Dopo il Debutto al 72 Festival di Berlino, poi presentato in anteprima al Toronto International Film Festival, arriva ora su MubiQueens of the Qing Dynasty, pellicola del 2022 della scrittrice e regista Ashley McKenzie.
La Trama
In una remota cittadina, Star (Sarah Walker), un’adolescente neurodiversa, stringe un improbabile rapporto con An (Ziyin Zheng), uno studente internazionale di Shanghai che fa volontariato in ospedale. Tra i due si forma un legame, rafforzato dalle loro conversazioni , dai messaggi notturni e dallo scambio dei loro segreti più profondi. I confini della loro
amicizia si espandono rapidamente in qualcosa di speciale.
Il secondo film, dopo Werewolf (2016) , della sceneggiatrice e regista Ashley McKenzie è ambientato sull’isola natale di McKenzie, Cape Breton, al largo della costa orientale della Nuova Scozia. Una pellicola che segue una coppia di vite intrecciate in una maniera sorprendentemente intima. Quando appare per la prima volta sulla scena la diciottenne Star (Sarah Walker) è stata ricoverata in ospedale per aver ingerito veleno. Deduciamo quasi immediatamente che non sia affatto una novità per la ragazza e che sia entrata e uscita da ospedali e istituzioni di assistenza sociale per gran parte della sua vita. An (Ziyin Zheng), un espatriato cinese volontario in un ospedale locale per accumulare punti di immigrazione, è stato assegnato proprio al suo caso. Lo strano rapporto simbiotico che presto si sviluppa tra i due fornisce al film una forte energia e definisce questa grande , diversa amicizia.
Outsider
McKenzie ci trascina completamente nella realtà di Star, nel modo in cui guarda e vive il mondo, nei suoi discorsi non filtrati e ci fa partecipare a ciò che osserva con i suoi occhi vuoti. Non scopriamo mai molto del perché di molti avvenimenti della sua storia senza radici, pur conoscendo un evento terribile accaduto nel suo passato. Da outsider Star incontra An (che usa i pronomi “they” e “them”) e anche An è un outsider che sta esplorando sè stesso e la sua identità di genere. Tra i due nasce qualcosa di importante , un rapporto non convenzionale e spesso senza parole o supportato da elementi tecnologici che mediano la sensazione di dimensione claustrofobica del film.
McKenzie rafforza abilmente questo senso di soffocamento e anche se il film alla fine si sposta al di fuori delle mura dell’ospedale, quando a Star viene data un’altra possibilità di vivere da sola, si mantiene sempre la sensazione di isolamento dal mondo che la circonda.
Intimo e intenso, Queens of the Qing Dynasty esplora quello che non vediamo, la magia delle affinità elettive, il dramma della malattia mentale, la purezza dell’amicizia. Tutto è alternativo, anche la stessa Musica del film, che fonde elettronica e rumori della vita quotidiana. Ascoltiamo in sottofondo una pura e quasi casuale musicalità delle scene che evidenzia connessioni ed azioni dei personaggi e le trasforma in suoni simbolici. Una vera e propria colonna sonora parallela senza la quale ogni scena perderebbe la sua forza comunicativa.
Ode alternativa nella sua totalità, Queen of the Qing Dynasty è comunque prima di tutto un inno alle donne e all’ unicità degli individui e un’ode insolita alla neurodiversità e agli individui che si rifiutano di conformarsi.
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