del MIA lei ha argomentato una questione che mi sembra le stia molto a cuore, ovvero la mancata o ridotta partecipazione degli attori e delle attrici alla promozione dei film, con possibili ricadute negative sull’industria stessa. C’è una connessione tra la problematica che ha sollevato e la scelta di realizzare il David Rivelazioni italiane?
L’idea di questo riconoscimento è di gran lunga antecedente a quella giornata del MIA, dove devo aver detto qualcosa di stravagante perché me lo ricordan tutti [sorride]. Si, è un mio chiodo fisso, ma le devo anche dire che da quella giornata qualcosa è cambiato. C’è una consapevolezza nuova rispetto al fatto che bisogna accompagnare i film, in un modo o nell’altro, che si raggiungano in una volta sola e attraverso lo streaming 5000 studenti come con la Cortellesi, o realizzando veri e propri tour che sono molto complicati ma che stanno prendendo piede. Se ne stanno rendendo conto, come è emerso a Sorrento, dove ho sentito dire che molti posticipano l’uscita dei film per poter fare il tour promozionale. Credo sia diventato un tema sensibile, interiorizzato da una parte degli attori.
Tuttavia, in Italia permane una sorta di senso di colpa, di ritrosia a promuovere, invece credo che il lavoro dell’attore coincida con lo stare in primo piano, incarnare personaggi e momenti della vita del Paese, raccontarli e raccontarsi altrimenti non si fa il bene del film.
Questo mi sembra assurdo in un mondo completamente dominato dalla comunicazione social, dai followers. Ciononostante, considero ugualmente importante che si torni alla comunicazione dal vivo per riavvicinare le persone alle sale.
C’è qualcosa che non le ho chiesto e che le piacerebbe aggiungere?
Certo. Ritengo fondamentale sottolineare l’importanza di concludere la serata di celebrazione nella Casa del Museo Zeffirelli, poiché tra la simbologia del David, l’arte e il teatro, ancor prima che il cinema, mi sembra tutto particolarmente coerente con la costruzione di questo percorso.
Qui per gli articoli di Taxi drivers dedicati alle 50 giornate di cinema a Firenze.
Sono Diletta e qui puoi trovare altri miei articoli