Alla quarta edizione del Festival del Cinema Tedesco, in programma a Roma dal 14 al 17 marzo 2024, arriva Black Box di Asli Özge. La regista turco-tedesca realizza un’opera di impatto sociale, dentro la quale sono contenuti importanti spunti di riflessione. La società odierna viene ritratta in maniera autentica, per quanto scomodo e spaventoso possa risultare. Il piccolo microcosmo messo sotto la lente dei riflettori contiene una varietà di tipologie umane non troppo ampia, ma sufficiente a giustificare e sostenere il racconto.
La “scatola nera” del racconto – che altro non è se non un piccolo ufficio provvisorio – rappresenta, simbolicamente, l’elemento di disturbo, dal quale la trama prende il via. L’obiettivo era quello di affrontare un tema caro alla Özge, ossia la paura che ormai pervade ogni contesto.
Black Box | La recensione
A Berlino, in un comprensorio popoloso, entra in scena un nuovo personaggio, con il quale tutti gli inquilini dell’edificio dovranno fare i conti. Si tratta, infatti, di Johannes Horn (Felix Kramer), un agente immobiliare al quale è stato affidato il compito di vendere gli appartamenti del suddetto comprensorio. La diffidenza e le ostilità cominciano a circolare, mettendo uno contro l’altro gli stessi vicini di casa.
Dopo le prime discussioni, la situazione peggiora nel giro di poche ore: un gruppo di agenti di polizia, con tanto di scudi, armi e volto coperto, si piazzano fuori dal cortile, impedendo a chiunque di entrare e uscire. Come è chiaro, ognuno ha esigenze diverse, e sentirsi intrappolati tira fuori il peggio di loro.
Henrike (Luise Heyer) ha un appuntamento importante di lavoro, Erik (Christian Berkel) presagisce il pericolo che corrono tutti, Ismail (Timur Magomedgadzhiev) e la giovane conosciuta come Madonna (Manal Issa) godono dei loro attimi insieme, Thibaut (Marc Zinga) necessita di un medico. Chi di loro riuscirà a superare il blocco delle forze dell’ordine?
Un’opera corale che riflette la società d’oggi
Nella coralità delle voci e delle situazioni messe in campo, Black Box trova la sua forza, andando a scandagliare un’umanità messa alle strette (e alla prova). I protagonisti della pellicola appartengono alla società di oggi e ne rispecchiano i modi e lo stile di vita. Tra chi non fa altro che vedere complotti e chi tenta di aiutare il prossimo, chi ha problemi in famiglia ma li tiene nascosti e chi ha il vizio di impicciarsi degli affari degli altri.
Attraverso le vicende e le storie raccontate, entriamo in contatto con un mondo che è anche il nostro. E, nel farlo, veniamo invitati a riflettere e a stimolare la coscienza. Viene naturale non solo domandarsi cosa avremmo fatto in quelle condizioni, ma anche da quale parte ci saremmo schierati. Privato e pubblico perdono i confini netti, sospinti da un vortice di eventi dal finale tragicamente scontato.
Quando una causa di forza maggiore sopraggiunge a scombinare tutti gli equilibri, per quanto saldi possano essere, viene fuori la vera natura degli esseri umani. La cattività, in fondo, costringe a scavare dentro e a trovare risorse inimmaginabili. Non sempre votate al bene.
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